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MENTRE
LA
CITTA' DORME
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Nell'ultimo
decennio questa città ha subito
radicali mutamenti sociali, infatti, la
vita delle persone non è più
imperniata sulla solidarietà ma
esclusivamente sulla competizione. Una
metamorfosi che ha contagiato le menti
di uomini e donne di ogni età e classe
sociale.
A
capo della città c'è un potentato
economico che ne determina le scelte di
sviluppo e sociale. Una congrega di
gente che non ha gusti e nemmeno
disgusti, pronta a vendersi l'anima
calpestando qualsiasi valore morale pur
di gestire il potere.
In una società che mi
considera una fallita, soltanto perché
svolgo un mestiere umile come quello
dell'infermiera, non mi sento né delusa
né frustrata. Sopravvivo, ma questa
città non la sento più mia, e nemmeno
mi riconosco in questo tanto celebrato
nuovo che avanza.
Da un po' di anni le strade
del centro storico, tutt’intorno a
Piazza Garibaldi, si sono trasformate in
un grande tempio dello shopping. Una
infinità di negozi in franchising
mettono in mostra oggetti costosi, per
lo più griffati, capaci di attirare
l'attenzione di uomini e donne. Un luogo
dove la gente ama ritrovarsi nei momenti
liberi per dare sfogo a uno sfrenato
consumismo.
Nella periferia della città,
verso il casello dell'Autostrada del
Sole, là dove un tempo sorgevano
fabbriche, laboratori e officine, sono
cresciuti come funghi dei centri
commerciali. E' lì che la gente va a
fare shopping e celebrare illusioni,
mentre nella città, a ogni angolo di
strada, sono comparsi nuovi sportelli
bancari il cui unico scopo è quello di
rapinare i risparmi della gente.
Per chi non sa come
occupare il tempo libero Parma propone
una vasta gamma di palestre, istituti di
bellezza, centri benessere e del
dimagrimento, dove uomini e donne
possono effettuare trattamenti estetici
al viso e al corpo
Quando si fa sera non
esiste il problema di andare
alla ricerca di un locale dove trovare compagnia. Parma
è piena di ritrovi. In città si
possono trovare locali da ballo e
discoteche per tutti i gusti e le
tasche. Il Menopausa, alla periferia del
territorio urbano, in direzione delle
colline, mantiene intatto il culto del
ballo liscio e della musica revival. E'
un locale frequentato perlopiù da
anziani, ma in cui non disdegnano
metterci piede coppie di giovani
extracomunitari. L'Araba Fenice è una
discoteca dal passato industriale di cui
mantiene inalterato l'aspetto
architettonico. E' il locale più
frequentato dai giovani in città. E'
qui che confluisce la gente che proviene
dalle province limitrofe per rifornirsi
di roba con cui avvelenarsi.
Nelle notti senza stelle mi
piace stare seduta a un tavolo del
KBar, a due passi da Piazza Garibaldi, e
non pensare a nulla. Il locale ha come
clienti privilegiati gay e lesbiche, ma
anche il genio di quei transessuali che
con i loro folleggianti travestimenti
hanno riempito di denaro le tasche di
molti chirurghi plastici.
Una sera dell'estate scorsa
stavo seduta davanti al bancone del KBar,
intenta a bere un cocktail alla frutta,
stemperato con Pinot, quando, una tizia,
spuntata non so da dove, è venuta a
sedersi sullo sgabello accanto al mio.
Con un cenno della mano ha richiamato
l'attenzione del barman e ha ordinato un
drink.
Una illuminazione
sapientemente inadeguata illuminava
quella parte del KBar. Tutto il
contrario di certi locali di tendenza
dove luci e insegne luminose cambiano di
continuo perché seguono la moda del
momento. A quell'ora il locale era
pressoché deserto. Si sarebbe riempito
più tardi, dopo la mezzanotte, com'è
consuetudine nei locali di questo tipo.
Dei tanti tavoli che
occupavano il KBar uno solo era
occupato. Un paio di transessuali,
vestiti con abiti femminili, erano
seduti uno di fronte all'altro. Mi sono
soffermata a guardarli mentre
sorseggiavo un cocktail di frutta.
Tutt'e due esibivano scarpe scollate, di
capretto nero, con tacco alto 10-12 cm.
eccellente traguardo per tutte le donne
intenzionate a indossare tacchi a
spillo.
- Buonasera. - ha detto la
ragazza seduta accanto a me dopo che il
barman le ha servito il drink.
Ho sollevato lo sguardo dal
fondo del bicchiere e ho guardato nella
sua direzione distogliendo lo sguardo
dai due transessuali. La tipa mostrava
d'avere suppergiù la mia età,
trent'anni all'incirca. I capelli corti,
scompigliati, di colore azzurro, erano
in simbiosi con il giubbotto di pelle
nera guarnito di borchie e con il resto
dell'abbigliamento. Piuttosto kitsch per
i miei gusti.
- Buonasera. - ho risposto.
- cerchi qualcuno?
- Sì, te.
- Beh, mi spiace, hai
sbagliato persona. Io non cerco
compagnia.
- Stavo scherzando, dai,
non prenderla così.
- Non sono il tipo di donna
a cui piace scherzare.
- A me sì, invece.
- Buon per te, allora.
- Che ne dici se
ricominciamo tutto da capo e ci
presentiamo. Io sono Amneris e tu?
- Erika.
- Bel nome.
- Ne sei certa?
- Sì, direi proprio di sì.
- Vieni spesso al KBar?
- No, è la seconda volta
che capito qui. Non sono di Parma, abito
a Correggio.
- L'avevo intuito
dall'accento che non sei di queste
parti, voi donne reggiane avete una
inflessione della voce molto diversa
dalla nostra.
- Dici? Certo che anche voi
parmigiane con la erre arrotata che vi
ritrovate non siete messe mica tanto
bene, eh?
- La cosa ci rende più
sensuali e attraenti, non credi?
- Penso che tu non abbia
bisogno di ricorrere a simili artifici,
affascinante la sei già tanto.
Mi sono messa ridere. Era
così rozza da essermi persino
simpatica. La genuinità è una dote
naturale delle donne d'oltre Enza. Noi
parmigiane invece sappiamo atteggiarci a
grandi signore, ma a detta di molti
uomini siamo soltanto delle fottute
merde profumate e nient'altro.
- Ho detto una stronzata?
- No, affatto. - ho detto.
- E' che non sono abituata a ricevere
apprezzamenti nel modo che usi tu.
- Ti scandalizza ciò?
- No. E poi hai detto che
abiti a Correggio. E' il paese di
Ligabue. Giusto?
- Sì.
- Sto parlando del cantante
naturalmente, l'altro l'imbrattatele è
di Gualtieri, vero?
- Sì.
- Gran bella terra di
musicisti la vostra.
- Eh, sì,
Ho chiamato il cameriere e
ho ordinato un altro cocktail lasciando
in sospeso il discorso iniziato con
Amneris a proposito dei musicisti.
- Posso offriti qualcosa da
bere? - ho detto.
- Grazie, ma devo ancora
finire il mio drink. Ma se insiti
finisco di berlo e accetto il tuo.
Andiamo a sederci a un tavolo, questi
seggiolini sono scomodi se vogliamo
conversare. Che ne dici?
- Si, dai, andiamo a
sederci da un'altra parte.
L'ho seguita dappresso e
abbiamo preso posto a un tavolo in stile
Bella Epoque dove il cameriere ci ha
servito due calici con cocktail alla
frutta.
- Vengo di rado a Parma, ma
devo ammettere che la vostra città è
tutt'altra cosa rispetto a Reggio. E'
molto più bella e meno paesana.
- Ne sei sicura? Io che ci
vivo ho l'impressione di muovermi in un
mondo di cartapesta dove tutto è finto
e ricco soltanto di apparenze.
- In effetti, girando per
il centro, si ha l'impressione che le
donne gradiscano vestire in modo
elegante. Conformisti fino all'eccesso,
oserei dire, o sbaglio?
- In effetti, si ha
l'impressione che le ragazze siano tutte
delle aspiranti miss e abbiano come
unico obiettivo quello di diventare
veline o famose attrici.
- E tu cosa vuoi dalla
vita?
- Io? Mi prendo cura degli
altri.
- Ah, sì, certo.
- Cosa hai capito? La mia
vocazione era quella di fare
l'infermiera e sono riuscita a
realizzarla.
- Lavoro impegnativo il
tuo. Io invece di mestiere mi occupo di
graphic design, creo modelli d'abiti.
- Bel mestiere davvero. Si
vede che sei una artista. Lavori per
qualche azienda?
- No, sono una libera
professionista.
- Mamma mia, allora sei
sempre in competizione con gli altri.
Chissà che stress!
- Lavorare, lavorare,
lavorare. Questo è il mio motto.
- Ci scommetto che non ti
concedi neanche un periodo ferie!
- Un giorno di ferie è un
giorno di mancato guadagno, non lo
sapevi?
- Allora sono io a essere
poco normale poiché godo di trenta
giorni di ferie ogni anno.
- Può darsi, non lo so, io
mi realizzo nel lavoro.
- E allora perché sei qui
stasera?
- Te l'ho detto. Sono qui
per te, non l'hai ancora capito.
Abbiamo seguitato a lungo a
parlare ridendo e scherzando. La sua
compagnia era un dolce corroborante alla
mia malinconia. Avevo la passera in calore
e le cosce bagnate. Tutt'a un tratto ho
smesso di cercare con gli occhi Amneris.
Ho girato lo sguardo verso le persone
che nel frattempo avevano riempito i
tavoli del KBar e parevano guardarci con
curiosità. In quel momento ho preso
coscienza che niente mi legava a loro e
alla città che un tempo mi era stata
così gradita.
- Andiamo? - dissi.
- Dove mi vuoi portare?
- Che t'importa?
- Hai ragione.
I nostri corpi si sono
trovati avvolti dal piumino d'oca del
letto della mia camera. Siamo rimaste
abbracciate a lungo, abbeverandoci nella
bocca dell'altra. Le sue labbra si sono
rivelate morbide al pari delle mie,
cedevoli al passaggio della lingua
quando ha cominciato a esplorarmi la
bocca.
La pesantezza dei suoi seni
sulla mia pelle mi ha fatto desiderare
di essere scopata al più presto da lei.
Scopertamente eccitata mi
sono lasciata sfuggire più di un gemito
di piacere. Avevo la passera bagnata
fradicia e gliel'ho detto. Ho seguitato
a mugolare assecondando il movimento
delle dita della mia compagna che si è
dilettata nel carezzarmi il clitoride.
Ero asservita ai suoi
desideri e persa di testa. Quando ha
chinato le guance fra le mie cosce ed ha
cominciato a leccarmi la passera sono
rimasta pietrificata per la sua abilità.
Ho cominciato a tremare come una foglia
mossa dal vento incredula per quanto mi
stava succedendo. Mi ha condotto
all'orgasmo poco per volta, senza
fretta, insistendo nell'accarezzarmi le
cosce con le dita mentre si dannava
l'anima a lacerarmi le labbra della
passera con la punta della lingua.
Ha proseguito nella sua
opera di seduzione succhiandomi il
clitoride, strizzandomi le punte dei
capezzoli fino a farmi urlare per il
dolore.
Abbiamo seguitato a fare
l'amore per tutta la notte, fintanto che
al mattino, mentre stava per spuntare
l'alba, tutt'a un tratto ha cominciato a
stringere le dita attorno al mio collo
sempre più forte, facendomi mancare il
respiro.
Ho considerato che stesse
per strangolarmi per davvero. Ho
cominciato a dibattermi lottando con
tutte le mie forze contro la stretta
delle sue mani, graffiandola in viso,
urlando col poco fiato che mi era
rimasto nei polmoni, per la
disperazione.
Strano, ma l'idea di morire
fra le braccia di una donna, non sarebbe
stata una cattiva idea.
Sorpresa dalla mia reazione
ha abbandonato la presa liberando la
stretta delle mani sul collo. E' scesa
dal letto, ha infilato i pantaloni di
pelle, e se n'è fuggita via lasciandomi
sola. Non l'ho inseguita e nemmeno lei
è tornata indietro sui propri passi.
Dopo quella sera non l'ho
più rivista al KBar, forse anche lei
appartiene al nuovo che avanza, ma donne
come Amneris non fanno al caso mio.
Marzo 2002
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