In questo preciso
istante migliaia
di uomini e donne stanno facendo l'amore in ogni
parte del mondo. A questo penso mentre
mi allontano dalla finestra che si
affaccia sulla strada. Mi accomodo sulla
poltrona, accavallo le gambe, e mi
accendo una sigaretta.
Sono sola dentro casa. Mio
figlio è a scuola. Franco, mio marito,
è andato in palestra come ogni
sabato mattina quando è libero da
impegni di lavoro.
Il fumo della sigaretta mi
riempie di catrame i polmoni. Ascolto la
voce di Vasco Rossi che esce dai
diffusori dell'impianto stereo e
indirizzo anelli di fumo verso il
soffitto. Le parole della canzone
"Sto pensando a te" mi
richiamano alla mente Roberto, il mio ex
amante.
Sto pensando a te
mentre cammino, mentre parlo, mentre
rido, mentre respiro
sto pensando a te
mentre mi sveglio, quando corro tutto il
giorno
sto pensando a te
mentre mi spoglio di ogni orgoglio
mentre guardo il mio destino
sto pensando a te
quando ricordo mentre ancora sento il
tuo profumo
Ho la figa in liquefazione
e covo una gran voglia di masturbarmi.
Da un paio di settimane, col
sopraggiungere della primavera, si è
fatto più insistente il desiderio di
toccarmi. Mi masturbo in continuazione e
non so trattenermi dal farlo. Nemmeno
quando ero adolescente e mi volevo bene
da sola, utilizzando lo schizzo d'acqua
del doccino, lo facevo così spesso. Con
il sistema del getto d'acqua raggiungevo
l'orgasmo abbastanza facilmente, ed era
meno stancante che farsi la classica
sgrillettata.
Alla mia età dovrei
smetterla di toccarmi. Mi faccio schifo
da sola, ma ho dei pruriti così intensi
fra le cosce che mi stimolano a
penetrarmi di frequente con le dita.
Faccio salire la camicia da
notte sulle cosce e arrotolo il tessuto
fino all'ombelico. Distendo i piedi e li
appoggio sul tavolino collocato davanti
alla poltrona. Esito qualche istante
prima di toccarmi. Mi premuro di mettere
le gambe bene divaricate, dopodiché
accompagno un paio di dita alla
bocca per inumidirle di saliva. Sistemo
il palmo della mano a contatto del
soprassalto del pube e comincio a
sfiorarmi il clitoride adoperandomi in
un movimento flessuoso con l'estremità
delle dita.
Chiudo gli occhi e provo a
immaginare che sia Roberto a leccarmi la
figa. A lui piaceva un sacco
succhiarmela quando facevamo l'amore. Io
godevo mostrandomi ai suoi occhi da
troia perché lui ci sapeva fare nel
succhiarmi il clitoride.
A questo penso mentre
seguito ad ascoltare le parole di Vasco
Rossi che accendono di calore la stanza,
ma soprattutto la figa.
Sto pensando a te
mentre mi sveglio, quando corro tutto il
giorno
sto pensando a te
mentre cammino, mentre parlo, mentre
rido, mentre respiro
sto pensando a te
mentre mi spoglio di ogni orgoglio
quando guardo il mio destino
sto pensando a te
mentre ricordo quando ancora sento il
tuo profumo
Mi tocco e non posso fare a
meno di pensare al cazzo di Roberto. Sì,
al suo cazzo, perdiana! Al modo in cui
mi scopava, ai baci, alle carezze che ci
scambiavamo in modo furtivo, ai morsi
che mi dispensava sul sottile tratto di
pelle fra passera e buco del culo,
quello che lui aveva l'abitudine di
apostrofare come "terra di
nessuno".
Quando
faccio sesso con mio marito non posso
fare a meno di fare un confronto fra lui
e colui che per lungo tempo è stato il
mio amante. La storia che ho portato
avanti per lungo tempo con Roberto è
stata una parentesi intensissima e anche
importante della mia vita. Una storia
che ho deciso di interrompere, seppure
di comune accordo con lui, perché ero
consapevole che sarebbe stato pericoloso
portarla avanti. Di sicuro ci avrebbe
condotto all'inferno oppure in paradiso,
probabilmente. Troppo rischioso per
entrambi e per le nostre famiglie,
abbiamo convenuto.
Na
na na
Cosa faresti al posto mio
se ogni pensiero
se ogni pensiero fossi io?
Cosa faresti tu?
Cosa faresti tu?
Cosa faresti al posto mio
se ogni pensiero
se ogni pensiero fossi io?
Cosa faresti tu?
E' trascorso
parecchio tempo da quando io e Roberto
abbiamo interrotto la nostra relazione.
Ci sentiamo ancora, seppure
saltuariamente, soltanto per questioni
di lavoro. Ma quando lo vedo mi emoziono
e tremo da capo a piedi come quando l'ho
baciato la prima volta.
Baciare ed essere baciata
da Roberto mi piaceva moltissimo. Era
una droga che ci legava l'uno all'altra.
I baci che ci scambiavamo non erano solo
un preambolo verso i successivi piaceri
della carne, ma qualcosa di molto intimo
che non ho mai provato con nessun altro
uomo.
Ripensando
ai suoi baci mi ritrovo bagnata fradicia
tra le cosce. E non so se essere
contenta oppure dispiaciuta. Sono
consapevole che prima o poi succederà
che ci ritroveremo a fare l'amore e
sbracheremo tutt'e due. E' solo
questione di tempo e non ci saranno,
mariti, mogli e figli, né Cristi né
Madonne a trattenerci perché lui ed io
siamo fatti uno per l'altra e lo
sappiamo bene.
Seduta sulla poltrona non
posso seguitare a toccarmi e nello
stesso tempo riempirmi i polmoni di
nicotina. Spengo la sigaretta nel
portacenere e mi concentro sul mio
piacere. Sono eccitata, molto eccitata.
Vado avanti a toccarmi fra le cosce,
carezzando il clitoride, turgido come il
bocciolo di un fiore, mentre osservo i
fragili cristalli di neve che, sospinti
da improvvise folate di vento, si
infrangono contro i vetri appannati
della finestra.
Mi ritornano alla mente le parole che Roberto mi sussurrava
all'orecchio mentre facevamo l'amore.
Era in quei momenti
d'intimità che rendeva manifesto il suo
affetto per me. Diceva che ero la donna
della sua vita, quella con cui avrebbe
desiderato trascorrere tutte le notti e
il resto dei giorni.
Non
credo fosse tutto merito delle scariche
di adrenalina che scuotevano il suo e il
mio corpo, da capo a piedi, a fargli
pronunciare quelle parole mentre
sprigionavamo la carica erotica che
respiravamo nell'aria attorno a noi.
Quando mi ha scelta per
lavorare come assistente alle sue
dipendenze, nella ditta della moglie,
fra noi c'era stato da subito empatia,
forse attrazione, ma soprattutto intesa
reciproca. Abbiano finito per conoscerci
poco per volta, giorno per giorno,
lavorando a stretto contatto di gomito.
Il legame, non solo quello di lavoro, è
diventato sempre più coinvolgente,
tanto che alla fine non ha potuto fare a
meno di cercare un contatto fisico col
mio corpo.
Io
non desideravo altro. Ero pronta a fare
qualsiasi cosa se solo me l'avesse
chiesto, nonostante fossimo tutt'e due
sposati, genitori, e sua moglie fosse
mia amica, nonché titolare dell'azienda
per cui lavoravamo.
La nostra storia ha avuto
inizio un sabato mattina. Eravamo soli
negli uffici della fabbrica impegnati a
sbrigare delle faccende urgenti di
lavoro. Tutt'a un tratto Roberto mi si è
avvicinato mentre stavo armeggiando
intorno alla fotocopiatrice. Da
dietro mi ha cinto a sé con entrambe le
braccia. Non mi sono scostata ho
lasciato che mi baciasse sul collo
mentre le sue mani si sono infilate
sotto il pullover. Le dita hanno superato il bordo del
reggiseno e hanno raggiunto i capezzoli
turgidi. Ho lasciato che li
accarezzasse, godendo dei palpeggiamenti
delle dita mentre mi baciava con
insistenza, premendo le labbra sulle
corde del collo.
Ho
avuto più di un sussulto. E per non
cadere in trance ho dovuto eseguire più
di un profondo respiro perché è questo
l'effetto che hanno avuto su di me quei
baci. Dopodiché mi sono girata verso di
lui e le nostre labbra si sono
avvicinate.
Seguito a toccarmi fra le
cosce sciorinando l'estremità delle
dita fra le labbra umide. La passera
sbrodola una quantità esagerata
d'umore. Potrei raccattarlo con un
cucchiaio tanto è abbondante. Tengo la
mano appoggiata alla fessura della
passera e sollevo di continuo il bacino
sfiorando il clitoride contro le dita. I risultati sono
sbalorditivi.
Godo!
Godo da impazzire! Mi piace masturbarmi,
lo trovo rilassante. Riprendo a toccarmi, lentamente, per trarre
maggior piacere dallo sfregamento della
dita sulla carne. E non vorrei venire
mai.
E' per effetto di Roberto
che oggi mi sta succedendo tutto questo?
Boh, forse sì. Mi tornano alla mente le
trasferte in macchina quando andavamo a
fare visita ai clienti, rare occasioni
in cui potevamo stare insieme senza
destare sospetti, ma soprattutto ricordo
le ore di lavoro straordinario trascorse
in ufficio aspettando che sua moglie se
ne andasse per rimanere soli lui e io,
avviluppati l'uno all'altra senza mai
arrivare ad avere un rapporto completo,
solo qualche pompino e qualche leccata
di passera. Tutt'e due consapevoli che
prima o poi avremmo finito per scopare.
I nostri corpi si sono congiunti per la
prima volta al parcheggio
dell'aeroporto. Roberto doveva recarsi a
Londra per lavoro e io l'avevo
accompagnato con la mia macchina
all'aerostazione. Sul posto eravamo
giunti con largo anticipo sull'orario di
partenza previsto del volo. L'avevo
fatto apposta, per rimanere più a lungo
sola con lui.
E'
accaduto nel parcheggio, sui sedili
della mia macchina, quello che sarebbe
dovuto succedere molto tempo prima.
Abbiamo fatto l'amore, sdraiati sui
sedili come due ragazzini alle prime
esperienze amorose, con la
consapevolezza che la nostra non era
soltanto una scappatella, ma qualcosa
molto più importante di una attrazione
fisica. Un amore puro, diverso da quello
che provavamo per i nostri rispettivi
coniugi. Un sentimento decisamente
superiore a quello che avevamo provato
prima di allora.
Quando il fottutissimo aereo è
decollato per Londra sono rimasta con
gli occhi incollati per aria a guardare
il cielo fintanto che l'aereo è
scomparso all'orizzonte nascosto dalle
nuvole. Il ritorno verso casa è stato
il viaggio più lungo della mia vita.
Pensieri, congetture, e ispirazioni mi
ronzavano nella mente. Quello che più
mi ha impressionato durante il viaggio
di ritorno è che la passera ha
seguitato a pulsarmi con insistenza,
seppure a distanza di tempo dopo quando
era accaduto fra me e Roberto nel
parcheggio dell'aerostazione.
Seduta sulla poltrona penso
a tutte le volte in cui abbiamo fatto l'amore
all'aeroporto e mi monta il piacere
dell'orgasmo. Mi accarezzo le tette e
stropiccio i capezzoli, appuntiti e
spessi, per l'eccitazione che mi porto
addosso, deliziandomi del piacere che so
darmi da sola. Incomincio a tremare
tutta mentre le morbide pareti della
passera si contraggono. Gli spasmi si
susseguono rabbiosi. Sollevo il sedere
più volte mentre il respiro mi viene a
mancare e smetto di toccarmi. Stringo
forte le cosce attorno alla mano mentre
vengo con una vampata di calore che mi
sale dritta sino al cervello. Mi
arriccio su me stessa col fiato rappreso
che mi lascia per qualche istante la
vista annebbiata e incapace di cogliere
quanto mi circonda.
Quando mi riprendo guardo
attraverso la finestra i fiocchi di neve
che seguitano a cadere e imbiancano i
tetti delle case. Non posso fare a meno
di pensare che la storia a cui Roberto e
io abbiamo messo la parola fine avrebbe
potuto funzionare. Adesso che non lavoro
più con lui ci vediamo occasionalmente,
scambiandoci solo qualche bacio e delle
fuggevoli carezze, ma ogni volta che
incrocio i suoi occhi scopro che tutto
quello che ho lasciato è bello come lo
era allora. So benissimo che appena si
presenterà l'occasione non saprò
dirgli di no. Lo stringerò forte a me e
tutti i miei impedimenti andranno a fare
in culo. In fondo è questo quello che
desidera anche lui.
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