Il
tariffario del professor Tagliaferri è
noto a tutte le ragazze che frequentano
la Facoltà di Economia. Tuttavia
assistendo a una sua lezione, oppure
osservandolo mentre presiede una
commissione d'esame, l'impressione che
se ne riceve è quella di un insegnante
integerrimo, duro e severo, invece come
la stragrande maggioranza dei docenti
universitari è facilmente corruttibile.
Ma a differenza dei suoi colleghi non
accampa denaro in cambio di favori, bensì
prestazioni sessuali.
A me la cosa non disturba,
affatto, tanto più che come uomo non è
affatto male, anzi è proprio il tipo di
maschio a cui potrei concedere le grazie
del mio corpo con estremo piacere. Nel
fisico assomiglia un po' a mio padre, ha
gli stessi capelli brizzolati, specie
sulle tempie, e la medesima età:
quarant'anni. Il suo portamento è
alquanto giovanile, infatti, veste
sempre con jeans e T-Shirt, inoltre ha
l'abitudine di calzare scarpe da
jogging.
Se gli facessi un pompino
potrei facilmente superare l'esame di
economia territoriale il cui appello è
previsto per il giovedì della prossima
settimana. Il problema è che il
pompino, secondo quanto si vocifera fra
le ragazze, mi farebbe passare l'esame
con un voto che non va oltre il 23, se
invece decidessi di trascorrere una
intera notte in sua compagnia allora
potrei ottenere un buon 27 o forse anche
più. Un punteggio, quest'ultimo, che
accontenterebbe la maggioranza delle
ragazze poiché l'esame di economia
territoriale, a detta di tutti gli
studenti, rappresenta un macigno
pressoché insormontabile. Tuttavia non
voglio accontentarmi di un 27. Ho
assoluto bisogno di ottenere un voto
d'eccellenza, almeno un 30, se voglio
mantenere alta la media di voti sul
libretto universitario, perché non sono
il tipo che si accontenta.
Il
mese scorso ho ottenuto 30 e lode
all'esame di Diritto Commerciale, il
medesimo giudizio l'ho conseguito
quindici giorni fa all'esame di
Statistiche per il Marketing. Ma se al
professor Tagliaferro succhio soltanto
il cazzo non potrò ottenere la medesima
votazione che ho conseguito con i
docenti che lo hanno preceduto.
Se voglio raggiungere il 30
e lode devo per forza concedergli
dell'altro, oltre al pompino. E come lo
so io lo sanno tutte le ragazze iscritte
alla Facoltà di Economia. Il culo però
non ho nessuna intenzione di darglielo,
questo è poco ma sicuro. Il culo se lo
scorda! Purtroppo in questo periodo ho
le emorroidi gonfie che mi sporgono
intorno all'ano come minuscole
stalattiti. Non mi fanno male, è vero,
però i peduncoli sono così poco
femminili che sarei imbarazzata a
mostrare il culo in queste condizioni,
specie a un uomo con cui non ho
confidenza.
E' vero! Non sono una
santarellina, infatti, ho sempre avuto
dei rapporti anali appaganti con tutti i
miei partner, ma se le emorroidi
dovessero sanguinarmi mentre mi incula?
Cazzo, che figura di merda ci farei, e
non voglio che accada. No, nel culo in
questo periodo è meglio di no. Invece
potrei proporgli una cosa a tre.
Se mi faccio accompagnare
da una amica e pratichiamo del sesso
tutt'insieme sono certa che mi dà un 30
e lode. Ma deve essere una ragazza
carina perché lui non è il tipo che si
accontenta tanto facilmente. Potrei
chiederlo a Giulia di accompagnarmi
oppure a Margherita.
Uhm... forse è meglio che
lo chieda a quest'ultima, tanto più che
anche lei, prima o poi, dovrà sostenere
lo stesso esame. E poi è una di quelle
ragazze che non fanno troppe storie a
darla, magari pure lei ha già avuto la
mia stessa idea. Adesso le telefono e
sento se è disponibile.
Mi metto alla ricerca del
suo numero di telefono nella rubrica del
cellulare. Quando l'ho trovato non perdo
altro tempo e lo digito. Pochi squilli e
Margherita risponde alla chiamata.
- Ciao, sono Fabrizia.
Non mi perdo in fronzoli,
le sciorino la mia proposta, e resto in
attesa di una risposta.
- Posso sapere perché hai
pensato proprio a me?
- Beh, perché delle
ragazze che devono sostenere l'esame con
il Tagliaferro tu sei la più carina.
- La più carina o la più
puttana? - risponde stizzita.
Non mi lascia nemmeno il
tempo per replicare e interrompe la
comunicazione. Delusa dal suo
atteggiamento desisto dal richiamarla.
D'altronde il motivo per cui ho cercato
proprio lei, anziché Giulia o una
qualsiasi altra mia amica, è perché è
la più troia delle mie compagne di
università anche se ha fatto l'offesa.
*
* *
Guido con prudenza sulla tangenziale a
nord della città. A quest'ora della
sera la strada è trafficata di
automobili e autoarticolati come durante
il giorno. Sono piuttosto nervosa a
causa di ciò che mi accingo a fare.
Stamattina quando ho rintracciato il
professor Tagliaferro, attraverso il
centralino telefonico dell'università,
gli ho comunicato che avevo assoluto
bisogno di parlargli a proposito
dell'esame che devo sostenere giovedì.
Lui mi ha subito sgamata e chiesto se
preferivo parlargliene in ufficio oppure
in privato a casa sua. Naturalmente ho
mostrato tutto il mio entusiasmo
dicendogli che sarei stata onorata di
fargli visita nella sua abitazione, e
disposta a tutto per ottenere la sua
attenzione. Che altro avrei dovuto dirgli?
.
Contrariamente alle
abitudini delle mie amiche, avvezze a
profumare ogni anfratto del proprio
corpo quando escono in compagnia con un
uomo, io non ho nemmeno fatto la doccia.
Mi sono soltanto cambiata d'abito e
sostituito l'intimo. Ogni volta che ho
un appuntamento con un uomo, parlo di
uno con cui presumo di andarci a letto,
preferisco che la mia pelle odori di
incontaminato. Detesto i profumi, specie
quelli dolci; mi danno il voltastomaco.
L'unico profumo che ho sperimentato
sulla pelle in tutta la mia vita è Hugo
Boss Intense, ed era una confezione
avuta in regalo, ma una volta svuotata
la boccetta non ho sentito il desiderio
di andare a comprarlo.
Al posto dei profumi in
vendita nei negozi preferisco fare uso
delle secrezioni che accumulo attorno al
clitoride, molto simili allo smegma che
nei maschi si deposita sotto il
prepuzio. L'odore è piuttosto pungente,
ma fa molto effetto sui maschi quando me
lo sentono addosso.
Stasera prima di uscire da casa
ho intinto il dito nella vagina. Ho
annusato e assaggiato il mio smegma, poi
l'ho cosparso per bene dietro i lobi
delle orecchie, un po' sul collo e
nell'incavo fra le tette. Ho fatto male?
Il professor Tagliaferri mi
accoglie sulla soglia dell'appartamento
in jeans e maglietta. Il suo sorriso è
il migliore che mi è capitato di vedere
sul suo volto da quando lo conosco.
Chiude la porta alle mie spalle e senza
perdere altro tempo mi spinge contro una
parete. Mi cinge le braccia intorno ai
fianchi e avvicina il viso al mio. Fa
l'atto di baciarmi. Scanso la bocca e
giro il capo da una parte. Struscia le
labbra sulla mia guancia lasciando una
lunga scia di saliva che raggiunge
l'orecchio. Mi aspetto da un momento
all’altro che l'umore di figa che mi
sono premurata di depositare in quella
regione faccia effetto. Infila la punta
della lingua fra le pieghe del
padiglione auricolare e me lo lecca
producendomi un po' di solletico.
- Sei bella da morire, ti
desidero. - dice bisbigliandomelo
all'orecchio.
Le sue braccia abbandonano
i miei fianchi. Le mani, simili a
tentacoli, mi cingono le natiche. Mi
attira con forza a sé in modo da farmi
cogliere la consistenza del cazzo e lo
spinge ripetutamente contro il mio
addome. Soddisfatta del suo stato di
eccitazione apro gli occhi e gli do
risposta.
- Ti eccito?
- Non si vede? - dice
spingendo di nuovo il cazzo verso di me.
- Dimmelo ancora.
Mi scioglie i capelli,
liberandomi la stringa di stoffa che li
tiene raccolti, dopodiché deposita le
dita sulle tette gonfie di eccitazione e
mi bacia sulle labbra. Lo lascio fare e
contraccambio il gesto mentre si dà da
fare a togliermi la gonna che cade ai
miei piedi. A questo punto rimango
con solo le mutandine e la camicetta
addosso.
- Ripetimi ancora che sono
bella. - dico mentre mi monta
l'eccitazione.
- Sei bellissima.
- E poi?
- Desidero ogni cosa di te.
Lascio cadere la testa
all'indietro, porgendo il collo ai suoi
morsi, mentre le sue mani non smettono
di carezzarmi le tette e frugano
nell'intimità delle mie mutandine senza
che mi ribelli. Con un gesto rapido mi
spinge le spalle verso il basso. Mi
ritrovo inginocchiata con il muso a
contatto della patta dei suoi pantaloni.
Slaccia la cintura e abbassa con un solo
gesto brache e mutande. Mi afferra il
capo e mi spinge il viso verso la
cappella che ho davanti alla bocca.
Pompini ho cominciato a compierli dall'età
di quattordici anni, sono specialista in
questo, prenderlo in bocca non mi fa
schifo, e nemmeno sono in imbarazzo.
Afferro il cazzo nel palmo della mano e
spingo la cappella fra le labbra, poi
incomincio a muovere il capo avanti e
indietro. Non è molto difficile fare un
pompino, in fin dei conti ci vuole assai
poco per accontentare un uomo.
Sento crescere, poco per
volta, il rotolo di carne che scorre fra
le mie labbra. La cappella mi entra
dentro, sbatte ripetutamente contro il
palato, scalfendolo, fino a occupare
ogni spazio della bocca. Aspiro e
succhio mentre assaporo l'aroma delicato
del suo cazzo soffocando i gemiti di
piacere che altrimenti uscirebbero dalle
mie labbra.
Adesso non sta più fermo,
muove il bacino e va avanti e indietro
come se stesse scopandomi nella vagina
anziché nella bocca. Lo sento gemere di
piacere. Le gambe gli tremano. Spinge in
avanti il bacino e tutto il resto del
corpo gli va dietro. Un fiotto caldo e
denso mi riempie la bocca. Altri getti
di sperma seguono appresso il primo. Sto
per soffocare tanto è abbondante la sua
eiaculazione. Stacco la bocca dalla
cappella e tutto quello che ho fermo in
gola mi va dritto nello stomaco.
Sto col capo chino per
alcuni istanti poi lo rialzo e guardo
verso l'alto. E adesso? Penso.
Il suo sguardo scorre sui
miei seni dopo che mi ha obbligata a
denudarmi. Coricata sul letto, gambe
spalancate, aspetto che la sua lingua
scivoli sulla mia figa e la lecchi.
Invece si corica sul mio corpo e me lo
ficca dentro con violenza, il cazzo.
Lo spinge. Lo fa vibrare.
Mi riempie la vagina. Lo muove dentro e
fuori. Va avanti a scoparmi obbligandomi
a cambiare di continuo posizione. Il
cazzo si è fatto più caldo e violento
mentre mi coinvolge nel suo piacere.
Viene sfilandosi via, sborrandomi sulla
schiena, dopo che mi sono rifiutata più
volte di prenderlo nel culo. Il tempo di
riprendermi e fuggo nel bagno a lavarmi.
*
* *
Oggi è giorno di esami. Lo
scoraggiamento che si era impadronito
della mia persona qualche giorno fa,
prima di trascorrere l'intera notte nel
letto del professor Tagliaferri, ha
fatto posto alla sicurezza, anzi oserei
dire alla spavalderia, stante il 30 e
lode che mi ha promesso il prof. quando
ho lasciato la sua abitazione.
Sostenere tanti esami in
così breve tempo è una sfida che ho
fatto con me stessa, ma che ho perso
perché per superare l'esame in economia
territoriale sono dovuta scendere a
compromessi e andare a letto con il
professor Tagliaferri. Ho sbagliato nel
volere sostenere tanti esami in così
breve tempo, ma in una maniera o
nell'altra, con impegno, sacrificio e
dedizione ce la sto facendo.
Oggi, contrariamente alle
altre volte in cui ho sostenuto degli
esami, non sono vittima dell'ansia.
Seduta su una delle sedie sistemate nel
corridoio aspetto che uno dei commissari
si sbrighi a fare l'appello. L'ordine di
chiamata è determinato dalla
commissione, ma di solito si segue
l'ordine di matricola, ed io dovrei
essere la prima a entrare in aula.
Sostenere un esame orale mi
ha sempre messo addosso una grande
paura, ma oggi, quando sarò davanti ai
membri della commissione, saprò fare un
ottima figura facilitata dalla presenza
del professor Tagliaferri titolare
dell'insegnamento.
Il corridoio dinanzi
all'aula è pieno murato di persone,
ragazzi e ragazze sbraitano come fossero
al bar impegnati a consumare
l'aperitivo. Tutt'a un tratto dalla
porta dell'aula si affaccia una figura
maschile, che riconosco essere uno degli
assistenti del Professor Tagliaferri, e
pronuncia il mio nome. Gli vado incontro
ed entro nell'aula. Dietro la scrivania
incrocio lo sguardo di due commissari,
ma nessuno dei due è il professor
Tagliaferri titolare dell'insegnamento
del corso. Imbarazzata mi siedo sulla
sedia e l'unica cosa che so dire è:
- Non c'è il professor
Tagliaferri?
Il più giovane dei tre,
colui che mi ha fatto entrare nella
stanza e accomodare sulla sedia, si
rivolge a me.
- Il Professor Tagliaferri
non insegna più in questa università,
da ieri ha preso servizio alla Facoltà
di Economia di Torino.
- Eh! - dico incredula.
- Non lo sapeva?
- No. - dico seccata dalla
rivelazione.
Mentre uno dei commissari
controlla il mio libretto universitario
mi viene da pensare che il Tagliaferri,
nonostante le mie resistenze, me l'ha
messo proprio nel culo. Accidenti a lui.
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