PANNOLONI
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

         Abbasso le mutandine di cotone e lascio che scivolino lungo le cosce sino a raggiungere le caviglie. Le raccolgo dal pavimento, avvicino il tessuto alle narici, e annuso a pieni polmoni il penetrante odore di cui sono pregne. 
   Le ho tenute addosso per tre lunghi giorni, evitando di cambiarle come invece sarebbe stato necessario. Ho perfino cessato di lavarmi la passera durante tutto questo tempo saturando il tessuto dei miei odori più intimi. In questo modo avranno di sicuro incrementato il loro valore e sono pronte per essere commercializzate.
   Dall'armadietto dei medicinali, sistemato a una parete della stanza da bagno, tolgo una piccola busta di plastica trasparente a chiusura ermetica. Deposito le mutandine nell'involucro e serro per bene la busta in modo che non si disperda l'odore di cui sono pregne.
   Il tessuto di cotone delle mutandine è sbiadito e persino liso in più punti. Il capo di biancheria è un modello fuori moda e sarà molto ambito dai collezionisti che traggono piacere sessuale annusando questo genere di biancheria intima.
   Mentre osservo le mutandine custodite nella confezione di plastica penso a Elvis Presley, noto feticista, che adorava farsi consegnare dalle ragazze con cui scopava le loro mutandine. Tutt'a un tratto mi ritrovo a pensare che sarebbe stato un ottimo cliente per me.
   Appena entro nel box della doccia vengo investita dal getto dell'acqua calda che esce dal bulbo e ha come effetto sul mio corpo di ammorbidire i pori della pelle. Distribuisco lo shampoo sul capo mondandomi i capelli dal gel di cui sono pregni. Cospargo il bagnoschiuma sulle tette e insisto a farlo fintanto che i capezzoli cominciano a indurirsi sotto l'effetto del massaggio delle dita. Ho un dannato bisogno di cancellare ogni traccia di sudiciume che mi porto addosso. Congiungo le mani sui peli del pube e sulla passera, poi comincio a spandere il bagnoschiuma su tutto il corpo senza masturbarmi.

   Quando esco da casa è già metà mattina. Attraverso la città in bicicletta e raggiungo Piazza della Rocchetta. L'insegna luminosa della bottega dove sono diretta non lascia dubbi sul genere di prodotti commercializzati. Il pornoshop è il più fornito della città. La vetrina espone una serie di manifesti di donne in atteggiamenti oscenamente licenziosi. Alcune videocassette e DVD pornografici, dai titoli allusivi, fanno bella mostra nella vetrina insieme con alcuni indumenti di lingeria femminile non propriamente comuni.
   Remigio, il titolare del negozio, se ne sta in piedi dietro il bancone. Il suo enorme pancione è la prima cosa che noto della sua figura quando metto piede nel locale. E' intento a inserire delle capocchie di metallo su di un body in cuoio nero. Per fissarle adopera una pinza particolare. Non si accorge della mia presenza. Solo quando sono al suo cospetto solleva il capo e sospende il lavoro.
   - Ciao. Hai portato della roba? - domanda con fare curioso appena gli sono davanti.
   - Sì.
   - Ah, bene, le cose che indossi sono fra gli oggetti più richiesti dalla clientela.
   - Sì, però queste mutandine devi dargli il giusto valore e pagarmele come si deve.
   - Ho sempre pagato bene la tua roba, bambina, lo sai bene.
   - Beh, stavolta i tuoi clienti feticisti dovranno sborsare una bella cifra per accaparrarsi queste mutandine.
   - E che hanno di così speciale? - sorride mentre è ansioso che gliele mostri.
   - Penso che interesseranno soltanto una certa elite di persone.
   - Perché?
   - Queste mutande sono state indossate da due donne. Oltre agli odori della mia amante sono impregnate anche dei vapori della mia fica.
   - E come faccio a essere sicuro di ciò che asserisci?
   - Hai la mia parola, non ti basta?
   - Uhm... fammele un po' vedere.
   - Eheheh... Per annusare si paga. Se invece vuoi solo vederle eccoti accontentato.
   Estraggo dalla borsetta l'involucro di plastica che le contiene e lo metto nelle sue mani. Remigio osserva con curiosità l'involucro che conserva le mutande e lo capovolge più volte. Indugia prima di dare una qualsiasi risposta. Le guarda perplesso e fa una smorfia.
   - C'è qualcosa che non va? - dico.
   - E' un tipo di slip che andava di moda qualche hanno fa.
   - Sì, in effetti, non sono recenti. E allora?
   - Beh, è poco credibile che una ragazza della tua età indossi questo tipo di mutandine.
   - Mica ti ho detto che la donna che le ha indossate per prima abbia la mia stessa età.
   - Ah!
   - Me li dai 200 euro?
   - Cosa?
   - 200 euro! - dico, stappandogli di mano il sacchetto. - Ma se l'articolo non t'interessa...
   Volgo le spalle nella sua direzione e accenno ad allontanarmi dal bancone che ci separa.
   - Un momento, aspetta, dove vai? - esclama.
   Remigio riprende il sacchetto nelle proprie mani e lo guarda di nuovo.
   - Voglio annusarle prima di acquistarle.
   Resto dubbiosa sul da farsi. Tentenno per qualche istante, poi acconsento che l'annusi. Penso che sia diritto dell'acquirente verificare la bontà della merce che gli si offre. Remigio apre la busta e sniffa l'aroma che fuoriesce dall'involucro. Socchiude gli occhi, dopodiché rinchiude il sacchetto e lo sigilla con la striscia a incastro.
   - Va bene, dai, credo d'avere il cliente giusto per questa roba.
   - Sei convinto allora?
   - Certo. La tua figa ha un gran bell'odore di smegma e piscio. E' inconfondibile. Confusa con quella della tua occasionale amica ha assunto un aroma ancora più pregnante. Okay! Le prendo.
   Remigio estrae dal portafoglio due banconote da cento euro e me le consegna. Prende il sacchetto e ficca le mutande sotto il bancone.
   - Beh, allora vado. - dico.
   - Sì, sì, va bene così.
   - Alla prossima, allora.
   - Ma sì, vai... vai.
   Esco dalla porta e lascio il negozio alle mie spalle. Piazza Garibaldi dista solo qualche isolato. Mi accomodo su una delle poltroncine in vimini del Caffè Orientale, accanto a una fila di vasi in terracotta in cui sono interrati degli splendidi gerani.
   Ordino un aperitivo e mi soffermo a guardare il passeggio delle donne che transitano dinanzi alla mia postazione. L'oggetto dei miei desideri sono le mutandine che hanno indosso. Con disappunto ripenso al periodo in cui prestavo servizio come infermiera al Pronto Soccorso. Lì non faceva difetto questo tipo di materiale. Mi capitava spesso di spogliare ragazze ferite e toglierle di dosso le mutandine insieme al resto degli indumenti. Nessuno poteva immaginare che sottraevo il prezioso indumento per andare a rivenderlo. In questo modo non ero costretta a mettere in vendita le mie di mutandine.
   Da qualche mese sono stata trasferita in nursery. L'unica cosa che ho sottomano sono i pannoloni in cui sono avvolti i genitali dei bebè. In futuro potrei trovare qualche depravato psichico a cui vendere oggetti di questo genere. Chissà.

 

 
 

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