SLOT MACHINE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

     - Non giudicarmi male, ma capita che ci parlo con le slot. - disse la ragazza, con lo sguardo fisso verso il fondo del bicchiere, dopo avere sorseggiato le ultime due dita di Coca-Cola.
   Seduto sulla sedia a trampolo, davanti al bancone della Caffetteria Zanzibar, davo ascolto alle parole che la ragazza mi rivolgeva come se fossi il suo confessore. Estranei uno all'altra c'eravamo conosciuti soltanto qualche istante prima, ma entrambi avevamo una grande voglia di conoscerci, seppure con scopi diversi. Chiunque mi avesse avvicinato in un posto come quello non lo avrebbe fatto per caso, infatti, al pari di molti altri clienti della caffetteria, dediti a giocare con le slot machine, anche lei era interessata a ottenere da me un prestito di denaro, ciononostante le diedi corda fingendo di non esserne consapevole.
   Dotata di una ragguardevole carica sensuale, mostrava d'avere poco più di vent'anni. Alta, mora, pelle ambrata, gambe chilometriche, terza di seno, viso carino nonostante la presenza del piercing a un sopracciglio, era la classica ragazza del sud. Non apparteneva alla categoria delle fighette che se la portano a spasso ridendo e scherzando insieme a uno stuolo di amiche, ma un po' zoccola doveva esserla, pensai, altrimenti non sarebbe finita in uno schifoso posto come quello. Una femmina da sedurre e abbandonare, e io ero disposto a sborsare qualsiasi cifra per passare mezz'ora di sesso con lei.
   Non avevo mai notato la sua presenza fra la clientela femminile che bazzicava nella Caffetteria Zanzibar. Ma dopo averla sentita bestemmiare mentre guardava girare i rulli delle slot, attenta ai simboli che vi facevano capolino, facendole battere il cuore, feci fatica ad accettare che fosse caduta fra le grinfie ipnotiche delle slot machine.
   - Ci parli? E cosa ci racconti di bello alle slot? - risposi.
   - Sembra impossibile da comprendere, lo so, ma è questo il livello di dipendenza psichica a cui sono arrivata da quando, un anno fa, ho iniziato a giocare con queste infernali macchine mangiasoldi. 
   - E allora smetti di giocarci.
   - Dici bene, ma se continuo a giocare è perché ho la certezza che prima o poi vincerò parecchio denaro. Sto sperimentando un metodo tutto mio che mi porterà ad avere successo, altrimenti non starei qui. Non credi?
   - Se sei qui è perché sei diventata compulsivamente schiava di quelle macchinette mangiasoldi. - dissi indicando la fila di slot machine dislocate a pochi metri da noi. - Sei caduta nella trappola del gioco d'azzardo e non riesci a contenerti. E' così?
   - Sbagli! Posso smettere quando voglio, io. Cosa ti salta in mente!
   - E cosa c'hai di diverso dalla teppaglia di persone che frequentano posti come questo? - dissi indicando i ghigni delle persone che stazionavano davanti alle slot machine, impegnate a infilarci dentro monete da uno o due Euro, con la speranza di vedersi vomitare addosso monete sonanti.
   - Cosa c'ho di diverso? Tu cosa credi che abbia di diverso? - disse sporgendo il petto in avanti mostrandomi l'abbondante latteria che debordava dall'ampio décolleté. - E poi perché hai tacciato di teppaglia la gente che frequenta questo posto? Chi cazzo ti credi di essere? Ma ti sei mai guardato allo specchio?
   - Hai ragione a mostrarti stizzita, infatti, è tutta gente per bene quella che frequenta la caffetteria. Peccato che molti di quei signori, impegnati a giocare alle slot, finiranno per perderci lo stipendio o la pensione nel giro di un paio d'ore.
   - E tu cosa ci vieni a fare qui? - disse rivolgendosi a me in modo sprezzante.
   - Chi, io?
   - Sì, tu.
   - Beh, io vengo qua per fare una chiacchierata con chi mi capita, come sto facendo con te. Di sicuro non per giocare.
   - Dai, sii più chiaro, dillo cosa vuoi dalle persone, sii più esplicito e dimmi cosa vuoi da me.
   - Niente, anzi se proprio vuoi saperlo sono disposto ad aiutarti se hai bisogno di denaro.
   - Prestiti da usura, vero?
   - Che parole grosse. Sono soltanto delle cessioni temporanee di denaro quelle che pratico alle persone, a volte in cambio di denaro oppure più semplicemente di favori. 
   - In poche parole sei una sanguisuga! Uno che si approfitta delle debolezze della gente per trarne profitto. E' così?
   - Sono parecchie le persone che in questo momento vedi attaccate alle macchinette e fanno ricorso alla mia persona quando hanno bisogno di denaro. Non sono così malefico come mi hai descritto.
   - Sei una specie di avvoltoio. Sei in attesa che una di quelle persone perda denaro al gioco per poi intervenire con prestiti dalle percentuali da usuraio. Dico bene?
   - Sei acida nell'attribuirmi appellativi offensivi..
   - Se ti chiedessi un prestito di 500 Euro, me lo faresti?
   - Dipende...
   - Da cosa?
   - Dalle garanzie che puoi darmi. Mica posso consegnarti tutti quei soldi senza tutelarmi in qualche modo. Mi capisci no.
   - Sì, certo.
   - Non saprei quali garanzie darti a parte la mia parola d'onore. E poi sono certa che giocando con una somma del genere porterei a casa una bella vincita, non credi?
   - Se lo dici tu.
   - Dai, dimmi quale garanzia vuoi, sono curiosa di saperlo.
   Rimasi qualche secondo col fiato sospeso prima di spiaccicarle la proposta, dopodiché, guardandola fisso negli occhi, gliela feci.
   - Il tuo corpo.
   - Eh? 
   - Hai capito bene. Se dopo che hai giocato non mi restituisci immediatamente la somma che ti avrò ceduto a prestito, con l'interesse del 15%, allora, in cambio, mi darai il tuo corpo per farne ciò che voglio.
   Probabilmente non era preparata a ricevere una simile proposta, infatti, rimase muta per qualche secondo, con la testa abbassata, umiliata dalla indecente proposta che le avevo fatto, dopodiché rialzò il capo e pronunciò una sola parola:
   - Accetto!
   - Posso farti una domanda?
   - Dimmi.
   - Giocando alle slot hai mai vinto?
   - Una volta sono riuscita a vincere la bellezza di 2400 Euro! C'ho impiegato parecchie ore, quasi otto di gioco consecutivo, cambiando macchinetta ogni volta che conseguivo una vincita, infine ho portato a casa una cifra ragguardevole.
   - Hai mai perso cifre molto alte?
   - Un po' per fortuna e un po' per l'abilità che ho nel gioco, sono riuscita a non perdere tantissimo denaro.
   - Stai dicendomi la verità?
   - E perché non dovrei?
   - Non lo so, però la maggior parte delle persone che vedi incollate alle slot sono destinate a giocare tutti gli Euro che hanno nel portafoglio. Alla fine il giocatore è e rimane un perdente perché tutto quello che vince lo rigioca immediatamente oppure lo fa nei giorni seguenti. 
   - A me non dispiace starmene a guardare gli altri mentre giocano. Come ho fatto oggi.
   - Ma dai, vuoi prendermi per il culo? Se lo hai fatto è soltanto perché non hai sufficiente denaro in tasca da giocare. Non è così?
   - Ma...
   - Convinciti che tutto il tempo che trascorri davanti alle slot è un danno per la tua vita sociale. Sono curioso di sapere cosa fai fuori di qui? Studi? Lavori? 
   - Sono iscritta all'università.
   - E quale facoltà frequenti?
   - Giurisprudenza.
   - Se ti do il denaro pensi che riuscirai a vincere?
   - Sì.
   - Prima che ti consegni i 500 Euro soffermati a guardare le persone attaccate alle slot. Hanno dei comportamenti da alienati, da giocatori patologici, e mi fanno pena. Spero di non vederti inserire degli stuzzicadenti per bloccare i pulsanti in modo da fare giocare le macchine in continuazione, oppure giocare in più slot nello stesso tempo.
   - Tu consegnami il denaro che poi ne riparliamo.
   - Vorrei darti un consiglio prima che inizi a giocare, posso?
   - Vai pure... dimmi.
   - Magari la cosa che sto per dirti la conosci già, non lo so, comunque sappi che ai fini delle vincite è indispensabile trovare le slot piene di denaro. Per rendersene conto esiste una tecnica molto semplice: ascoltare il suono delle monete mentre cadono dalla feritoia. Quando inserisci il denaro nella macchina, se il tempo di caduta è lungo allora sta a significare che è vuota, mentre se il tempo è breve vuol dire che la slot è piena di denaro e hai maggiori possibilità di vincere.
   - Uhm... non ci avevo mai pensato.
   - Dopo qualche esercizio di prova sono certo che riuscirai a determinare il suono della caduta molto facilmente.
   - Beh, allora, me lo dai il denaro che mi hai offerto?
   Tolsi dalla tasca della giacca un rotolo di bigliettoni da 50 Euro, Ne contai una decina e feci l'atto di consegnarglieli. Lei allungò la mano per afferrare le banconote, ma prima che potesse appropriarsene le afferrai il polso con la mano libera e le ricordai le condizioni per la restituzione del denaro. 
   - Sì, ho capito che ti piacerebbe scoparmi. Non è così?
   - Beh, mi verrebbe a costare assai cara una scopata con te, ma sono altrettanto certo che ne varrebbe al pena, non credi?
   Mentre la ragazza si allontanava dal bancone dove c'eravamo intrattenuti a parlare, approfondendo il discorso del prestito di denaro, mi soffermai a guardare la fila di slot machine, disposte sul fondo della caffetteria, e non potei fare a meno di pensare che quelle macchine mangiasoldi nascondevano dei meccanismi, come il ritmo delle immagini e dei suoni, che sembravano fatti apposta per condurre chi ci gioca a uno stato ipnotico, sino a fargli perdere la nozione del tempo, e il senso della misura, succhiando ai giocatori sino all'ultimo Euro.
   La ragazza, nonostante la giovane età, aveva tutta l'apparenza di appartenere alla categoria di quei giocatori incalliti che non riescono a riprendersi dallo stato di shock a cui conduce il gioco compulsivo, e hanno sempre bisogno di denaro per giocare, pronte a fare ricorso a qualsiasi mezzo per procurarselo. E io ero lì per aiutare lei e quella categoria di persone.

   Rimasi a guardarla mentre si dannava l'anima, spostandosi da una slot all'altra, finendo per perdere, nel giro di un'ora, sino all'ultimo Euro dei 500 che le avevo dato a prestito. Quando fece ritorno al bancone, dove ero rimasto per tutto il tempo, era visibilmente scossa, incapace di nascondere la delusione.
   - Beh, come è andata? Hai vinto?
   - Mi stai prendendo per il culo?
   - Non hai ancora capito che soltanto chi smette di giocare vince realmente.
   - E' solo un gioco, e come in tutti i giochi un giorno si vince e un altro si perde.
   - E adesso i 500 Euro che ti ho prestato come pensi di restituirmeli?
   - Non preoccuparti, te li darò.
   - Forse fai finta di essertelo scordato, ma fra noi c'è un patto e tu lo sai bene. Esigo che lo rispetti subito. - dissi, abbassando gli occhi, estraendo solo in parte, dalla tasca dei pantaloni, il manico in madreperle del coltello a serramanico che mi porto sempre appresso, pronto a utilizzarlo nel caso si renda necessario.
   La ragazza sembrò non scomporsi. Mi guardò dritto negli occhi e dalle labbra le uscirono poche parole.
   - Cosa vuoi da me?
   - Mi sei costata 500 Euro e adesso in cambio voglio tanto.
   - Dimmi.
   - Accompagnami a pisciare. - dissi abbandonando la sedia a trampolo dove avevo preso posto un paio d'ore prima e che per tutto quel tempo non avevo mai abbandonato.
   Presi la direzione dei bagni senza fare caso all'atteggiamento ragazza, sicuro che mi sarebbe venuta appresso. Ne ebbi conferma quando alle mie spalle udii il battito dei tacchi sul pavimento. Davanti alla porta dei bagni le diedi il passo e le feci cenno di entrare nell'unico gabinetto di cui è dotata la caffetteria.
   Appena dentro il gabinetto prendemmo posto uno di fronte all'altra, con la schiena appoggiata a una parete, separati dalla turca, dopodiché mi premurai di serrare col chiavistello la porta.
   - Ti faccio schifo? - dissi prima di rivelarle quali fossero le mie intenzioni.
   - No.
   - Magari avresti preferito rinchiuderti qui dentro con un ragazzo della tua età, piuttosto che con un uomo di cinquant'anni che potrebbe esserti padre. Vero?
   - Dimmi cosa vuoi e facciamola finita.
   - Beh, tanto per cominciare ho una dannata voglia di pisciare. Mi piacerebbe farlo nella tua bocca. - dissi sicuro di metterla a disagio.
   - Tu sei pazzo se pensi che mi presti a fare della mia bocca un orinatoio. - disse facendo l'atto di uscire dal bagno.
   - Non lo vuoi fare?
   - No.
   - Beh, allora prendilo in mano e aiutami a pisciare nella turca. - dissi dopo avere aperto la patta dei pantaloni, e liberato il cazzo.
   - Tutto qui?
   - Dai, prendilo in mano. - dissi dopo essermi piazzato sul poggiapiedi della turca.
   La ragazza mi prese il cazzo nella mano e si premurò di volgere il getto di piscio che uscì dall'uretra verso lo scarico della turca. Fu una liberazione poiché c'avevo la vescica colma d'urina e non vedevo l'ora di spandere acqua. 
   - Adesso posso andarmene? - disse la ragazza dopo essersi premurata di scrollare il cazzo, in modo da fare cadere sul pavimento le ultime gocce di urina.
   - Scherzi?
   - Cosa vuoi ancora?
   - Liberati della gonna.
   - E poi?
   - Comincia a toglierla, poi ti dirò cos'altro fare.
   Si premurò di abbassare la cerniera della gonna a tubo, posta sul fianco sinistro del corpo, dopodiché fece scivolare l'indumento lungo le gambe sino a farlo precipitare sul pavimento.
   Indossava un tanga nero che a malapena le proteggeva la fica. E dal momento che, dopo avere pisciato, ero rimasto col cazzo penzoloni fuori dalla patta, non vedevo l'ora di spogliarla dell'indumento intimo curioso di costatare se era calva sotto.
   - Levale! - dissi in modo energico indicandole con un gesto della mano il tessuto delle mutandine.
   Non si fece pregare e le abbassò rimanendo con addosso il solo maglione di lana il cui bordo le arrivava sui fianchi, appena sotto l'ombelico.
   Ce l'aveva calva la fica come avevo immaginato, e la cosa mi piacque, infatti, mi ritrovai col cazzo in piena erezione che pulsava con una certa insistenza.
   - Ti piaccio? - disse abbassando lo sguardo nella direzione della fica.
   - Uhm... non sei male.
   - Posso rivestirmi?
   - Scherzi? Credi di cavartela così? Mi devi dare ben altro in cambio se vuoi che andiamo pari con i 500 Euro e gli interessi che mi devi.
   - Vuoi leccarmela?
   - Non subito.
   - Toccarla?
   - Forse.
   - Quanto tempo è passato dall'ultima volta che hai visto da vicino una fica giovane come la mia? - disse sprezzante.
   - Secondo te?
   - Non lo so, comunque penso che sia trascorso parecchio tempo.
   - Sbagli! L'ho messo nel culo a una ragazza, giovane suppergiù come te, appena ieri l'altro.
   - In cambio di denaro, suppongo. Una puttana o un debito di gioco?
   - Che t'importa saperlo?
   - E vorresti farlo di nuovo con me?
   - Con te mi sarebbe piaciuto pisciarti in bocca, te l'ho detto, ma non hai voluto che lo facessi.
   - E allora?
   Mi avvicinai verso di lei e l'obbligai ad afferrarmi il cazzo e stringerlo nel palmo di una mano. Nel contempo lasciai cadere un paio di dita nella fessura della fica e la penetrai sorprendendomi non poco nel trovarla bagnata. Cominciammo a masturbarci reciprocamente, specchiandoci negli occhi dell'altro, godendo delle smorfie di piacere che caratterizzavano i nostri volti.
   Dilungarmi a carezzarle il clito sembrò farla godere in maggiore misura rispetto alla penetrazione delle dita, ragione per cui mi dedicai a soddisfarla in quel modo, pregustando il momento in cui mi sarei posto in ginocchio davanti a lei per prendere in bocca la piccola escrescenza erettile e farle raggiungere l'orgasmo succhiandogliela.
   Seguitammo a masturbarci vicendevolmente, tenendoci compagnia con i gemiti di piacere che uscivano dalle nostre labbra, fintanto che prese l'iniziativa di inginocchiarsi ai miei piedi e avvicinò la cappella alle labbra. 
   Appoggiai entrambe le mani sul suo capo e accompagnai il movimento della sua bocca con quello delle mie braccia mentre succhiava il cazzo fintanto che fui prossimo a venire.
   - Vengo! - dissi mentre dimenavo lo scheletro da capo a piedi.
   La ragazza fece appena in tempo a togliere la cappella dalla bocca che un megagetto di sperma caldo la colpì in pieno viso. Altri getti fecero seguito al primo e lei rimase immobile, inginocchiata ai miei piedi a riceverli, fintanto che non smisi di sborrarle addosso.
   Mentre lo sperma le colava dal viso mi venne una gran voglia di leccarle la fica. Lasciai che si rialzasse, dandole facoltà di ripulirsi il viso dal fluido organico, di consistenza liquido-albuminosa, servendosi di un paio di fazzoletti di carta che si premurò di togliere dalla borsetta. 
   Non aveva ancora terminato di pulirsi il viso che già mi ero piegato in ginocchio davanti a lei e affondato le guance fra le sue cosce. Lei non si ritrasse, lasciò che mi prendessi cura della fica mettendomi d'impegno a leccarla. Seguitai a passare la lingua e confezionarle dei morsi sulle grandi e piccole labbra, gratificato dai gemiti di piacere che le uscivano dalla bocca, sino a quando mi dedicai a succhiarle il clitoride dopo averlo scappucciato, abbrancandole le natiche per tenerla ferma.
   Seguitai a succhiare la piccola escrescenza erettile sino a quando la ragazza raggiunse l'orgasmo e cercò in tutti i modi di chiudere le cosce e allontanare il mio viso dalle sue parti intime. Riuscii a fatica rimanere con la bocca attaccato al clitoride fintanto che la ragazza, con la forza delle mani, fu in grado di allontanarmi il capo. Allora mi arresi, con il cazzo che mi era diventato di nuovo duro e con una gran voglia di incularla.
   Stavolta, nonostante le mie insistenze, si oppose. Afferrò la gonna in precedenza abbandonata sul pavimento e la indossò. Cercai di fermarla, ma quando minacciò di urlare, attirando l'attenzione della gente, desistetti dal mio intento.

   Ormai sono trascorsi tre mesi da quando ho vissuto quell'episodio. La Caffetteria Zanzibar, poco distante dalla stazione ferroviaria, dove ho incontrato la ragazza, ha cambiato gestione. L'attività è stata rilevata da Enzo e Lucia, marito e moglie, che per prima cosa hanno rispedito ai noleggiatori gli apparecchi da gioco, circa una decina, che trovavano posto nel locale. Dopo alcuni giorni dalla disdetta del contratto il locale ha subito l'esplosione di due bombe carta che hanno danneggiato la saracinesca e la porta d'ingresso della caffetteria. Segno evidente dei rischi a cui vanno incontro i gestori che decidono di restituire al mittente questo tipo di apparecchi mangiasoldi. Ma queste intimidazioni non hanno scoraggiato i nuovi proprietari della Caffetteria Zanzibar dal perseverare nella loro linea dura contraria all'installazione delle slot.
   Per quanto mi riguarda non mi è stato difficile trovare altri locali dove esercitare la mia attività. Per la maggioranza dei baristi e dei ludopatici è difficile separarsi dalle slot. I primi perché ne traggono un alto guadagno, gli altri perché malati di gioco. 
   Andando in giro per la città, visitando quei locali dove sono presenti delle slot, non ho trovato traccia di quella ragazza, di cui nemmeno conosco il nome, forse un giorno o l'altro la incontrerò di nuovo... chissà

 

 
 

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