se
l'inizio di una qualsiasi relazione
amorosa
è caratterizza dal desiderio e dalla
passione, con il del matrimonio
sopraggiunge una disposizione d'animo
diversa nella coppia in cui il valore
principale è la pazienza, infatti
risulta essere un elemento
indispensabile per riuscire ad
accettarsi e sopportarsi a vicenda con
tranquillità e rassegnazione.
Dopo diciassette anni di vita
coniugale l'accorgimento della
condiscendenza Lorenzo lo conosceva
assai bene, sennonché aveva depauperato
tutta la propria capacità di
sopportazione verso la moglie.
All'età
di quarant'anni aveva smesso di credere
alle parole di chi sostiene che il punto
di partenza di ogni intesa fra marito e
moglie è il rispetto reciproco, in modo
che ciascuno non debba mai reagire in
maniera violenta di fronte al dolore, il
male, i disagi, e le contrarietà della
vita accettando il coniuge per quello
che è.
Ormai
non sopportava più i continui litigi
che caratterizzavano le serate in
famiglia. Reso irascibile per le cocenti
umiliazioni e i frequenti sgarbi subiti
sul posto di lavoro tornando a casa, la
sera, stanco e svigorito, coltivava
soltanto il bisogno di rilassarsi, ma la
moglie invece di accoglierlo fra le mura
domestiche con premure e amorevolezza lo
investiva ogni volta con lagnanze,
riferendogli degli insignificanti
contrattempi in cui era incorsa durante
la giornata, oppure assillandolo con i
problemi adolescenziali dell'unica
figlia.
Ogni volta che le discussioni si
facevano troppo accese Lorenzo adottava
il sistema del silenzio, oppure invitava
la moglie a riparlarne il giorno
seguente, evitando in questo modo di
rimenare più volte vicende di poca
consistenza. Dopo tanti anni di
matrimonio erano arrivati a un momento
della loro vita di coppia in cui i
litigi esplodevano sempre più di
frequente, specie a tavola durante
pasti, al pari dei lunghi silenzi che ne
facevano seguito, ed ormai era diventato
sempre più difficile per entrambi
gestire in maniera civile la loro
convivenza.
Nemmeno a letto, allorché
facevano del sesso, provavano lo stesso
piacere di una volta, infatti,
apparentemente priva di pulsioni
erotiche, sempre più spesso lei si
sottraeva a ogni genere di rapporto
sessuale facendo ricorso a banali scuse,
come le emicranie strategiche, oppure
giustificando il diniego con la presenza
del mestruo, mentre le poche volte al
mese in cui si concedeva, dischiudendo
le cosce, non riusciva nemmeno a
raggiungere l'orgasmo.
A cena avevano consumato
l'ennesimo diverbio e Lorenzo si era
allontanato da casa inseguito dalle
grida della moglie. Stavolta il
contendere non aveva riguardato cose
banali come il problema dell'asse del
water che lui troppo spesso lasciava
abbassata pisciandoci sopra, nemmeno
quello dei giornali, calzini e
asciugamani che negligentemente era
solito lasciare in giro per casa, tanto
meno aveva riguardato l'anniversario di
matrimonio da lui spesso dimenticato,
oppure del problema del bagno
perennemente occupato ogni mattina da
moglie e figlia.
Il
motivo per cui erano entrati in
contrasto, scambiandosi una serie
d'ingiurie, riguardava Valentina, la
loro unica figlia, e la cattiva
abitudine che aveva assunto di chiudersi
a chiave nella propria cameretta
intrattenendosi per delle ore davanti
allo schermo del computer. Magari, come
lui sospettava, trattenendosi in video
chat con qualche amichetto, mostrandosi
nuda, finendo per masturbarsi a vicenda.
Che potesse succedere per davvero lo
infastidiva parecchio al contrario della
moglie che invece minimizzava il tutto.
Se quella sera a cena non fosse
scoppiato l'ennesimo litigio lui e la
moglie avrebbero proseguito la serata
davanti alla tivù, seppure in
postazioni diverse. Lui seduto su una
delle poltrone del salotto ad assistere
a una partita di calcio della "Champions
League", lei in cucina a guardare
"Chi l'ha visto?", mentre la
figlia, chiusa nella propria cameretta,
sarebbe stata incollata alla tastiera
del computer.
Ogni sera occupavano il tempo
nell'identico modo, ignorandosi a
vicenda, ognuno davanti a un proprio
schermo. Mentre di diverso c'erano
soltanto i titoli delle trasmissioni
televisive: Grande Fratello, Porta a
Porta, Ballando con le stelle, Un posto
al sole, Domenica sportiva, Processo del
Lunedì, e... YouPorn per la figlia.
Lorenzo non aveva l'abitudine di
uscire di casa la sera, tanto meno da
solo, anzi in tanti anni di matrimonio
raramente era accaduto. Sbattuta la
porta di casa alle spalle si trovò in
strada. Dopo un attimo di riflessione,
dove si guardò attorno indeciso sul da
farsi, prese la direzione del centro
cittadino.
Mentre camminava sul marciapiede
un accavallarsi di pensieri gli
passavano per la testa, cosicché per
placare la rabbia che aveva in corpo
entrò nel primo bar che incrociò lungo
il cammino. Non era solito bere alcolici
e al cameriere che da dietro il bancone
lo osservava per ricevere l'ordinazione
chiese un whisky con ghiaccio, come
aveva visto fare tante volte a certi
attori protagonisti di film americani.
Puntualmente il cameriere gli servì un
bicchiere di whisky con dei cubetti di
ghiaccio.
Lorenzo bevve il superalcolico in
un battibaleno, assorto com'era nei suoi
pensieri, e subito dopo ne ordinò un
altro bicchiere. Una volta fuori dal
locale proseguì nel cammino verso il
centro della città e fece tappa in un
secondo bar dove bevve un altro whisky.
La cosa si ripeté più volte fintanto
che, verso mezzanotte, si trovò a
camminare in una delle zone più
malfamate della città. Procedendo con
addosso un certo nervosismo negli
stretti vicoli del quartiere una insegna
luminosa, quella dell'Angelo Azzurro,
attirò la sua attenzione. Non aveva mai
messo piede in quel locale, peraltro
abbastanza conosciuto in città per dei
fatti di cronaca nera, ma nemmeno era
entrato in nessun altro night club. Fra
i colleghi di lavoro c'era chi,
essendoci stato, ne aveva magnificato le
virtù, specie parlando delle ballerine
di lap-dance e cubiste che si esibivano
sulle pedane e quei discorsi lo avevano
parecchio incuriosito.
Spettacoli di spogliarelliste non
ne aveva mai visti dal vero e gli
sarebbe piaciuto togliersi questo
sfizio. L'insegna al neon del night club
si dimostrò uno stimolo troppo forte da
non lasciarlo indifferente. L'abilità
di certe donne nel sapersi mostrare
gradualmente nude, seppure soltanto come
esibizione erotica idonea a compiacere
una platea di persone, era un’arte di
seduzione femminile cui non avrebbe
voluto sottrarsi, motivo che lo convinse
a entrare nel locale.
L'ingresso dell'Angelo Azzurro,
un portone sormontato dall'omonima
scritta al neon, era ubicato in Piazza
Santo Spirito, proprio a fianco di una
montagna di macerie, residuo un edificio
da poco demolito, che non aspettavano
altro di essere trasportate via.
Due armadi di buttafuori dalla
pelle nera, tutto muscoli e cipiglio
feroce, vigilavano l'ingresso del locale
aprendo la porta agli avventori e
respingendo le persone indesiderate.
Lorenzo si trovò a percorrere una breve
galleria, illuminata da una luce
soffusa, e d'incanto
si trovò in un vasto spazio popolato da
divani e poltrone di velluto, rosso
bordeaux, occupati da uomini andati lì
per bere e assistere alle esibizioni
delle ragazze che sulle pedane si
esibivano in balli erotici e striptease.
Il fumo acre delle sigarette
aveva formato nella sala una nube
azzurrognola, stazionante due metri più
in basso del soffitto, che conferiva
all'ambiente un aspetto trasgressivo.
Era impegnato a guardarsi attorno,
indeciso sul che fare, quando un uomo,
presumibilmente un addetto alla
sicurezza, vestito con smoking nero,
camicia bianca e papillon, lo invitò a
seguirlo dappresso e lo condusse a un
tavolino dove gli indicò una poltrona
su cui accomodarsi
-
Le porto qualcosa da bere? - disse
l'uomo rivolgendosi a Lorenzo mentre su
una delle pedane, situata davanti a
loro, stavano esibendosi un paio di
giovani cubiste impegnate a mimare dei
giochi lesbo, leccandosi a vicenda ogni
parte del corpo, dimenandosi con molto
sex appeal.
- Una coppa di prosecco, grazie.
Il
pubblico di clienti, seduto ai tavoli,
sembava non badare troppo alle
performance delle ragazze che si
esibivano sulla pedana, troppo presi
dalle attenzioni che gli stavano
riservando le entraîneuse,
rigorosamente in topless, che giravano
fra i tavoli offrendo la loro compagnia,
volutamente sottomesse a soddisfare ogni
bisogno e desiderio degli avventori.
Osservando le nudità mozzafiato
delle due ragazze che seguitavano a
dimenare il corpo sulla pedana Lorenzo
pensò che gli sarebbe piaciuto annusare
i miasmi delle loro parti intime,
sconcertato da come le ragazze,
ballerine disinibite, prendevano anche
troppo sul serio la loro esibizione
mentre fra gli avventori del night c'era
chi sbavava dalla voglia di scoparle e
approfittando dell'oscurità della sala
si toccava il cazzo. Stava seguendo le
seducenti evoluzioni delle
spogliarelliste quando una sventola di
ragazza dagli occhi azzurri, bionda,
gambe lunghe, tette megagalattiche, gli
si avvicinò come fosse sua intenzione
fargli annusare le proprie grazie in
cambio di qualche bigliettone da cento.
Lorenzo, seppure turbato da quella
presenza, trovò del tutto naturale che
una delle entraîneuse venisse a
sedergli accanto. Nessuno degli altri
avventori, vedendolo così a suo agio,
avrebbe potuto supporre che era la prima
volta che metteva piede in un night
club, ma la cosa non sfuggì alla entraîneuse
che gli si era avvicinata alla ricerca
di un pollo da spennare.
-
Buonasera. - disse la ragazza
spendendosi in uno smagliante sorriso.
-
Ciao.
-
Mi offri da bere?
- Sì, certo... - disse Lorenzo
facendo cenno a uno dei camerieri di
avvicinarsi al tavolino dove aveva preso
posto la ragazza.
- Posso sapere cosa stai bevendo?
-
Prosecco.
-
Luigi portami un calice di Dom Pèrignon,
per piacere! - disse la ragazza al
cameriere che stazionava in piedi
davanti a loro in attesa di ricevere
l'ordinazione.
La pupa di ragazza che stava
tenendo compagnia a Lorenzo non
apparteneva al genere di donna colta,
ben educata, riservata, che lui era
solito frequentare. Tutt'altro che
timida, ma fascinosa e dotata di una
prorompente bellezza, lo mise subito a
proprio agio.
- Abiti in città?
-
Sì.
-
Lo immaginavo! Infatti, hai un
portamento troppo snob per vivere in
campagna.
- Perché dici questo?
- Sei sposato?
- Sì.
- Sei un commerciante? Grossista?
Avvocato?
- Ha importanza?
- No, non ne ha. Comunque se
stasera sei capitato in questo locale è
perché ti piacciono le donne, vero?
- Specie quelle bionde e dalla
pelle chiara come la tua.
- Ah.
-
E poi se posso farti un complimento mi
piacciono tantissimo le lentiggini che
hai sulle guance.
- Senti... ti spiace dirmi come
ti chiami?
- Lorenzo.
- Accidenti! Allora festeggi
l'onomastico il 10 agosto!
- Sì, perché? Lo trovi strano?
- Quella per me è una delle
notti più magiche dell'anno, con le
stelle cadenti che con le loro scie
luminose ravvivano il buio della volta
celeste. E' un grande spettacolo, sei
d'accordo?
- Sì, è vero.
- Sono molte le persone che
affidano a quelle lacrime luminose un
semplice desiderio da realizzare, ma che
custodiscono per sé molto gelosamente.
- E tu lo hai mai espresso un
desiderio in una di quelle occasioni?
- Sì, ma non posso rivelartelo
perché è un mio segreto.
- A proposito di segreti non mi
hai ancora svelato qual è il tuo nome.
- Rossana.
- E' il tuo nome vero
oppure è quello fittizio che utilizzi
per lavoro.
- E' quello con cui i miei
genitori mi hanno iscritta all'anagrafe
- E come ci sei capitata qui?
- Ho lavorato come fotomodella,
barista, hostess alle fiere, interprete,
poi ho risposto a un annuncio dove
cercavano delle cubiste e mi sono
ritrovata a fare l'entraîneuse
in questo night club.
- Scusa se te lo chiedo,
ma quanti anni hai?
- Venticinque.
- E guadagni abbastanza con
questo lavoro?
- Sufficiente per vivere
decorosamente.
Più il tempo passava e più la
ragazza cercava di compiacerlo. Lorenzo
ebbe persino la sensazione di conoscerla
da sempre, raccontarle segreti che non
aveva confidato a nessuna altra donna lo
fece stare bene, così non si stupì
quando, tutt'a un tratto, lei sbuffò
rivolgendogli una domanda.
- Adesso cosa ti piacerebbe fare?
- Eh?
- Sono le due di notte e fra poco
il locale chiuderà i battenti. Non ti
piacerebbe restare tutta la notte in mia
compagnia?
Quando la ragazza si era
avvicinata al tavolo facendogli rizzare
il cazzo per l'eccitazione avrebbe
desiderato scoparla subito, ma dopo un
paio d'ore di chiacchierate in cui
avevano svuotato due bottiglie di
champagne il desiderio di possederla si
era assopito.
- Vuoi invitarmi a casa tua? -
disse Lorenzo rispondendo alla domanda
che la ragazza gli aveva fatto.
- Beh, più che trasferirci a
casa mia potremmo andare in una camera
d'albergo. Ce n'é uno abbastanza comodo
a due passi dal night.
- Okay... andiamo.
Uscirono dall'Angelo Azzurro
sottobraccio diretti verso l'albergo a
ore distante un solo isolato dal night
club. Al portiere di notte semiassopito
che li accolse, stando dietro il
bancone, la ragazza gli fece cenno di
consegnarle la chiave di una stanza. Non
ebbero bisogno d'espletare nessuna
formalità burocratica, meno che meno
mostrare i documenti.
L'uomo allungò alla ragazza la
chiave da cui ciondolava una targhetta
metallica su cui era impresso il numero
della camera: la dodici
Appena misero piede nella camera
la ragazza cominciò a spogliarsi mentre
Lorenzo si distese sul letto senza
togliersi gli abiti di dosso, a
eccezione della giacca che si premurò
di appoggiare sullo schienale di una
sedia.
- Devi essere una persona
infelice. E’ vero? - disse la ragazza
mentre provvedeva a liberarsi del
reggiseno.
- Perché dici questo? - rispose
Lorenzo incrociando le mani sopra il
capo, mettendole a contatto del cuscino.
- Sono certa che hai delle pene
d'amore. Vuoi parlarmene.
- E' così evidente?
- Sì. - disse la ragazza dopo
essersi liberata anche delle mutandine.
Lorenzo prima di scorgerla nuda
se l'era immaginata proprio così. Le
fece cenno di avvicinarsi al letto dove
stava sdraiato e le chiese gentilmente
di coricarsi accanto a lui, cosa che lei
acconsentì, dopodiché spense la luce e
nel buio seguitò a parlarle, sino a
quando si addormentò mantenendole una
mano fra le cosce a contatto della figa.
L'alba era spuntata da un po' di
tempo quando Lorenzo si svegliò. La
ragazza non era più coricata accanto a
lui, ma stava facendo la doccia nel
bagno attiguo alla stanza. Quando lei si
affacciò nella camera lo salutò per
prima.
-
Tutto bene? - disse la ragazza intenta
ad asciugarsi.
-
Scusami se mi sono assopito, ma avevo
bevuto troppo champagne. Non sono
abituato a bere, e poi ero stanchissimo.
- Non ti preoccupare ormai
conosco abbastanza bene come siete fatti
voi uomini che come te non hanno voluto
fare niente. Mica mi hai offesa.
- Se mi sono addormentato non è
perché ho disprezzato il tuo corpo,
anzi trovo che sei bellissima ma...
- La verità è che ciò di cui
voi uomini, soprattutto sposati, avete
maggiormente bisogno è di una donna che
stia ad ascoltarvi mentre parlate e
raccontate tutte le vostre
preoccupazioni
.
- Ne sei convinta?
- Chi fa il mio mestiere è utile
alla società soprattutto per questo.
Ascoltiamo le confessioni degli uomini e
tutto finisce lì.
La ragazza andò avanti a
blaterare parole con la sua tiritera
fintanto che Lorenzo si fu vestito.
Doveva essere in ufficio alle otto ed
era dannatamente in ritardo, ma prima di
abbandonare la camera la ricompensò con
un assegno di quattrocento euro, denaro
che sarebbe servito oltre a pagare le
prestazioni sessuali non godute e
saldare il conto della camera.
All'uscita
dall'albergo si salutarono scambiandosi
un doppio bacio sulle guance. Mentre
stava per allontanarsi si persuase che
la ragazza lo riteneva, al pari della
maggioranza dei clienti con cui lei
aveva a che fare, un uomo infelice e fu
contento di non dovere più stare ad
ascoltare le sue chiacchiere. Si
salutarono un’ultima volta e ognuno
prese strade diverse.
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