Prostitute
dalla pelle nera si scaldavano
attorno i bracieri disseminati lungo la strada che
dalla città conduce all'aeroporto
Giuseppe Verdì. Malgrado le basse
temperature della notte le prostitute
esibivano una surreale esposizione di
seni, natiche e gambe, messi in vendita a chi
era disposto a scucire una manciata di
euro.
L'appuntato Maccaluso, alla
guida di una pantera della Polizia di
Stato, dava ascolto alle parole che il
commissario Giacomazzi, seduto al suo
fianco, gli riversava addosso da quando
avevano lasciato il cortile della
Questura. Una pattuglia della Squadra
Mobile, in servizio di perlustrazione
notturna, aveva segnalato alla centrale
operativa un evento delittuoso. Era un
casolare di campagna, ubicato
nell'immediata periferia della città,
il luogo del delitto, ed era lì che
congiuntamente al commissario Giacomazzi
era diretto.
- Questa città sta
morendo! Ed è un vero peccato perché
sta succedendo nell'indifferenza
generale della gente. Quello che
intristisce è che le persone se ne
fregano oppure fanno finta di niente. -
disse il commissario a conclusione del
lungo discorso fatto all'appuntato che
per tutto il tempo aveva prestato
attenzione, in silenzioso ascolto, alle
parole del superiore in grado.
- In vent'anni di servizio
nella Polizia di Stato ne ho visitate
parecchie di città e questa,
commissario, le assicuro che è la meno
peggio di tutte. - disse Maccaluso
mentre al volante dell'Afa 159 procedeva
a velocità sostenuta sulla tangenziale,
districandosi nell'intenso traffico
notturno, con i fari rotanti dei
lampeggianti bianchi e blu in funzione.
- Questa città, al pari di
tante altre città del settentrione, fa
schifo. Maccaluso. Anzi, ti dirò di più:
per me è il nulla. Chiunque vive in
questo posto è perduto.
- Perché?
- La gente di questa città
è ammalata di pseudo-perbenismo. La
maggiore preoccupazione di uomini e
donne è di esibire capi di
abbigliamento griffati, magari anche
contraffatti, pur di apparire e farsi
notare. Questa città fa schifo.
Maccaluso!
- Se penso al paese dove
sono nato e cresciuto, con le strade
sempre sporche d’immondizia, i servizi
pubblici allo sfascio, la mancanza di
verde pubblico, e le scuole al degrado,
allora le dico che a fare schifo è la
realtà da cui provengo, non questa città.
Io e la mia famiglia ci stiamo bene qui
al Nord, anche se la vita è molto più
cara rispetto al Sud. Perlomeno in
questa città tutto sembra funzionare
nel migliore dei modi. Al mio paese i
servizi pubblici sono allo sfascio e non
sto a parlarle della sanità pubblica
perché, in caso di necessità, si è
costretti a fare ricorso alle cliniche
private altrimenti negli ospedali si
rischia di morire. Al mio paese politici
e amministratori sono tutti dei
corrotti. Con il malaffare hanno mandato
in malora tutto il litorale, non c'è
rimasto un solo tratto di costa immune
da abusi edilizi. Anche il mare fa
schifo! In estate quando faccio ritorno
al mio paese, per godermi le ferie
estive, esito nel portare i miei figli a
fare il bagno in quelle acque tanto sono
inquinate dagli scarichi delle fogne
prive di depuratori.
- Maccaluso! Questa città
sarà bella e pulita, ma è morta perché
è la coscienza dei suoi abitanti che è
morta. Indifferenza ed egoismo hanno
preso il posto della solidarietà, fra
la gente c'è solo paura verso tutto ciò
che è diverso, non lo hai capito? In un
paese poco distante dalla città il
sindaco ha persino messo una taglia di
500 euro per ogni extracomunitario che i
vigili urbani fermano se lo trovano
privo del permesso di soggiorno. E' uno
schifo Maccaluso!
- Ma come può affermare
tutto questo proprio in questi giorni
che precedono le feste del Natale? Basta
guardarsi intorno per accorgersi che
qui, come in poche altre città, si
sente che è arrivato il Natale! Non ha
notato quanti mercatini ci sono in giro
per le strade del centro storico in
questo periodo dell'anno ravvivato dalle
luminarie?
- Beh, allora ti dirò che
i mercatini di Natale sono una idea da
cerebrolesi per cerebrolesi. Ambulanti
che vendono statuine e presepi kitsch,
alberi finti, e balocchi di plastica.
Neanche sforzandomi riuscirebbero a
incuriosirmi. E' solo consumismo,
Maccaluso!
- Lei è nato pessimista
commissario.
- Maccaluso, guardati
attorno. Li vedi tutti quei clienti, al
volante di grosse automobili, fermi al
bordo della strada a contrattare con le
prostitute di colore? Sono gli stessi
che durante il giorno sfruttano gli
extracomunitari facendoli lavorare in
nero e la domenica vestono con cravatta
verde e fazzoletto verde al taschino
della giacca e inneggiano alla Lega.
Capito? Ormai ho perso la capacità
d'indignarmi di fronte a queste
brutture. Loro si trovano bene in questo
letamaio e non capisco perché abbiano
tanti motivi per lamentarsi. Io per
fortuna non sono ancora come tutti loro.
- Io non mi interesso di
politica, voto a destra, ma per quanto
mi riguarda i politici sono tutti
uguali. Dei ladri!
- La strada che stiamo
percorrendo dovrebbe funzionare da
biglietto da visita per chi
dall'aeroporto raggiunge la città.
Guarda invece il degrado che c'è. La
carreggiata è occupata a ogni ora del
giorno e della notte da prostitute e
transessuali. Un mercato del sesso
condito con la spazzatura che si
accompagna a ogni incontro amoroso
consumato in auto tra gli anfratti
polverosi, le piante, e i cespugli
attorno alla tangenziale.
- Ci vorrebbero più uomini
e mezzi per contrastare questo degrado.
- Anche se fossimo in più
poliziotti non saremmo comunque in grado
di contrastare la prostituzione perché
è impossibile debellarla. Nemmeno vale
la pena mettersi a inseguire una di
quelle disgraziate nigeriane che
scappano ogniqualvolta i nostri
superiori ci ordinano di fare una
retata. Una volta intercettate il
magistrato le rilascia dopo averle
consegnato il foglio di via, dopodiché
ce le ritroviamo da capo la sera
successiva accanto a qualche falò a
adescare clienti nella solita vetrina
della carne.
- E' tutto vero quello che
lei dice commissario. Io però continuo
a stupirmi per la presenza di quelle
slave minorenni che trascorrono
l'inverno su queste strade, per non
parlare delle tossiche con i denti
consumati dall'eroina e infettate
dall'AIDS che, invece di suscitare
ribrezzo nei clienti, sembrano
aumentarne l'attrazione.
L'Alfa 159, parzialmente
blindata, dotata di vetri
antisfondamento, stava procedendo su un
lungo rettilineo con le luci dei
lampeggianti che luccicavano nella notte
buia. Ai lati della carreggiata colonne
di autovetture, con a bordo una umanità
di uomini maturi e ragazzotti impegnati
in tour post birreria, sfilavano davanti
alle puttane mantenendo i finestrini
abbassati e le mani protese verso il
corpo delle ragazze per verificare la
consistenza della merce in vendita.
- Ci vai a puttane
Maccaluso?
- Chi io?
- Sì perché ti sembra così
strana la cosa?
- No, affatto, ma perché
mi ha fatto questa domanda?
- Stavo pensando che molte
di queste ragazze guadagnano dai 500 ai
1000 euro per notte. Io ne guadagno
circa 2000 al mese con gli straordinari
mentre una qualsiasi di quelle
prostitute ne intasca dai 15.000 ai
30.000. Ma sono convinto che con la
crisi finanziaria e la crescente
disoccupazione anche i prezzi delle loro
prestazioni saranno in calo, sbaglio?
- Di sicuro la crisi si è
fatta sentire anche per loro. Forse
avranno abbassato le tariffe. Meno
clienti e meno soldi.
- In ogni caso rimane un
bel guadagnare, anche se il denaro
finisce in gran parte nelle tasche dei
loro sfruttatori.
- Le rumene sono quelle che
hanno tariffe più alte di tutte: da 30
a 60 euro. Ma le più giovani e più
gettonate chiedono parecchio di più. E
poi le slave non si risparmiano
dall'andare con chiunque, soddisfacendo
qualsiasi tipo di richiesta dei clienti,
purché paghino.
- Allora Maccaluso sei al
corrente anche del tipo di prestazioni.
- Beh, per forza,
altrimenti che poliziotto sarei? - disse
l'appuntato spendendosi in un contenuto
sorriso.
- Maccaluso, tu non me la
stai raccontando giusta.
L'orologio posto nel
cruscotto della vettura segnava le 2,00.
Ancora un paio di chilometri e avrebbero
lasciato la tangenziale per immettersi
sulla strada statale che conduceva nella
direzione della Bassa Parmense.
A scoprire il cadavere era
stata una pattuglia in servizio di
perlustrazione nella zona. Recatisi sul
posto dopo che al 118 era pervenuta la
richiesta di soccorso di una donna,
apparentemente in stato confusionale,
avevano trovato un uomo impiccato a una
trave.
Al raccordo anulare con la
statale che conduceva nella direzione
della sponda lombarda il commissario
Giacomazzi e l'appuntato Maccaluso
avvistarono la presenza di alcuni fari
rotanti che lampeggiavano nella
campagna. Quando raggiunsero il casolare
una folla di curiosi, nonostante l'ora
tarda, era adunata nell'aia della casa
colonica recentemente ristrutturata. Due
pantere della polizia, l'automedica e
una ambulanza erano presenti nel cortile
con le luci dei fari che mandavano lampi
blu.
Quando il commissario
Giacomazzi scese dalla macchina gli
venne incontro un poliziotto impegnato a
mantenere lontano dal cortile la folla
di curiosi.
- Buona sera commissario. -
disse il poliziotto, portando la mano
alla tesa del cappello in segno di
saluto, quando si trovò dinanzi al
superiore.
- Che è successo? Davvero
c'è un omicidio?
- Il medico sostiene che
l'uomo che abbiamo rinvenuto impiccato
non si è suicidato. Però non si tratta
nemmeno di un omicidio. In ogni caso sarà
bene che ne parli con lui per capire di
cosa si tratta. E' un gran casino!
- Il medico è dentro?
- Sì, è ancora qui.
- Allora andiamo a vedere
di cosa si tratta. Spero che non abbiate
toccato niente, eh? Se la squadra
scientifica avrà bisogno di eseguire
dei rilievi occorre che nulla sia stato
manomesso per non inquinare le prove,
altrimenti è un gran casino.
- Non si preoccupi
commissario abbiamo lasciato tutto come
lo abbiamo trovato. Solo il medico e un
paio di soccorritori hanno messo piede
nella taverna, oltre alla donna che ha
rinvenuto il cadavere.
- E chi sarebbe 'sta donna?
- E' la madre dell'uomo che
abbiamo scoperto impiccato a un trave.
- Va bene, dai guidami al
cadavere.
Il poliziotto fece strada
al commissario Giacomazzi e lo
precedette fino alla taverna dove,
appeso a un trave, penzolava il cadavere
di un uomo nudo dalla cintola in giù.
Le ceneri, residuo di
un fuoco, brillavano nel caminetto posto
in un angolo della stanza, dirimpetto
all'unica finestra della taverna. Sotto
i piedi del cadavere il commissario notò
la presenza di uno sgabello di piccole
dimensioni rovesciato di lato. Girò
tutt'attorno al cadavere stupendosi nel
costatare che l'uomo, dall'apparente età
di trent'anni, aveva indosso solo la
camicia, mentre era nudo dalla cintola
in giù e privo scarpe.
- Il medico che lo ha
soccorso dove è andato a finire? -
chiese il commissario Giacomazzi
all'appuntato Cirillo che si era
premurato di mettersi a sua disposizione
e lo aveva accompagnato nella taverna.
- Vado a chiamarlo. E'
nell'altra stanza impegnato ad assistere
la madre dell'uomo che abbiamo trovato
impiccato, perché si è sentita male. -
disse allontanandosi dalla stanza.
Qualche istante dopo il
medico rianimatore si presentò nella
taverna preceduto dall'appuntato
Cirillo.
- Ha bisogno di me
commissario? - disse il medico, un tipo
fighetto probabilmente fresco di laurea.
- Sì.
- Vuole sapere come è
morto?
- Certo, altrimenti perché
l'avrei fatta venire qua.
- E' un caso di ipossifilia.
- Che è?
- Il termine tecnico è
Asphyxophilia. E' una tecnica sessuale
di chi pratica l'autoerotismo.
- Cazzo! Non potevate
inventare un nome più semplice voi
medici.
- L'ipossifilia consiste
nell'aumentare il piacere dell'orgasmo
facendo diminuire l'apporto di ossigeno
che arriva al cervello utilizzando a
tale scopo dei cappi, come è accaduto
in questo caso, oppure corde, sacchetti,
cappucci. Alcune tecniche masturbatorie
possono essere molto pericolose. E
questa ne è la prova. Se osserva con
attenzione il cazzo del cadavere noterà
che è ancora impiastricciato di sperma,
mentre sul pavimento sono evidenti le
tracce della medesima sostanza.
Il commissario Giacomazzi
si avvicinò al cadavere e notò che
quanto aveva affermato il giovane
medico, che pareva saperla lunga
sull'argomento, era vero. E si rammaricò
di non avere notato quelle tracce.
- E' la prima volta in
tanti anni di attività nella Polizia di
Stato che mi capita di assistere a un
caso come questo.
- Non si deve meravigliare
più di tanto commissario. Le modalità
devianti di chi si masturba sono
tantissime, le più frequenti sono
quelle di chi introduce nell'uretra o
nel culo dei corpi estranei mentre si
masturba. Ma col mestiere che fa lei
chissà quante cose strane le sarà
capitato di vedere, no?
- Sì, certo. - disse il
commissario Giacomazzi nascondendo un
certo imbarazzo.
- La gente fa uso degli
oggetti più strani per trovare piacere
nel masturbarsi, a cominciare dalle
matite, e poi chiodi, filamenti, e
persino dei tubicini. Questo per quanto
riguarda l'uretra, mentre per il culo
gli oggetti sono di maggiore dimensione.
Mi riferisco ai colli di bottiglie,
tubi, manici di scopa.
- Mi è capitato qualche
volta di condurre al Pronto Soccorso
gente con delle bottiglie infilate nel
culo a causa del risucchio.
- Addirittura c'è chi
introduce dei serpentelli di piccole
dimensioni nell'uretra che risalgono
fino alla vescica.
- Tutto questo per provare
maggior piacere?
- Eh, sì. Ma tutte queste
pratiche possono diventare
particolarmente dannose, poiché possono
provocare ferite e come in questo caso
condurre alla morte.
- Eppure c'è chi seguita a
metterle in pratica.
- L'asfissia autoerotica,
quella che ha causato la morte di questo
povero cristo, è un gioco molto
pericoloso di masochismo. Il problema è
che, anche senza arrivare alla morte del
soggetto, se l'asfissia non viene
arrestata in tempo può causare gravi
stati di incoscienza e impedire a chi la
pratica d'interrompere questo gioco
erotico. Nella migliore delle ipotesi si
possono arrecare danni alla carotide,
ipossigenazione al cervello, rottura di
capillari che possono dare emorragie.
- Accidenti! - disse
Giacomazzi, impressionato dalle parole
del medico.
- I danni da
ipossigenazione non si ripristinano
automaticamente col ritorno del respiro,
ma richiedono diverso tempo, e se la
pratica si ripete i danni si accumulano.
Spesso chi la pratica perde il controllo
della situazione a causa della
deprivazione di ossigeno. Allora si ha
perdita di coscienza con conseguenze
mortali come è avvenuto nel caso di
quest'uomo che, stirando il midollo
spinale con un cappio, per provare
maggior piacere al momento dell'orgasmo,
ha trovato la morte.
- Beh, è una roba da
matti. Un conto è giocare con la
propria partner a essere umiliati,
legati, percossi, al fine di raggiungere
l'eccitazione sessuale. Ma adoperarsi a
realizzare certe cose come l'ipossifilia,
o come diavolo si chiama 'sta tecnica,
bisogna essere dei pazzi.
- Certi uomini si limitano
a immaginare, mentre si masturbano o
hanno un rapporto sessuale, di essere
violentati, tenuti bendati, legati da
altri in modo che gli sia resa
impossibile la fuga. Di solito un
masochista chiede al partner, uomo o
donna, di
essere schiaffeggiato, sculacciato,
bendato o umiliato in qualsiasi modo,
anche facendosi urinare o cacare
addosso.
- Allora non c'è bisogno
che faccia venire sul posto i colleghi
della scientifica per eseguire ulteriori
indagini, se mi assicura che si tratta
di un caso di ipossifilia o come cazzo
si chiama 'sta cosa.
- Questa pratica causa la
morte di 10 persone al giorno in tutto
il mondo. Sta scritto sui libri di
medicina. E' una pratica da non fare
mai, è veramente pericolosa.
- Se lei è così gentile
da stilare il referto della morte darò
ordine di avvisare l'ufficio della
Procura della Repubblica per rimuovere
la salma e trasportarla all'obitorio per
l'autopsia.
- Va bene, mi premuro di
farlo subito.
- Okay.
- Ispettore... - disse
Maccaluso che per tutto il tempo era rimasto in disparte ad ascoltare
con curiosità le parole del medico. –
Mi ricordo che qualche anno fa, a
Firenze, un uomo morì in circostanze
simili a questa. I RIS ci misero molto
tempo a capire che si era trattato di un
incidente provocato da un gioco erotico
e non di un omicidio.
- Tu e io apparteniamo alla
Polizia di Stato. A certe conclusioni ci
arriviamo prima degli altri.
L'alba era spuntata da poco
quando il commissario Giacomazzi lasciò,
insieme all'appuntato Maccaluso, il
casolare. Dopo la visita del sostituto
Procuratore della Repubblica il cadavere
fu rimosso dalla trave che lo teneva
sospeso per il collo. I necrofori
provvidero a portare i resti mortali
all'obitorio, dopodiché la porta
d'accesso alla taverna fu sigillata.
Mentre l'Alfa 159
percorreva il tratto di tangenziale il
commissario Giacomazzi si perse a
guardare le rare africane
accanto ai falò, al freddo, ad
aspettare clienti per guadagnarsi il
pane da vivere, vittime di
organizzazioni criminali che si
arricchivano con il loro sfruttamento.
Un improvviso banco di
nebbia distolse la sua attenzione dalle
prostitute appostate ai margini della
strada. Tutt'a un tratto si trovò a
pensare alla pratica erotica, estrema e
pericolosa, che aveva portato alla morte
l'uomo trovato stecchito nella taverna.
Marilena, la donna che da circa sei mesi
era la sua amante, lo costringeva sempre
più spesso a stringerle il collo
proprio nel momento in cui stava per
raggiungere l'orgasmo. La richiesta era
diventata continua e pressante al punto
che ogni volta gli chiedeva di osare di
più, con la presa attorno il collo,
anticipando e prolungando i tempi di
soffocamento.
Marilena era portata al
masochismo. Le piaceva essere
sculacciata e ricevere schiaffi, spesso
gli chiedeva di strizzarle i capezzoli
fino a farla urlare, oppure di
strattonarle la coda dei capelli in modo
energico mentre lui la prendeva da
dietro alla pecorina. Ma più di tutto
le piaceva che lui le agitasse il capo
fra le mani mentre stava per venire.
Quando scopava non conosceva mezze
misure. Essere maltrattata la mandava in
visibilio.
Dopo quanto aveva visto
nella taverna quella notte, e dato
ascolto alle parole espresse dal medico
rianimatore a proposito dell'ipossifilia,
era preoccupato perché se a Marilena
faceva impazzire di piacere essere
strozzata, adesso aveva paura di farle
male se avesse seguitato a pretendere di
fare sesso in quel modo, con le mani
strette intorno al collo.
Tutt'a un tratto il banco
di nebbia scomparve e lasciò spazio a
qualche raggio di sole. Il traffico di
automobili e autocarri sulla tangenziale
era intenso come ogni mattina. La
pantera guidata con perizia
dall'appuntato Maccaluso seguitò a
farsi largo fra le macchine con i
lampeggianti accesi. In meno di dieci
minuti avrebbero raggiunto la questura,
dopodiché ognuno sarebbe tornato a casa
propria e avrebbero ripreso servizio nel
tardo pomeriggio per il turno di notte.
- A me quelle africane
fanno pena. - disse l'appuntato
Maccaluso indicando un gruppo di
nigeriane raccolte attorno a un falò al
bordo della strada.
- Questa città è morta,
Maccaluso! Adesso deve solo rinascere. -
concluse il commissario.
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