-Ho
voglia di te. Adesso, subito!
- E' meglio di no. - replicò
deciso Giancarlo rispondendo al
cellulare.
- Ho ascoltato la tua voce
registrata nella segreteria telefonica e
quello che hai detto mi ha fatto molto
piacere. Sei stato l'unico uomo a
ricordarsi che oggi è il mio
compleanno.
- L'unico e forse il più
stupido, non credi?
- Non devi pensarlo nemmeno
per scherzo.
- Hai una infinità di
amici e vuoi darmi a bere che nessuno di
loro si è premurato di festeggiare il tuo compleanno?
- No, lo giuro, nessuno.
Solo tu.
- E secondo te cosa sta a
significare?
- Che hai un buon ricordo
di me. Sbaglio?
- No, non sbagli. Mi
domando se anche i tuoi amici hanno un
buon ricordo di te?
- Me ne frego degli altri
uomini. Con molti ci ho fatto l'amore,
con alcuni ho anche condiviso una forte
attrazione sessuale, grandi passioni, ma
l'unico che ho amato veramente sei tu.
Sono sincera!
- Dai, non prendermi in
giro.
Sai bene di cosa sto parlando. Sei una
ninfomane, ecco cosa sei.
- Le cose non stanno come
pensi tu. Non sono una ninfomane come ti piace dipingermi.
- Ne sei convinta?
- Te lo ripeto, sbagli! Mi
piace scopare, questo sì, ma non sono
una ninfomane.
- Beh, allora diciamo che
stamani mi sono ricordato
dell'anniversario del tuo compleanno e
ho pensato di farti cosa gradita
facendoti gli auguri. Se pensi che
l'abbia fatto per riprendere da capo la
nostra storia sbagli di grosso.
- Ne sei sicuro?
- Sì.
- Non ci credo.
- Quanto tempo è passato
dall'ultima volta che siamo stati
insieme? Tre anni?
- Più o meno.
- Dopo che ci siamo
lasciati ho saputo vivere bene anche
senza di te, ma all'inizio ho fatto
parecchia fatica.
- Allora non mi hai
dimenticata?
- Tu cosa pensi?
- Vorrei sapere cosa provi
per me? Rancore? Rabbia? Amore o
cos'altro?
- Mi sei rimasta nel cuore,
questo sì. Ma ho sopportato troppo a
lungo i tuoi tradimenti per
rimpiangerti. Quando ci siamo lasciati
ti ho odiata. Ora ti considero soltanto una
amica e niente di più.
- Ho sbagliato, lo so.
Troppo tardi ho compreso cosa ho perso
separandomi da te.
- Non pensi d'essere un po'
in ritardo con i rimpianti?
- No, affatto!
- Per te ero pronto a
lasciare mia moglie e i miei figli. Lo
sai questo, no? Mentre meditavo questa
decisione tu scopavi con un altro uomo.
Magari anche con più di uno. E' vero?
- Non lo so, può darsi.
- Lo so io.
- Sai dove sono adesso?
Prova a immaginarlo.
- Non lo voglio sapere.
- Fai lavorare la tua
fantasia.
- Ma che né so.
- Sono a pochi passi da te.
Nella cabina telefonica sotto casa tua.
Se ti affacci alla finestra e guardi
nella piazzetta mi puoi vedere.
- E cosa vuoi?
- Te l'ho detto. Ho voglia
di scopare con te. Adesso! Subito.
- Non sono solo dentro
casa, dovresti saperlo.
- Non voglio salire su da
te. Mi basta che guardi dalla finestra.
Nessuno della tua famiglia si accorgerà
se mi guardi attraverso i vetri.
- Ti ho guardata migliaia
di altre volte, so bene come sei fatta.
Conosco ogni tratto della tua pelle.
- Ho la pelliccia addosso,
ma se ti sporgi alla finestra la
sbottono e ti faccio vedere che sotto
sono nuda.
- Ma sei impazzita?
- Venendo da te non ho
indossato nessun indumento intimo. -
replicò ansimando, eccitata come poche
altre volte Giancarlo l'aveva sentita al
telefono.
- Non fare la cretina.
- Mi sto toccando la
passera mentre parlo con te. Ti fa
piacere?
- Eh.
- Non ci credi?
- So che sei capace di
tutto.
- Anche di farti godere
come non è stata capace nessun'altra
donna prima di me. Questo lo sai, vero?
- Sì, lo so.
- Ti ricordi come è fatta
la mia figa?
- Sì.
- L'ho bagnata fradicia. E
tu il cazzo come ce l'hai, eh?
Giancarlo non diede
risposta alla domanda. Lei riprese ad
ansimare riempiendo di gemiti il
silenzio della loro conversazione.
- Quanti anni sono
trascorsi dall'ultima volta che abbiamo
fatto l'amore? Beh, ti assicuro che la
mia figa non è cambiata. E' tappezzata
come l'hai vista l'ultima volta. Pelosa
come quando l'hai accarezzata. Era così
che ti piaceva vederla, ricordi?
Sporgiti dalla finestra che te la
mostro, dai.
Giancarlo aveva il cazzo
duro, ma si trattenne dal dirlo. Cercò
d'immaginarla dentro la cabina
telefonica con le pareti di vetro
tatuate di messaggi fatti con
pennarelli, circondata da dichiarazione
d'amore, da nomi e numeri di telefono.
Se la figurò nell'oscurità in quel
tardo pomeriggio d'inizio dicembre, con
la neve ammonticchiata ai lati della
piazza e la temperatura sotto zero,
mentre se ne stava nuda, avvolta dalla
pelliccia, in attesa che lui si
affacciasse alla finestra.
- Ti amo. Giuro!
Ti-amo-ti-amo-ti-amo.
- Sei pazza, ecco quello
che sei.
- Lo so, ma non m'importa
d'esserla.
- Dimenticami! Togliti
dalla mente che esisto. Quello che è
stato non può più tornare. La nostra
era una relazione senza futuro.
- Non voglio perderti.
- Merda! Ma si può sapere
cosa ti prende stasera?
- Non lo so. Cazzo! Non lo
so. Prova a dirmelo tu.
Giancarlo si avvicinò alla
finestra e guardò nella direzione della
piazzetta due piani sotto di lui. Fissò
lo sguardo sulla cabina telefonica e la
vide illuminata da una flebile luce.
Anche lei lo vide. Si premurò di
schiudere la pelliccia e si mostrò nuda
come gli aveva promesso.
Alcuni fiocchi di neve
cominciarono a scendere dal cielo
colorando di bianco un paesaggio ricco
di luminarie natalizie. Guardando la sua
ex amante a Giancarlo tornarono in mente
le volte in cui aveva stretto quel corpo
fra le braccia. Ma pensò alle menzogne,
agli inganni, e a quanto lei lo aveva
fatto soffrire con i suoi tradimenti.
Fece scendere l'avvolgibile
della finestra e spense il cellulare
interrompendo la conversazione. Si spostò
nell'altra stanza, quella dei figli, e
prese a giocare con loro sul pavimento
con i soldatini di terracotta e la
Barbie.
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