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UNA
BOTTA DI CULO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
L orenzo
l'aveva notata, una prima volta, seduta
su una panchina di Viale di Mille,
mentre usciva dal posto di lavoro per la
pausa pranzo. Era una donna di mezza età,
triste e carina, con un mesto sorriso
incollato sulle labbra. Da allora era
trascorso circa un anno e seguitava a
occupare la medesima panchina, alla
stessa ora di pranzo. Ogni volta che le
passava davanti, volgendo un rapido
sguardo nella sua direzione, lei lo
fissava senza mai rivolgergli la parola.
Vestiva in modo eccentrico, con abiti
ogni volta mai uguali caratterizzati da
un rimescolamento di colori come nei
migliori dipinti di Gauguin. Più di una
volta era stato sul punto di rivolgerle
la parola, ma non l'aveva mai fatto
poiché, invece di solleticargli la
curiosità, gli incuteva timore.
Sennonché in un plumbeo giorno di
pioggia, superata la palese diffidenza,
si era avvicinato alla panchina e le
aveva sorriso.
Protetta da un ombrello a
fiori per proteggersi dai persistenti
scrosci d’acqua aveva ricambiato il
gesto abbozzando un risolino.
- Ciao! Io sono Lorenzo. -
le avevo detto.
- Lo so.
Si era alzata in piedi,
abbandonando la panchina, dopodiché lo
aveva guardato dritto negli occhi e gli
aveva avvicinato le labbra alla bocca,
lasciando cadere l'ombrello alle proprie
spalle. In quel preciso momento,
guardando i suoi occhi lucidi, Lorenzo
non ebbe più paura e, rapito dal
fascino sprigionato dalla donna, cominciò
ad amarla.
- Non ti interessa sapere
chi sono?
- E' importante che lo
sappia? - disse l'uomo imbarazzato.
- No.
- Però sarei curioso di
sapere cosa ci fai tutta sola su questa
panchina. Potrei sbagliarmi, ma ti ho
visto spesso, a ogni ora del giorno, in
attesa.
- Stavo aspettando una
persona.
- Deve essere per forza una
persona molto speciale per intrigarti
così tanto, vero?
- Sì.
- E' da molto tempo che
l'aspetti.
- Un anno.
- E' un uomo?
- Sì.
- Lo conosco?
- Sì.
- Posso sapere chi è?
- Sei tu. - disse la donna.
Intimorito da quella
affermazione Lorenzo era fuggito via,
sottraendosi a quell'abbraccio che
avvertì essere mortale, prima che lei
lo stringesse definitivamente a sé per
baciarlo. Da quando un anno addietro gli
era stato diagnosticato un tumore osseo
viveva in uno stato di sospensione con
la vita, combattendo lo sviluppo del
tumore con la somministrazione di più
farmaci antineoplastici che, a
differenza dei singoli agenti
chemioterapici utilizzati nelle
monoterapie, secondo i medici oncologi
che lo avevano in
cura, avrebbero avuto sul suo organismo
malato un minore effetto tossico, e di
conseguenza un alto indice di successo
terapeutico.
In quel giorno di pioggia
era scappato via, impaurito, senza
volgere lo sguardo all'indietro per
timore che lei lo raggiungesse. Nei
giorni seguenti non mancò di scorgerla
di nuovo seduta sulla medesima panchina.
Sorrideva perfida e seducente come nella
mitologia greca era accaduto a Ulisse
allorché era stato insidiato dalla
bellezza della Maga Circe. Non le si
avvicinò mai più fintanto che un bel
giorno scomparve da quella panchina. La
sparizione coincise con la guarigione
dal tumore osseo che lo aveva castigato.
Aveva visto in faccia la
morte e per un attimo era stato attratto
da lei pensando di farla finita con la
vita. A salvarlo erano stati i farmaci
oppure molto più semplicemente una
botta di
culo.
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