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AMORI
DI VETRO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
C he
ha di speciale la donna di cui siamo
innamorati da farla sembrare, perlomeno
ai nostri occhi, diversa da tutte le
altre? Niente! Assolutamente niente!
Eppure all'inizio di ogni relazione
amorosa abbiamo l'impressione che la
donna di cui c'innamoriamo sia in grado
d'appagare ogni nostra fantasia, e non
soltanto quelle che hanno a che fare con il
sesso.
Su di lei investiamo molte
delle nostre aspettative, soprattutto
quelle di un futuro felice. Questo
succede perché siamo portati a credere
che ogni donna per cui nutriamo una
forte attrazione possa
condividere anche la nostra filosofia di
vita.
Purtroppo ogni donna di cui
c'innamoriamo non fa niente per
dissuaderci dalle nostre convinzioni.
Indifferenti alla nostra spontaneità
lasciano che ci convinciamo che siano
come vorremmo che fossero, mentre in
realtà ognuna è diversa, molto diversa
da come l’immaginiamo. Soltanto col
trascorrere del tempo raggiungiamo la
consapevolezza che molte di loro non
hanno alcuna affinità con la nostra
persona. Allora ne restiamo delusi e
ripartiamo alla ricerca di un'altra
donna con cui condividere il cammino
della vita, senza rassegnarci a cercarne
una simile a noi.
Da circa un anno vivo senza
una donna accanto perché non ho più
voglia d'incappare in delusioni. Eppure
ho ancora tanto bisogno di amore, baci,
carezze, e coccole. Ho voglia di
qualcuno che sappia assimilarmi, di
qualcuno con cui scambiare quattro
parole la sera, a cena, senza che a
tenermi compagnia sia una qualche
speaker del telegiornale. Ho voglia di
qualcuno che non scambi i Bruegel per
una firma dell'alta moda, ma che sia in
grado riconoscerli per i componenti di
una famiglia di grandi pittori fiamminghi.
Ho voglia di amare ed
essere amato. Non chiedo nulla di più
dalla vita, solamente questo, ma non
dispero di trovare prima, o poi la
persona giusta da amare ed essere amato.
*
* *
Mentre esco dalla fabbrica, dopo che ho
portato a termine il turno di lavoro,
mancano pochi minuti alle nove. Le
ciminiere che sporgono dai tetti dello
stabilimento seguitano a sputare
nell'aria i residui tossici della
lavorazione del vetro. Fumi velenosi
spargono minuscole particelle inquinanti
sui terreni circostanti e sui tetti
delle case. Nessuno sembra farci caso,
tanto meno i manager a capo della
fabbrica.
L'aria fresca della sera
attenua il senso di calore che porto
sulla pelle dopo che ho trascorso otto
ore di lavoro accanto a un altoforno.
Raggiungo l'area di parcheggio delle
autovetture e salgo sulla mia Fiat
Punto. La tangenziale dista poche
centinaia di metri dalla fabbrica.
Mentre il sole scompare oltre la linea
dell'orizzonte, colorando di rosa e
arancio il sottile strato di nubi,
prendo la direzione di Reggio Emilia.
Per tutta la giornata non
ho fatto altro che pensare a questo
momento. Fra poco sarò davanti alla sua
abitazione, ma ancora non so che
atteggiamento tenere.
A quest'ora della sera sono
numerose le autovetture che popolano la
tangenziale. Uomini e donne si spostano
come automi da un posto all'altro alla
ricerca di un posto dove acquietarsi.
Sono eccitato, terribilmente eccitato.
Il cazzo preme contro il tessuto dei
pantaloni e sembra non volerne sapere di
stare quieto.
Muovo un paio di volte il
culo sul sedile per trovare la postura
adatta al momento che sto vivendo. I
fari delle automobili mi vengono
incontro abbagliandomi. Mi
sembra d'essere un ragazzino alla
vigilia del suo primo appuntamento
amoroso. Devo smetterla di pensarci,
altrimenti molto presto mi ritroverò
con le mutande piene di sperma, tanto
sono eccitato. C'è stato un tempo in
cui prima d'ogni appuntamento con una
donna ero solito spararmi una o due
seghe per non venire troppo presto nel
momento in cui avrei infilarle il cazzo
fra le cosce.
Dopo le mie nozze d'argento
con la fabbrica pensavo che non avrei più
avuto bisogno di spararmi una sega prima
di un incontro amoroso, ma questa sera
ho davvero le palle piene di sperma e
devo trovare una soluzione a questo
problema.
Quando mi ritrovo in
prossimità del Ponte sull'Enza giro a
destra e prendo la strada che costeggia
il fiume in direzione S. Geminiano. In
lontananza scorgo dei fuochi ai bordi
della strada accesi da prostitute
nigeriane. Mi accodo alla fila di
autovetture che mi precedono e
rallentano la corsa.
Alcuni automobilisti si
soffermano a contrattare prezzo e
prestazioni con le ragazze dalla pelle
nera, costringendo chi sopraggiunge alle
loro spalle a fermarsi. Le prostitute si
accalcano attorno alle autovetture. Un
paio si accostano alla mia. Battono le
mani contro i cristalli delle portiere
con una certa insistenza fino a quando,
esasperato, decido di abbassare il vetro
alla mia sinistra.
- Ciao Bello. - dice una
nera dalle forme tortuose.
- Non voglio niente.
Grazie. Mi spiace, sarà per un'altra
volta.
- Dai, vieni con me. Bocca,
culo, fica, 20 euro. Ti va?
Chi pronuncia la frase è
una giovane prostituta alle spalle della
ragazza cui ho appena parlato. Ha il
petto nudo e indossa un minuscolo
perizoma nero che nell'oscurità
notturna si confonde col colore della
pelle. Le tette, minuscole e sode, sono
quanto di più bello si porta appresso.
I conducenti delle auto che
mi precedono non sembrano intenzionati a
ripartire, resto in attesa che la
colonna di autovetture si rimetta in
moto per liberarmi dell'accozzaglia di
prostitute che mi sta d'intorno. Una di
loro infila la mano nel finestrino e mi
tasta la patta dei pantaloni.
- Ma tu l'hai duro! Sei un
porcellone allora.
- Sì... sì... certo.
- Ragazze l'ha duro! - urla
rivolta alle compagne che circondano
l'auto.
- Quanti Euro vuoi per
farmi una sega? - domando alla ragazza
che mi ha palpato il cazzo.
- Solo una sega? Non vuoi
che ti faccia un pompino?
- No una sega, solo quella.
- 20 euro!
- Facciamo dieci.
- Per 10 euro non te lo
prendo neanche in mano.
- Ti do 15 euro e me lo fai
senza preservativo.
- Okay... Okay...
- Sali sopra la macchina,
dai.
Apro la portiera e la
ragazza prende posto accanto a me. Sfilo
la cintura, abbasso i pantaloni, e
libero il cazzo. Resto incolonnato
dietro la fila di autovetture che mi
precedono. La ragazza muove le dita in
modo esperto effettuando brevi pause per
poi ripetere dei movimenti più veloci.
Sto disteso sul sedile e vengo quasi
subito nella sua mano come mi capitava
soltanto da ragazzo. Ma questa è una
sera speciale e non mi meraviglio di ciò.
Scaricarmi era ciò di cui
avevo bisogno prima del rendez-vous che
mi attende fra non molto.
- Cazzo! Sei veloce a
venire! Chissà da quanto tempo ne avevi
voglia.
Il suo italiano è
primitivo, ma capisco quanto basta.
Magari conosce soltanto le quattro
parole che le permettono di lavorare col
suo corpo. Tolgo dal cruscotto dei
fazzoletti di carta, gliene porgo più
di uno e con i rimanenti inizio a
ripulirmi il cazzo. Le consegno i
quindici Euro pattuiti e lei scende
dall'auto. Abbiamo percorso poco più di
cento metri dal punto in cui era venuta
a sedersi accanto a me.
La colonna di auto procede
lentamente fra due ali di prostitute. La
serata è calda, tengo il finestrino
della portiera chiuso e non do più
ascolto a nessuna delle donne che
martellano le mani sul vetro.
Quando raggiungo l'incrocio
con la strada provinciale che conduce a
Monticelli il traffico di autovetture si
è fatto meno intenso e non c'è più
nessuna traccia di prostitute. In poco
tempo raggiungo Montecchio in territorio
reggiano. Fermo la vettura dinanzi a una
palazzina di due piani in pieno centro
cittadino. Tolgo dalla tasca il
cellulare e compongo il numero del suo
apparecchio telefonico. Pochi squilli e
una voce mi dà risposta all'altro capo
del telefono.
- Pronto!
- Sono Enrico, sono sotto
casa tua. Che faccio? Aspetto che
scendi?
- Un attimo e sono da te.
Ciao!
Sono emozionato. Il cuore
mi martella nel petto e sembra volermi
uscire dalla gabbia toracica. Ho il
cazzo duro che pulsa di nuovo
irrequieto. Osservo l'orologio nel
cruscotto: segna le 21.45. D'improvviso
si accendono le luci delle scale della
palazzina. Intravedo la sua figura
dietro i vetri smerigliati mentre
lemme-lemme scende i gradini che dal
secondo piano portano all'ingresso
dell'edificio.
Quando il portone si apre
scorgo la figura di Sergio. Si ferma un
istante sullo stipite e si guarda
attorno. Mi vede e s'incammina verso di
me. Ci siamo conosciuti un mese fa, alla
galleria Niccoli, in occasione di una
mostra d'arte. Anche lui ama dipingere
nei ritagli di tempo libero, è
appassionato di rugby, inoltre gli piace
il cinema francese. Di mestiere fa il
geometra. E' un tipo atletico e di dieci
anni più giovane di me. Forse qualcuno
potrebbe considerarlo un surrogato, ma
non ho trovato nessuna donna migliore di
lui.
Sergio apre la portiera. Si
siede al mio fianco, appoggia la mano
sulla mia coscia e ho subito una grande
percezione di calore.
- Ciao! Dove mi porti
stasera?
- Dove vuoi tu. - rispondo
prima di allontanarci.
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