La
suoneria della radiosveglia ti scuote
dal torpore notturno. Lasci trascorrere
alcuni secondi, sfili la mano da sotto
il lenzuolo, e premi l'interruttore che
arresta il fastidioso rumore. Non
abbandoni immediatamente il letto,
rimani qualche istante a goderti il
tepore della trapunta di piume d'oca che
infonde calore al tuo corpo prima
d'intraprendere una nuova giornata di
lavoro.
Non ti poni il problema del bagno
occupato come succede agli uomini
sposati perché non hai moglie né figli.
Tu sei solo.
Una volta espletati i bisogni
corporali mattutini ti infili nel box
della doccia, apri il rubinetto
dell'acqua calda e lasci che il corpo si
purifichi dalle scorie.
Detesti raderti
la barba con le lamette e il sapone da
barba con cui in passato hai avuto a che
fare, adesso preferisci utilizzare il rasoio
elettrico.
Dopo che hai terminato di vestirti
prepari la colazione. Dal frigorifero
togli la caraffa del caffè d'orzo e lo
versi nella tazza di maiolica che ti
premuri di collocare nel forno a
microonde. In pochi secondi il caffè è
caldo. Il tempo di mangiucchiare tre
biscotti, tre, sorseggiare la bevanda
calda, e sei pronto a uscire di casa.
Quando la lancetta dell'orologio,
quella più lunga, è sullo zero, e la
piccola sulle otto, esci dal
cancello condominiale spingendo a mano la
bicicletta. Lo fai in maniera furtiva,
quasi fosse tuo desiderio non incontrare
nessuno dei condomini.
In una delle sacche del
portapacchi della bicicletta, unico mezzo di locomozione a tua
disposizione, hai riposto il
tuo pranzo: due fette di torta alla
cioccolata, avvolte nella carta per
alimenti, una mela e una bottiglia di
Gatorade. Sali in sella alla bicicletta e vai dritto verso il
posto di lavoro.
Stamani la temperatura dell'aria,
piuttosto fredda rispetto ai giorni scorsi,
è un malinconico presagio dell'inverno
che sta per arrivare. Freddoloso
come sei hai indossato tre maglioni di
lana, tre, e un giubbotto di pelle di
montone.
Sul viso hai riposto una
mascherina di tipo chirurgico per proteggere i
polmoni dai gas di scarico delle
automobili. In una decina di minuti
raggiungi il luogo di lavoro:
l'ospedale.
Hai quarant'anni, e ne hai
trascorsi più della metà a eseguire la
medesima indagine radiologica. Sul
lettino dell'ambulatorio diagnostico a
Raggi X hai visto coricarsi splendidi
corpi di giovani donne e quelli deformi
di anziane signore, ma di nessuna di
loro porti
il ricordo.
A una certa ora del mattino,
mezz'ora dopo mezzogiorno, smetti di
lavorare. Pranzi con le due fette di torta di
cioccolata che ti sei portato appresso,
sorseggi il contenuto della bottiglia di
Gatorade che dal primo mattino hai
seguitato a bere a intervalli regolari,
dopodiché riprendi a lavorare.
Quando esci dalla Clinica, dopo
otto ore di lavoro, è già sera. Timbri
il cartellino nell'orologio marca tempo,
e lo riponi nel contenitore accanto a
quello dei tuoi colleghi. Appena fuori
dalle mura dell'ospedale getti la
bottiglia di Gatorade, ormai vuota, nel
cassonetto per la raccolta differenziata
dei rifiuti, dopodiché prosegui in
sella alla bicicletta nella corsa verso
casa.
Pedalando a grande velocità
percorri la medesima strada che al
mattino ti ha condotto sul luogo di
lavoro, ma stavolta la percorri nel senso inverso.
Nei tuoi spostamenti non cambi mai
itinerario. Ripeti le medesime azioni
ogni giorno.
A casa non hai nessuno ad
aspettarti. Riordini la stanza da letto,
spolveri con scrupolo gli arredi del
salotto e quelli della cucina. Quando
arriva l'ora di cena estrai dalla cella
del frigorifero un barattolo di gelato
alla crema e cioccolato, dopodiché
torni nel salotto. Vai a sederti sul
divano, accendi la tivù, e col
telecomando ti sintonizzi su Discovery,
il canale satellitare che trasmette
documentari sulla natura.
Infine inizi a gustarti il
gelato.
E' mezzanotte quando decidi di
recarti a dormire. Un tempo, sotto le
coperte di quel letto a due piazze,
c'era la tua donna ad aspettarti.
Stasera non c'è nessuno. La tua
compagna se n'è andata per sempre. E'
accaduto la notte in cui, l'automobile
alla cui guida c'eri tu, è uscita di
strada capottando. Lei è morta insieme
alle due bambine che viaggiavano insieme
a voi.
Soltanto tu sei sopravvissuto.
Ti spogli, spegni la luce
dell'abat-jour, e il nero riempie di
buio la stanza da letto. Stasera fatichi
a addormentarti. Hai un dannato bisogno
di compagnia. Il dolore che ti angoscia
non ti consente di restare solo con i
tuoi pensieri. Ti avvicini all'armadio e
da un'anta estrai il prezioso oggetto
che custodisce.
E' una bambola ad acqua.
Riponi la bambola sotto le
coperte con la celata speranza che possa
surrogare il calore che un tempo sapeva
trasmetterti la tua donna.
E' un rituale che ripeti già da
alcuni mesi.
Tutto è
iniziato quando, navigando in internet, sei incappato in uno dei siti
web che commercializzano materiale
pornografico per corrispondenza. E' lì
che hai scoperto l'esistenza di Evelyn,
la tua bambola ad acqua.
Ti è costata qualche centinaia
di euro o poco più, ma valeva la pena
portarsela a casa. Lei sa trasmetterti
un piacere sessuale del tutto simile a
quello di una donna. E tu ne hai davvero
bisogno.
Evelyn è un modello sintetico di
donna erotica, il migliore succedaneo
posto in commercio dal mercato
pornografico. La superficie in lattice
di cui è rivestita è simile alla pelle
di una donna in carne e ossa.
Il pube intorno alla fessura
della vagina artificiale è ricco di
peli. Sono di colore castano, identici
al colore della parrucca, e sono simili
ai capelli della tua Giovanna.
Un termostato tarato a
trentasette gradi centigradi mantiene la
temperatura dell'acqua costante, donando
alla bambola la morbidezza e l'elasticità
di un corpo umano.
Nell'oscurità della camera inizi
a toccarti il sesso. E' una pratica che
non hai mai abbandonato, nemmeno quando
tua moglie era in vita. Le dita
accarezzano la sottile striscia di pelle
che congiunge l'ano ai testicoli. Ti
piace avere lo scroto che si ritrae
fra le tue dita mentre assume dimensioni
sferiche. Come tutti gli uomini hai
iniziato a toccarti da ragazzo e sai
come trarre piacere dai tuoi toccamenti.
Sfiori con le dita la superficie
sottile e tesa della cappella sino a
riempire i corpi cavernosi. Fremi di
piacere a ogni sfregamento e sei pronto
a cavalcare il corpo di Evelyn.
La saliva che hai depositato
sulle dita è un utile lubrificante. La
spalmi sul cazzo che introduci poco per
volta nella fessura fra le cosce di
Evelyn. Le pareti sono morbide e calde.
Hai provveduto a divaricarle le gambe e
questo facilita l'affondo del cazzo
nella fessura.
Inizi a scoparla nello stesso
modo che eri solito fare con la tua
donna.
Quando hai raggiunto il giusto
ritmo di scopata premi il tasto
"play" del registratore audio
appoggiato sul comodino.
Un tempo tu e Giovanna vi
divertivate a registrare i rumori dei
vostri amplessi. Godevate nel
riascoltare i bisbigli, i silenzi, le
grida di piacere che pronunciavate
mentre facevate all'amore.
Le voci riempiono il silenzio
della stanza. Il gemiti dell'amplesso ti
accompagnano nel frugale rapporto con
Evelyn. Muovi il cazzo nel serbatoio di
plastica e non pensi più a Giovanna.
L'unica cosa che ti preme è godere del
piacere che riesce a darti la scopata
con Evelyn.
Interrompi più volte i movimenti
del bacino per non eiaculare troppo in
fretta. Cospargi nuova saliva sulla
cappella e riprendi a penetrare la cavità
con maggiore vigore. Anche stasera fai
di tutto per sincronizzare il piacere
che stai provando con le voci registrate
nell'audiocassetta, in modo che la
sborrata coincida con il coito inciso
sul nastro.
Raggiungi l'orgasmo in perfetta
sincronia con la voce registrata della
tua donna, dopodiché ti accasci sulla
sagoma di Evelyn. Sfili il cazzo dalla
fessura e ti asciughi con il bordo del
lenzuolo. Spegni il registratore e ti
metti a dormire.
La tua vita si consuma uguale,
giorno dopo giorno. Se la vita è
solamente un lungo sogno, e noi viviamo
all'interno di quel sogno, allora lo
strano è vivere.
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