Alberto, uscendo
dalla sua abitazione,
si premurò di scrivere un biglietto
alla moglie, dopodiché lo depose sul tavolo della cucina.
"Vado
a fare la spesa al supermercato.
Ciao! Torno presto. "
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Quando raggiunse
l'ipermercato trovò l'area del
parcheggio spoglia di autovetture.
All'ingresso del grande magazzino, su
una delle porte a vetri, c'era affisso
un cartello con su scritto:
"Sciopero
per rinnovo del contratto di
lavoro"
.
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Alla guida della
station-wagon si diresse verso un
discount distante poche centinaia di metri
dall'ipermercato dove la moglie talvolta
faceva la spesa.
La merce venduta nel
piccolo esercizio commerciale era di
pessima qualità rispetto all'ipermercato. Impiegò una decina di
minuti per riempire il carrello della
spesa, dopodiché si avvicinò alle
casse per pagare la merce.
I clienti erano accalcati,
in doppia fila, davanti alle casse
impazienti di depositare la merce
custodita nei carrelli sui nastri
trasportatori. Alberto si soffermò a
esaminare i volti delle persone che gli
stavano d'intorno. Vagabondò con lo
sguardo in ogni direzione fintanto che
la sua attenzione fu rapita dal volto di
una cassiera.
La ragazza, seduta a fianco
del nastro trasportatore, era impegnata
nel fare scorrere il codice a barre delle merci
sul lettore ottico. Alberto fu
conquistato dai lineamenti della
ragazza. Una luce straordinaria
sprigionava il suo viso.
Soltanto quando le fu
vicino si avvide che sotto il camice
della divisa germogliava una nuova vita. La pancia,
abbastanza pronunciata, comprovava una
gravidanza in stato avanzato.
Alberto iniziò a trasbordare
la merce sul nastro trasportatore senza
distogliere lo sguardo dalla ragazza.
Lei, incurante dell'impertinente
attenzione che lui le riservava,
seguitò a fare transitare le etichette
dei codici a barre sul lettore ottico
senza dare segnali d'insofferenza.
L'aspetto florido la faceva
sembrare più matura della sua giovane
età. Il colorito olivastro della pelle
le conferiva un alone lucente, mentre i
capelli neri, tagliati a caschetto, al
pari di un piccolo neo al margine
inferiore delle labbra, le dispensavano
un piglio vivace. Ma l'attenzione di
Alberto cadde sull'incavo fra le
mammelle, le cui forme parevano
tracimare dalla camicetta della divisa
da lavoro.
Mentre la merce transitava
veloce sul lettore ottico, accumulandosi
nella parte inferiore del bancone,
Alberto si trovò confuso a causa del
piacere che gli provocava la vista delle
mammelle della ragazza. Il desiderio di
succhiare quei capezzoli si fece spazio
nella sua mente e gli provocò un
insolito stato di eccitazione. Infilò
una mano nella tasca dei pantaloni,
dopodiché spostò lateralmente il cazzo
in modo da rendere meno visibile la
protuberanza che sporgeva dalla stoffa.
Insieme alla moglie si erano
adoperati in tutti i modi per mettere al
mondo un figlio, ma ogni tentativo si
era rivelato infruttuoso. Eppure la
lunga serie di esami cui si erano
sottoposti, dietro consiglio di un
medico specialista, non aveva rivelato
nessuna anomalia né fisica né tanto
meno umorale in entrambi. Oramai si era
rassegnato a non diventare padre, ma la
visione di quei seni prosperosi gli
suscitò un grande rimpianto.
Avrebbe voluto succhiare
quei capezzoli, gustare il sapore del
latte materno che fra non molto sarebbe
sgorgato dalle mammelle, ma le parole
della ragazza lo riportarono alla realtà.
- Sono centotrentadue euro
e dieci centesimi. - disse la cassiera
porgendogli lo scontrino fiscale.
Perso nelle sue fantasie
erotiche non diede risposta alla
richiesta di denaro. Lasciò trascorrere
alcuni secondi, infine trasse dalla
tasca il portafoglio e le consegnò tre
banconote da cinquanta euro. Nel momento
in cui la ragazza si sporse in avanti,
intenzionata a restituirgli la
differenza, Alberto scorse sul taschino
del grembiule un cartellino su cui c'era
scritto un nome: Anna. Lo stesso nome di
sua moglie.
Si affrettò a raccogliere
la merce accumulata sul bancone e la
ripose in alcuni sacchetti di plastica.
Prima di allontanarsi diede un'ultima
occhiata alla ragazza e alle tette.
L'autovettura con cui aveva
raggiunto il Market era parcheggiata
poco distante l'uscita. Prese posto sul
sedile dell'automobile e inserì la
chiave nel pannello di comando. Stava
per accingersi ad avviare il motore,
ancora eccitato dal ricordo delle
mammelle della cassiera, ma non lo fece.
Il pulsare del cazzo sotto
il tessuto dei pantaloni era un tormento
che non gli dava pace. Cominciò a
strofinare la mano sulla stoffa, poi
abbassò la lampo e liberò il cazzo.
Lasciò che dalla bocca sfilassero
alcune gocce di saliva sulla cappella e
iniziò a masturbarsi, lentamente,
lasciandosi cullare dal dolce massaggio
delle dita.
Con gli occhi socchiusi
provò a immaginare la ragazza del
supermercato nell'atto di allattare il
proprio neonato. E la mano prese a
scorrere lenta sul cazzo. La sborrata
giunse rapida e si esaurì fra le dita
che si schiusero sulla cappella evitando
che gli schizzi di sperma insudiciassero
la tappezzeria dell'automobile. Rimase
alcuni istanti con le dita contratte in
quella posizione, dopodiché prese dal
cruscotto una confezione di fazzoletti
di carta e ripulì la mano dallo sperma.
Mise in moto l'automobile e fece ritorno
a casa.
Un intero anno era trascorso da
quando Alberto si era masturbato nell'area di
parcheggio. Un pomeriggio tornò a fare
spesa nel medesimo discount in
compagnia della moglie. Quando giunsero
dinanzi alla cassa si diedero da fare a
trasbordare la merce sul nastro
trasportatore, solo allora si accorse
che la cassiera era la medesima che a
suo tempo gli aveva provocato un certo turbamento alla vista delle
mammelle.
L'aspetto della ragazza non
era più quello florido di un anno
addietro. Il corpo, allora fiorente, era
avvizzito. Il viso appariva pallido e
smunto. I seni avevano perso il loro
aspetto florido e apparivano appassiti
come quelli di un fiore che ha perso i
petali.
- Sono settantatre euro e
ventidue centesimi. Paga con il
Bancomat?
- Sì.
Digitò il codice e firmò
la ricevuta. Caricò la merce sul
carrello e insieme alla moglie e al
figlioletto di due mesi, che per tutto
il tempo la compagna aveva tenuto in
braccio mentre facevano la spesa, si
allontanò.
Lungo il tragitto che li
separava dall'automobile osservò con
ammirazione le mammelle della moglie. Si
considerò un uomo fortunato. Fra non
molto sarebbe giunta l'ora della
poppata. Lui e suo figlio, come
succedeva da due mesi a questa parte,
avrebbero potuto, ancora una volta,
nutrirsi a quei capezzoli.
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