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VERUSKA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
La prostituta che la signora Gisella (tenutaria della casa di appuntamenti di Via Tito Corsi) mi ha messo a disposizione,
è coricata sul letto d'ottone davanti a me.
Veruska, questo è il suo
nome, mantiene il capo sollevato da un paio di cuscini e con un sorriso sboccato guarda nella mia direzione. Nuda, capelli rossi e mossi, il viso cosparso di lentiggini, pallida come la neve, conserva le cosce spalancate
vogliosa di mostrarmi quanto di più prezioso custodiscono.
Osservo il monte di Venere, impreziosito da una
sottile macchia di peli colore dell'oro, e il cazzo mi si fa duro.
Il respiro sembra fermarsi.
Ho l'impressione di rimanere senza fiato, ma non è vero. Il battito del cuore pulsa in modo accelerato e mi
ha preso una dannata voglia di possederla, la troia.
- Ho saputo che hai chiesto espressamente di me, vero? - mi chiede mentre seguito a guardarla fra le cosce affascinato dalla postura oscena che ostenta con tanta naturalezza. Mi ricorda "L'origine del mondo", un quadro di Gustave
Coubert.
- Sì, è vero. - dico con un certo imbarazzo.
- Mi lusinghi, lo sai? Ma adesso mettiti a tuo agio,
dai.
Mi avvicino e raggiungo i piedi del letto. Esito prima di liberarmi degli abiti che ho addosso.
- Forse preferisci che ti spogli io?
- No, è che...
Mi libero della giacca e proseguo a spogliarmi.
Sbottono la camicia e la lascio cadere sul pavimento insieme ai pantaloni. Resto in mutande con la canottiera a proteggermi il torace.
- Poiché hai insistito a intrattenerti con me?
Posso sapere il motivo che ti ha spinto a fare questa scelta?
- Beh, è che mi ricordi qualcuno.
- Assomiglio a una donna che ti è particolarmente cara?
Esito prima di risponderle imbarazzato dalla sua domanda. Mi libero delle mutande, salgo sul letto, e prendo posto fra le sue cosce mantenute opportunamente allargate.
- Mi piace scopare con le donne dai capelli rossi. Vado matto per l'odore che spande la vostra pelle.
- Lo immaginavo.
Inginocchiato mantengo il cazzo in erezione davanti al suo muso e resto in attesa che lo
stringa nella mano.
- Non dirmi che assomiglio a tua sorella, eh.
- No, affatto.
Mi incappuccia il cazzo con un preservativo che si è premurata di liberare da una confezione
sistemata sul comodino, accanto all'abat-jour che dà luce e calore alla stanza.
- Mica ti ricordo tua figlia, spero.
- Nemmeno.
Le sue domande ottengono lo scopo che si prefiggeva. Sono eccitato e non vedo l'ora di
seppellirglielo in bocca, il
cazzo.
- Dai, vieni qui. - mi comanda premurandosi di stendere le mani a cerchio attorno
alle guance del mio viso.
Mi adagio sul suo corpo e infilo il cazzo nella
vagina, nello stesso modo che ero solito fare con mia madre quando, in assenza di mio padre, mi portava a letto con sé, ma questo a Veruska non lo dico e nemmeno lo può immaginare, penso.
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