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UNA
BOTTA DI VITA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Ho
trentadue anni, una laurea in biologia,
e sono disoccupata. Negli ultimi otto
anni ho lavorato come commessa al "NuovaModa", uno dei negozi di lingeria
femminile più prestigiosi della città.
Rapporto che si è concluso la scorsa
settimana quando l'esercizio commerciale
ha chiuso i battenti per l'improvvisa
morte della titolare.
Prima di essere assunta
come commessa al "NuovaModa" avevo
sbattuto la testa a destra e manca, alla
ricerca di un lavoro adeguato
ai miei studi universitari senza
trovarlo. E' stato il bisogno
d'indipendenza economica a spingermi ad
accettare una occupazione qualsiasi, che
mi desse la possibilità di non essere
economicamente a carico dei genitori.
Prima di essere assunta
alle dipendenze del "NuovaModa" non avevo
alcuna esperienza lavorativa, nemmeno
avevo ben chiaro quali offerte di lavoro
prendere in considerazione, stante
l'impossibilità di mettere a frutto la
mia laurea. Il posto da commessa me lo
sono procurato dando una scorsa alle
offerte di lavoro che comparivano sulle
pagine del quotidiano della mia città.
Da subito avevo scartato le proposte per
lavapiatti, cameriera, cuoca, barista,
nemmeno avevo preso in considerazione i
lavori che prevedevano massacranti turni
lavorativi notturni, infine avevo
considerato soltanto le offerte di
lavoro con la dicitura "Cercasi
commessa" perché le ritenevo più
consone alla mia persona.
Scorrendo le opportunità
di lavoro relative ai posti da commessa
l'attenzione mi era caduta sulla
proposta relativa al "NuovaModa". Una
volta contattata la titolare del
negozio, quest'ultima mi aveva
sottoposta a un breve colloquio insieme
a una decina di altre ragazze, dopodiché
mi aveva presa alle dipendenze per un
periodo di prova.
Gli inizi non erano stati
per niente facili, anzi, acerba com'ero
affrontavo ogni situazione con
sufficienza e disinvoltura; anche quando
avevo a che fare con dei clienti dal
carattere difficile. A correggere i miei
difetti e raffinarmi nei rapporti con i
clienti mi ha aiutato una anziana
commessa che la titolare del negozio si
era premurata di affiancarmi. Sotto la
sua ala protettrice ho avuto modo di
apprendere i dettami che sono alla base
di una professione, quella della
commessa, solo apparentemente facile,
che mi hanno permesso di essere la donna
che sono oggi.
Stando dietro il bancone
del "NuovaModa" sono cresciuta
professionalmente, ma soprattutto sono
maturata come donna. Il lavoro ha
contribuito ad aumentare la mia
autostima, così ho finito per sentirmi
più sexy e sicura. Con l'andare del
tempo ho conquistato la fiducia delle
clienti e instaurato un rapporto di
amicizia con molte di loro.
In effetti, non occorre
fare ricorso a chissà quali alchimie
per svolgere in modo irreprensibile il
mestiere di commessa. L'importante è
essere concentrate sulle esigenze delle
clienti che si rivolgono a chi sta
dietro al bancone, perché a differenza
di quanto si è portati a credere la
commessa non vende soltanto materia. Il
bancone è soprattutto un luogo di
consigli, confessioni, pianti, risate,
ed è lì, al "NuovaModa", che per tanti
anni ho esercitato l'attività di
commessa lasciandomi alle spalle la
laurea in biologia conseguita con tanta
fatica.
*
* *
Ogni mattina, appena alzata da letto,
sono solita preparami la colazione. Oggi
mi è impossibile inghiottire qualsiasi
cosa. Ho lo stomaco chiuso. E non è
soltanto per colpa del lavoro che mi è
venuto a mancare che sono in crisi. Da
pochi giorni ho messo la parola fine a
una relazione con un uomo che si è
rivelato sbagliato. Ora sono in
crisi profonda.
Fra me e Lorenzo si era
instaurato un rapporto
carnefice-sottomessa che non sono mai
riuscita a troncare. La sua gelosia e
l'estrema possessività mi ha
condotto all'esasperazione. Ho sbagliato
nell'assoggettarmi per così lungo tempo
al massacramento mentale cui mi ha
sottoposta, avrei dovuto sganciarmi da
lui molto tempo prima. La scelta di
andare a convivere insieme sulla scia
dell'innamoramento si è rivelata un
fallimento.
Prima di conoscere Lorenzo
non avevo mai convissuto con altri
uomini e sono pentita di avere
fatto quella scelta. D'improvviso mi
sono ritrovata catapultata a coesistere,
in poche decine di metri quadri, con una
persona di cui conoscevo ben poco, e
dalle abitudini di vita completamente
diverse dalle mie. Tutt'a un tratto mi
sono sentita come un uccello in gabbia,
con il fiato che a volte mi veniva a
mancare. Se ripenso ai momenti di vita
in comune con Lorenzo mi vengono in
mente solo le cose che mi hanno dato
fastidio. In sua compagnia stavo bene
soltanto quando gli succhiavo l'uccello
e lui mi leccava la passera. Troppo poco
per stare insieme una vita intera.
Ho messo fine al nostro
rapporto il giorno in cui ho scoperto
che mi tradiva con un'altra donna. E
penso di avere fatto bene. Oggi mi sento
di nuovo la solita stronza che non ha
voglia di legarsi con nessuno. Lorenzo
invece non si è ancora rassegnato,
infatti, seguita a cercarmi spedendomi
degli SMS. Dice che sarebbe disposto a
fare qualsiasi cosa pur di stare di
nuovo insieme a me. Io invece seguito a
credere che non meriti di avere accanto
una persona come la sottoscritta. Ora
che sono tornata a essere single quello
che voglio dalla vita è ricominciare a
guardarmi d'intorno. Mi mancano le
storie di una sola notte e quelle di un
week-end. Mi mancano le occasioni per
essere corteggiata, vezzeggiata e
scopata. Ho bisogno di una botta di vita
che mi faccia uscire dallo stato
comatoso in cui sono precipitata e di
qualcuno che mi infonda nuove sicurezze.
Non ho alcuna intenzione
d'intraprendere una nuova convivenza di
coppia. Dopo quanto ho patito con
Lorenzo ho paura che qualcuno mi
imbavagli, anche se non escludo in un
prossimo futuro di trovare una persona
con cui condividere una relazione
stabile. Se provo ad analizzare il mio
vissuto mi rendo conto che gran parte
degli uomini che ho amato erano tutti
incasinati, con un sacco di problemi, e
questo mi fa pensare.
Quello di cui ho
bisogno è di un uomo che mi aiuti a
capire me stessa, e quali sono i miei
problemi per poterli superare. Ormai non
sono più giovanissima, e se mi guardo
attorno mi accorgo che la maggioranza
delle mie amiche ha da tempo una
famiglia, e questo mi fa riflettere
perché vorrei essere come tutte loro,
ma io sono diversa, troppo diversa.
Seduta
davanti a un tavolo del Bar Verdi
sfoglio le pagine del giornale. Mentre
prendo visione delle offerte di lavoro
che compaiono nella pagina di Economia e
Lavoro ho l'impressione di essere
tornata indietro nel tempo, a quando,
otto anni fa, avevo preso visione
dell'annuncio del NuovaModa. Anche
stavolta le pagine del giornale sono
piene di offerte di lavoro di imprese
commerciali che cercano commesse.
Incomincio a leggere.
- Cercasi commessa con
esperienza pluriennale per negozio di
panetteria, pasticceria, bar. inviare
curriculum vitae.
E' la prima proposta di
lavoro su cui poso l'attenzione. Scarto
subito l'idea di fare la panificatrice.
Non mi ci vedo dietro un bancone a
distribuire baguette e dolci. E poi,
golosa come sono, correrei il rischio di
cedere alla tentazione di abbuffarmi
durante tutta la giornata. Tralascio
l'annuncio e vado a leggere quello
successivo.
- Cercasi commessa
per negozio di vernici, gradita
esperienza nel settore di almeno 3 anni,
possibilità di crescita.
Non prendo in
considerazione nemmeno questa seconda
offerta. Non ho i requisiti richiesti da
chi ha fatto l'inserzione. E poi le
vernici... che schifo! Passo a leggere
la proposta successiva, propensa a
esaminare soltanto le offerte d'impiego
relative a posti di commessa presso
negozi di abbigliamento.
- Cercasi commessa
per negozio di abbigliamento femminile.
Di bella presenza, massimo 25 anni,
disponibilità di lavoro immediata. Per
informazioni chiamare...
Questa offerta farebbe al
caso mio. Purtroppo ho superato da un
pezzo il limite dei 25 anni anche se
l'aspetto del mio corpo non ha niente da
inviare a quello di una ventenne. Passo
a leggere l'offerta successiva.
- Cerchiamo personale
femminile con precedente esperienza
lavorativa nel settore abbigliamento
uomo/donna...
La sensazione che è il lavoro
giusto, quello che fa per me,
ce l'avverto subito. Tolgo dalla borsetta
l'agenda e trascrivo il numero di
telefono cui fa riferimento
l'annuncio. Proseguo nella lettura degli
altri annunci ma non trovo niente che fa
al mio caso. Non mi resta che
comporre sulla tastiera del cellulare il
numero che ho trascritto sull'agenda e
mettermi in contatto con la persona che
ha fatto l'annuncio.
Dopo che ho digitato il
numero sulla tastiera una voce maschile
mi dà risposta.
- Pronto.
- Buongiorno le telefono a
proposito della offerta di lavoro che
compare sul giornale. Posso parlarne con
lei? - dico mostrandomi interessata alla
cosa.
- Sì, direi proprio di sì.
Ha già avuto altre esperienze
lavorative?
- Sino alla settimana
scorsa ho lavorato come commessa al NuovaModa. Purtroppo, come lei
certamente sa, il negozio ha chiuso i
battenti per l'improvvisa morte della
proprietaria.
- Ah, sì, conoscevo bene
la signora Augusta, poveretta, ha fatto
una brutta morte. Andare a sbattere con
l'autovettura contro un tir, colpevole
di un salto di corsia sulla tangenziale,
è stata una vera iattura.
- Sì, e purtroppo adesso
sono senza un lavoro.
- Beh, potremmo fissare un
appuntamento, tanto per conoscerci,
senza nessun impegno da parte mia e sua.
Mi capisce, vero?
- Sì, certo, lo comprendo
bene.
- Questo pomeriggio, come
tutti i giovedì, il negozio rimane
chiuso. La mia abitazione si trova nel
medesimo palazzo del punto vendita, se
lo desidera può venire a trovarmi lì,
ci sarà anche mia moglie, così potremo
parlare più liberamente. Altrimenti ci
possiamo vedere domani mattina.
- Mi sta bene anche oggi
pomeriggio. Non mi ha detto in che zona
della città si trova il negozio.
- Si trova in Via Dante,
magari lo conosce già. Il nome è
"Peccati veniali". E' un
negozio di abbigliamento intimo e
lingeria femminile.
- Certo che lo conosco,
anzi, penso che sia conosciuto da molte
donne in città come lo era il NuovaModa.
E' un gran bel negozio.
- Le sta bene se ci vediamo
verso 17.00?
- Sì, rimaniamo d'accordo
per quell'ora. Però non mi ha detto chi
devo cercare.
- Fulvio Ferrari è il mio
nome. Lo troverà sul pulsante del
campanello al portone di casa.
- Ah, bene, rimaniamo
d'accordo così.
- La saluto, ci vediamo più
tardi.
Tutto ciò che facciamo
nella vita è basato sulle aspettative.
Si vive per realizzarle. E' impossibile
vivere senza aspettative: le aspettative
sono il sale della vita. Mi piace
sognare, lo faccio spesso a occhi
aperti. I sogni sono degli stimoli
indispensabili per seguitare a vivere.
Il problema è che ogni volta che
intraprendo una relazione con un uomo mi
faccio troppi film per la testa sapendo
bene che potrei incorrere in cocenti
delusioni, ciononostante resto dell'idea
che occorre dare tutto se stessi quando
si ha una relazione perché se non mi
aspettassi niente dall'incontro con
un'altra persona allora non sarei
soddisfatta.
Le delusioni e le gioie che
ho avuto dagli uomini che ho amato sono
dipese da quanto, a differenza di loro,
ci ho investito. Troppo, probabilmente,
perché seguito a illudermi che il mondo
che mi sta attorno sia buono e giusto.
E' questa la ragione che mi ha portato a
incorrere in molte delusioni. Dovrei
rimanere con i piedi stampati per terra, subire
meno i condizionamenti che derivano
dall'attrazione fisica, essere più
lucida, anche se è difficile esserlo
quando nel rapporto con un uomo mi sento
coinvolta anche emotivamente.
Niente mi ferisce più
della delusione che sa darmi un uomo che
ho amato perché è il risultato di un
dolore che è frutto di una speranza
svanita, ed io sono stanca di soffrire.
Quello di cui ho bisogno è di una botta
di vita, una persona che non mi tratti
da schiava o amante, ma soltanto come
donna da amare anche se non ne sono più
tanto sicura.
L'insegna al neon di colore
rosa "Peccati veniali" compare
sulla sommità delle tre vetrine del
negozio di lingeria femminile. Mi
soffermo ad ammirare la merce esposta in
ciascuna vetrina per niente sorpresa dal
pregio della biancheria intima in bella
mostra. Mi avvicino al portone
d'ingresso dell'antico palazzo in stile
liberty che ospita il negozio. Mi fermo
davanti al citofono a muro e incomincio
a leggere i nomi che compaiono sulle
targhette dei campanelli disposti in
doppia fila sulla parete. Resto sorpresa
nel costatare che su due targhette
compaiono i cognomi Ferrari. Sul
campanello più in basso ci sta scritto
Ferrari Fulvio, nell'altro Ferrari Mode.
Esito prima di premere uno qualsiasi dei
due pulsanti, poi decido di premere
quello con la scritta Ferrari Mode,
certa di fare la scelta giusta.
Resto in attesa di ricevere
una risposta mentre rifletto sulle
aspettative che ho da questo colloquio.
Non posso pensare ad altro che a un
riscontro positivo, stante le referenze
che posso vantare rispetto ad altre
candidate avendo lavorato per otto anni
al NuovaModa. Tutt'a un tratto una voce
maschile fa vibrare l'altoparlante del
citofono a muro.
- Sì
- Sono la ragazza
dell'annuncio, mi apre il portone?
- Sei in anticipo di un
ora, ti aspettavo più tardi, comunque
raggiungimi al primo piano.
- Ma veramente avevamo
detto alle 17.00.
Il rumore della serratura
comandata elettronicamente mi avverte
che il portone è aperto. Sto per
comunicarlo al signor Ferrari quando un
clic proveniente dal citofono a muro mi
avverte che l'uomo ha interrotto la
comunicazione.
Un ampio corridoio mi
conduce a un cortile interno. Salgo una
rampa di scale e raggiungo il primo
piano dell'edificio. Tre porte si
affacciano sul pianerottolo, una è
socchiusa. Mi avvicino a quest'ultima
persuasa che debba trattarsi
dell'appartamento del signor Ferrari. Ne
ho la conferma quando sulla targhetta
d'ottone, accanto al pulsante del
campanello, scorgo la scritta Ferrari
Mode. Sto per mettere piede sullo
zerbino, indecisa se bussare o suonare
il campanello, quando una voce maschile
dall'altra parte della porta sembra
rivolgersi a me.
- Venga avanti, la sto
aspettando.
Sospingo la porta in avanti
e mi ritrovo in un ampio salone con le
pareti arredate da ripiani componibili
colmi di libri, e grandi quadri moderni.
Un uomo dai capelli brizzolati se ne sta
seduto su una poltrona in pelle nera di
fronte a un caminetto col fuoco acceso.
Mantiene un mozzicone di sigaretta
stretto fra le dita e guarda nella mia
direzione scrutandomi come se fossi una
poco di buono.
- Chiudi la porta alle tue
spalle e vieni avanti. - dice dandomi
del tu.
Mi avvicino al divano
mantenendo una mano stretta attorno alla
cinghia della borsetta che porto
tracolla. L'uomo mi scruta da capo a
piedi e la cosa mi mette a disagio.
Quando sono davanti al divano si alza e
incomincia girarmi d'intorno,
penetrandomi a fondo con lo sguardo,
annusandomi come fossi una bestia. Mi
trovo in imbarazzo. E' la prima volta
che ricevevo questo tipo di attenzioni.
Eppure non sono sdegnata, anzi, trovo
curioso che un uomo si interessi a me in
questo modo, anche se non capisco cosa
abbia a che fare l'annusarmi con il
ruolo da commessa per cui sono venuta
qua.
- Adesso spogliati! - mi
ordina stupendomi non poco.
Sconcertata dalla sua
richiesta resto impietrita. Non riesco
nemmeno a trovare le parole con cui
rispondergli, sto per andarmene quando
mi sento afferrare per un braccio e
vengo trascinata verso di lui.
- Fai come ti ho detto. Sei
qui per questo, no?
Mi libero dalla stretta,
gli vomito addosso una serie
d'improperi, e faccio per allontanarmi.
Ancora una volta vengo raggiunta dalla
stretta della sua mano che mi afferra
per il braccio.
- Spogliati, ti ho detto! -
dice rifilandomi uno sganascione che mi
lascia impietrita.
Ho le sue mani addosso. Nel
volgere di un baleno mi libera dalle
asole della camicetta tutti i bottoni.
Mi ritrovo con il seno scoperto privo
del reggiseno. Istintivamente porto
tutt'e due le mani a chiudere i lembi
della camicetta mentre la borsetta che
porto tracolla cade sul parquet.
- Al telefono mi avevi
anticipato di avere seni piccoli, ma non
credevo fossero cosi belli e sodi,
complimenti!
Non ci capisco più niente,
mi viene persino il dubbio che l'uomo
che ho davanti non sia quello con cui ho
parlato stamani al telefono.
- Facciamo finta che non
sia successo niente e tutto quanto è
accaduto fino a ora sia soltanto frutto
di un grande equivoco. - dico mentre
incomincio a riabbottonarmi la camicetta
decisa ad andarmene.
- Non c'è nessun equivoco
e lo sai bene. Spogliati!
Il suo ordine mi giunge
perentorio, più di quanto non lo è
stato in precedenza. Mi sorride e mi
guarda dritto negli occhi con
l'espressione di sfida. Non faccio in
tempo a riprendermi dalla sorpresa che mi
colpisce al volto con un altro
sganascione. Mi ritrovo scaraventata con
la schiena sul parquet con lui sopra. Mi
solleva la gonna e cerca di abbassarmi
il tanga. Ho paura. Le lacrime mi colano
copiose dagli occhi e mi bagnano le
guance. Avverto lo scorrere caldo delle
sue mani che affondano le unghie nei
miei fianchi. Gli urlo di fermarsi, che
in alcun modo voglio fare del sesso con
lui.
Per nulla impietosito mi
strappa il tessuto del tanga e mi
spalanca le cosce. Il suo corpo si
inarca e mi è dentro col cazzo senza
che io riesca a fare niente per
fermarlo. Un sospiro di piacere esce
dalle sue labbra. Inizia a muoversi con
ritmo crescente entrando e uscendo
dentro di me. Affonda i denti
nell'incavo fra il capo e la mia spalla
e mi morde. Urlo illudendomi che possa
sentirmi qualcuno, ma vengo di nuovo
colpita al volto. Non so perché mi sta
succedendo tutto questo, non ho fatto
nulla per fargli intendere di essere
disponibile a sottomettermi a lui. Le
sue mani mi tengono ancorata al
pavimento. Chiudo gli occhi mentre mi
bacia sulle labbra. Sa di fumo e alcol,
e mi fa schifo. Sento l'odio crescere
dentro di me scavarmi lo stomaco.
Sono immobilizzata dalla
sua presa. Non riesco a muovermi con lui
sopra. I colpi sono ritmici. Ogni colpo
lo avvicina all'apice del godimento. Mi
bacia il seno, mi accarezza il ventre, e
mi scopa. Faccio fatica a respirare
perché il peso del suo corpo preme su
di me. Il suo respiro, a volte
interrotto a volte affannato, si
confonde con il mio pianto. Il suo
piacere non è il mio. Immobilizzata non
riesco a opporre nessuna resistenza, mi
assoggetto alla sua violenza come ho
fatto in tutti questi anni con gli
uomini che lo hanno preceduto. Subisco
il suo piacere e non vedo l'ora che
venga per fuggire da questo posto.
Il ritmo con cui mi scopa
diventa frenetico. Ormai è prossimo a
venire. Avverto il suo scheletro
irrigidirsi percorso da brividi. Cerca
di trattenere l'esplosione che sente
imminente. Ansima e nel mio orecchio mi
sussurra più volte la parola
"Troia". Stringo i muscoli del
bacino mentre fiotti di sperma mi
colmano di calore vischioso la vagina.
Tutto finisce improvvisamente dopo che
ha eiaculato dentro di me. Allenta la
presa sulle mani che tiene imprigionate
fra le sue. Ora mi accarezza il viso.
Rimaniamo senza fiato,
abbandonati uno sopra all'altra.
Tutto è finito. Mi manca
l'aria. La stanza mi soffoca, devo
scappare al più presto da questo posto.
Quello che è certo è che riconoscerò per sempre il suo odore. Riesco a
liberarmi dal suo abbraccio anche se ho
paura che possa ricominciare da capo a
violentarmi. Invece si allontana e va a
sedersi sul divano. Afferro la borsetta
abbandonata sul parquet e mi dirigo
verso la porta. Non sono in grado di
mettere in fila un pensiero sensato.
Sono furiosa, addolorata, e ferita.
Quando sto per aprire la serratura e
andarmene il campanello della abitazione
squilla. Istintivamente apro la porta e
mi ritrovo al cospetto di una ragazza
che sembra avere qualche anno meno della
mia età. Senza che io le dica niente è
lei a presentarsi.
- Sono la ragazza
dell'annuncio. E' lei che mi ha cercata?
Pensavo fosse stato un uomo. Siete in
due? Comunque per due la mia tariffa:
bocca culo e figa, è di 100 euro a
testa con pagamento anticipato.
Me la do a gambe lasciando
la ragazza di stucco. Quando sono in
strada mi soffermo davanti al citofono a
muro e mi metto a guardare i nomi che
compaiono sulle targhette dei
campanelli. Stavolta invece di premere
il campanello Ferrari Mode, come ho
fatto in precedenza, premo quello con
scritto Ferrari Fulvio.
- Sì. - dà risposta una
voce femminile.
- Sono Francesca, la
ragazza che stamattina ha risposto
all'annuncio, posso salire?
- Quella con cui mio marito
e io avevamo appuntamento un'ora fa?
- Purtroppo sono incorsa in
un imprevisto e non sono potuta arrivare
prima.
- Mi spiace, ma abbiamo già
provveduto a scegliere un'altra ragazza.
- Ah.
- Arrivederci.
Il suono di un clic mette
fine alla conversazione. Mi allontano
dal portone con la testa confusa dopo
quanto è accaduto.
Tutto ciò che facciamo
nella vita è basato sulle aspettative.
Si vive per realizzarle. E' impossibile
vivere senza aspettative: le aspettative
sono il sale della vita. Mi piace
sognare, ed io lo faccio spesso a occhi
aperti.
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