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SOTTO
LA GONNA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
I
manifesti che
reclamizzano le offerte 3x2 mi
danno il benvenuto all'ingresso del
centro commerciale. Sono
collocati bene in vista per dare ai
clienti la sensazione che il resto degli
articoli messi in vendita nel
supermercato siano convenienti, anche se
non è affatto vero.
Una musica soft, diffusa
dagli altoparlanti, accompagna il mio
incedere nell'area di vendita. Sono
consapevole che la musica, come i manifesti che pubblicizzano
le offerte speciali, siano espedienti
messi in atto da chi dirige il centro commerciale per ingenerare in noi
consumatori un'atmosfera
tranquillizzante e di fiducia,
predisponendoci a effettuare in maniera
serena gli acquisti.
Nell'intera area di vendita
non c'è traccia di orologi alle pareti
dei negozi. Stento a credere che sia
soltanto una coincidenza, ma che anche
questa prassi rientri nella serie di
accorgimenti, messi in atto dai gestori
del centro commerciale, per fare in modo
che i clienti non siano sottoposti
all'ansia del tempo che passa mentre
sono impegnati a effettuare acquisti.
Le lancette di un orologio
potrebbero indurre, chi come me ha poco
tempo a disposizione, a muoversi in
fretta e quindi acquistare meno
prodotti. La stessa osservazione potrei
farla a proposito della completa assenza
di finestre nell'intero perimetro
dell'area commerciale. In realtà se noi
clienti avessimo la possibilità di
rivolgere lo sguardo all'esterno, mentre
ci affaccendiamo a effettuare dello
shopping, avremmo la chiara percezione
del trascorrere del tempo e questo
andrebbe a scapito delle vendite.
Dopo avere parcheggiato
l'automobile non ho preso in
considerazione l'idea di servirmi di uno
dei carrelli per la spesa, messi a
disposizione della clientela, di cui è
colma l'area di parcheggio. Da un po' di
tempo hanno raggiunto dimensioni
spropositate, probabilmente anche questo
è uno stratagemma messo in atto
dall'ipermercato per dare ai clienti che
li utilizzano la sensazione di avere
fatto pochi acquisti e quindi procedere
a farne altri.
Approfitto della presenza
di una batteria di cestelli di plastica,
impilati a castello appena oltre i
tornelli che danno accesso all'area
dell'ipermercato, e ne afferro uno. Me
ne servirò per fare la spesa, ma
soprattutto per camuffare il telefono
cellulare di cui mi servirò per
effettuare le riprese televisive con cui
prenderò di mira le cosce delle donne.
E' questo, infatti, il vero motivo per
cui sono venuto qua.
Il percorso che devo
compiere per raggiungere il bancone
della gastronomia, là dove ho
intenzione di effettuare le riprese con
la videocamera, è pressoché obbligato.
La disposizione delle scaffalature e dei
corridoi, sistemati a labirinto
nell'ipermercato, assolvono la funzione
di prolungare la permanenza mia e degli
altri clienti all'interno della
struttura commerciale per indurci a
maggiori tentazioni di spesa.
I cereali zuccherati con le
loro dolci prelibatezze occupano gli
scaffali posti subito dopo l'ingresso
dell'ipermercato. Cioccolate, bonbon,
patatine fritte, hanno l'apparenza di
essere posizionati di proposito a
livello degli occhi dei bambini per
indurli a chiedere ai genitori di
soddisfare le loro richieste, invece i
cereali più nobili e ricchi di fibre,
quindi più salutari, sono collocati nei
ripiani superiori degli scaffali,
lontano dalla vista dei bambini. So bene
che le medesime ghiottonerie le ritroverò
all'uscita, in prossimità dei
registratori di cassa, dove caramelle,
cioccolate, e gomme da masticare sono
strategicamente collocate dai
responsabili dell'ipermercato per
incoraggiare gli acquisti da parte di
adulti e bambini.
La verità è che la
collocazione della merce negli scaffali,
in tutta l'area dell'ipermercato non è
casuale, ma segue modelli prestabiliti
per indurre i clienti a effettuare
acquisti compulsivi. Infatti, la
disposizione della merce negli scaffali
ha come unico scopo quello di facilitare
la vendita di articoli superflui, oppure
più semplicemente di alienare le
giacenze di magazzino smerciandole a
prezzi scontati.
Al pari di cioccolate,
bonbon e patatine fritte, articoli
particolarmente appetiti dai bambini,
l'ipermercato utilizza la medesima
tecnica con noi adulti quando ha
interesse a vendere un certo tipo di
merce. Lo fa prendendosi cura di
collocarla, come succede per i bambini,
all'altezza degli occhi perché più
comoda da afferrare.
Ormai sono molti anni che
frequento gli ipermercati e so per certo
che i cartelli dalle scritte
appariscenti, specie quelli di colore
rosso, oppure con il prezzo scritto a
mano, sono utili a chi vende per
attirare l'attenzione di noi clienti e
spingerci ad accentuare gli acquisti.
Invece per quanto riguarda tutti quei
prodotti indispensabili alla vita delle
famiglie e non deperibili come olio,
zucchero e pasta, sono relegati negli
angoli più remoti dell'ipermercato,
perfino difficili da raggiungere,
lontano dai passaggi obbligati che
invece conducono verso quelle aree dove
si trovano i prodotti facilmente
deperibili come frutta, ortaggi, pane,
salumi, dolci e prelibatezze
gastronomiche, oppure quelli non
strettamente necessari come salse,
sottaceti e i diversi tipi di scatolame.
Mi muovo per i corridoi
dell'ipermercato ostacolato dai carrelli
spinti a mano dai clienti, del tutto simili ad
automi, alla ricerca delle merci che
devo acquistare.
I prezzi di molti prodotti
mi appaiono convenienti soltanto perché
i gestori dell'ipermercato hanno
provveduto a metterli in vendita non a
prezzo tondo, ma decurtato di qualche
centesimo come le confezioni di funghi
porcini sott'olio che mi stanno
strizzando l'occhio nello scaffale alla
mia destra al prezzo di 3,99, anziché 4
euro come sarebbe più ovvio, perché
chi come me è tentato ad acquistarne
una confezione ha l'impressione di
risparmiare.
Come al solito, senza
rendermene conto, ho infilato nel
cestello della spesa un bel po' di
prodotti superflui. Purtroppo mi succede
tutte le volte che metto piede in un
qualsiasi supermercato. Anche oggi ho
finito col farmi tentare da alcune
prelibatezze, così spenderò più di
quanto avevo previsto.
I gestori dei supermercati
conoscono bene le tecniche di
persuasione occulta e io, come tutte le
persone che mi stanno d'intorno, sono
facilmente influenzabile quando si
tratta di acquistare cose appetitose.
Mentre mi avvicino al
bancone della gastronomia, preso
d'assalto come ogni giorno da un gran
numero di donne, osservo, guardo, e mi
metto alla ricerca di una donna, la più
avvenente, per effettuare un po' di
riprese televisive con la videocamera di
cui è dotato il mio cellulare.
Una donna dall'apparente età
di sessant'anni, agghindata con
minigonna e calze a rete, piazzata
davanti al bancone, volge lo sguardo
nella mia direzione e sembra sorridermi.
Ha tutta l'apparenza di una bagascia
strausata e mi fa solo tristezza. Aguzzo
la vista e mi avvicino a una strafiga
corazzata, con tutte le cose bene in
ordine e un seno che sembra volere
sfidare la legge di gravità. Una super
minigonna le fascia il culo e attira la
mia attenzione. Tolgo dalla tasca il
cellulare e attivo la funzione
videocamera, dopodiché deposito
l'apparecchio nel cestello della spesa e
mi premuro di avvicinarlo alle gambe
della donna in modo che l'obiettivo
della videocamera possa riprendere ciò
che si cela sotto il tessuto della
gonna.
Non è la prima volta che
metto in pratica questo genere di
riprese digitali. Documentare gli
indumenti intimi delle donne mi eccita
tantissimo, ma ancora di più mi eccito
quando, rivedendo le immagini
registrate, mi accorgo che qualche donna
era
priva di mutandine.
Ho il cazzo duro e non vedo
l'ora di fare ritorno a casa per vedere
sullo schermo del monitor le immagini
che sto filmando. Seguito a fare delle
riprese col cellulare, spostandomi di un
paio di metri, fino a raggiungere con il
cestello della spesa un paio di cosce da
mozzafiato, proprietà di una ragazza
poco più che ventenne.
Ho sempre odiato i
telefonini ed è questa la ragione per
cui non ho mai voluto saperne di
possederne uno, perlomeno fintanto che
ho scoperto che alcuni modelli sono
provvisti di micro camere, allora non ho
potuto fare a meno dall'acquistarne uno.
Mi piace scrutare ciò che
si nasconde fra le cosce delle donne, ne
possiedo una intera collezione di
immagini di questo tipo. Sono riprese
fatte di straforo, e ogni volta mi
sorprendo nel costatare che riservano
eccitanti sorprese.
E' trascorsa più di
mezz'ora da quando ho messo piede nel
centro commerciale. Ho provveduto a fare
un paio di riprese alle gambe delle
clienti e oramai è giunto il momento
che mi allontani dal bancone dei
prodotti di gastronomia. Ripongo il
cellulare nella tasca della giacca e
seguo il percorso che mi condurrà verso
l'uscita dell'ipermercato.
Dinanzi alle scansie dei
vini non posso fare a meno di notare la
presenza di un gruppo di extracomunitari
intenti a fare incetta di confezioni in
tetrapak di vino a poco prezzo. Hanno
facce tonde e il taglio dei capelli è
di quelli rasati a zero. Probabilmente
sono bielorussi o moldavi. Passo oltre e
mi avvicino alle scansie delle acque
minerali. L'occhio mi cade su alcune
marche di bottiglie. Mi chiedo che
differenza può esserci fra una
bottiglia di acqua minerale da 0,20 e
una da 0,80 euro. Boh!
Probabilmente nessuna,
perché se una persona non ha
particolari esigenze fisiologiche, come
quella di bere acque oligominerali, la
qualità dell'acqua nei casi delle
bottiglie che ho preso in esame è
uguale, mentre di diverso c'è solo il
prezzo. E' questo il motivo per cui da
un po' di tempo consumo soltanto l'acqua
che esce dal rubinetto di casa.
Sto per raggiungere la fila
di casse all'uscita dell'ipermercato
quando il cellulare si mette a trillare.
Sul display distinguo il numero di chi
mi sta chiamando. E' quello di Elisa.
Sposata per due volte e per
due volte vedova è la donna con cui
scopo da un po' di tempo. Il primo
marito, un ufficiale dei carabinieri, è
deceduto durante un conflitto a fuoco in
Bosnia. Si erano conosciuti da
adolescenti e dopo un lungo fidanzamento
si erano sposati. Il secondo marito, un
medico, è deceduto circa un anno fa
vittima di un incidente stradale. Erano
sposati soltanto da un paio di mesi
Elisa ha trent'anni ed è
dotata di un
fisico da sex bomb capace di mandare in
corto circuito il cervello di qualunque
uomo che si perde a guardarla. Ci siamo
conosciuti l'inverno scorso in un bar
del centro storico. Se ne stava seduta
su uno sgabello a trampolo, davanti al
bancone del bar, intenta a bere un
drink, e sembrava in cerca di compagnia.
Quando l'ho avvicinata ero
animato da una gran voglia di
abbordarla. Le ho posto solo un paio di
domande a cui ha dato risposta con
riluttanza, manifestando l'intenzione
d'ignorarmi, fintando che, in modo
schietto, mi ha fatto capire di
lasciarla in pace. Stavo per andarmene
quando, rivolgendomi a lei, le ho detto:
"Ce l'ho grosso come quello di un
cavallo, non hai idea di quello che ti
sei persa!". Scandita la frase le
ho voltato le spalle con l'intenzione di
andare a sedermi a un tavolo poco
distante.
Stavo per farlo quando si
è rivolta di nuovo a me. "Ehi tu,
qual è il tuo nome?". Ho arrestato
il passo e sono tornato sui miei passi,
poi sono andato a sedermi accanto a lei.
"Lorenzo" le ho risposto.
Quella sera mi è bastato ostentare una
certa conoscenza del motore che Elisa
custodiva fra le cosce, là dove ha
avuto origine il mondo, per farle aprire
il cofano e scoparla nel suo letto. Da
allora sono diventato il suo uomo.
Avvicino il cellulare
all'orecchio e do risposta alla
chiamata.
- Pronto.
- Ciao, sono io. Elisa.
- Ah. - dico, fingendo di
essere stupito.
- Sei rimasto sorpreso
nell'ascoltare la mia voce?
- No, per niente.
- Pensavo il contrario, dal
tono delle tue parole.
- Sbagli.
- Dove ti trovi?
- Al supermercato. E tu
dove sei?
- Non troppo lontana da te.
- Sei a casa tua?
- Sì.
- Non sei al lavoro?
- Non avevo più pratiche
da consultare per oggi, così sono
uscita dall'ufficio prima del tempo. Ti
spiace?
- No, affatto.
- Vieni a trovarmi?
- Prima voglio sapere come
sei vestita.
- Sono come mi desideri tu.
- Cioè?
- Non lo immagini?
- Sei nuda?
- No.
- Davvero non vuoi
rivelarmi che tipo di vestiti hai
addosso?
- Uhm...
- Provo a indovinare?
- Sì, dai, vediamo se
indovini come sono vestita. Ti eccita
tanto saperlo?
- Sì.
- E allora non te lo dico.
- Vuota il sacco dai, non
fare la stronza. Dimmi almeno dove ti
trovi.
- A casa mia e che altro,
te l'ho già detto.
- Beh, questo l'ho capito,
ma in quale stanza? Sei in cucina? In
camera da letto?
- Se ti dicessi che sono
seduta sulla tavolozza del water.
- Non ci crederei, sei
troppo rilassata per trattenerti a
parlare sulla tavolozza mentre stai a cagare.
- Uhm... ci vai leggero con
le parole, eh?
- Sei in cucina?
- Sono sdraiata sul divano,
a pancia in alto, col capo reclinato
sopra un cuscino sistemato sul
bracciolo.
- Come sei vestita? Sei in
pigiama? In tuta?
- Ma come ti vengono in
mente certe assurdità?
- In che modo sei vestita
allora? Hai la camicetta?
- No, l'ho già tolta. Fa
caldo qui da me.
- E la gonna? Te ne sei
liberata della gonna?
- Nemmeno quella ho
addosso.
- Le autoreggenti?
- Con questo caldo pensi
davvero che indossi le calze? Non le
porto nemmeno durante l'inverno, ormai
dovresti saperlo, coglione!
- E allora che tipo di
lingeria hai sulla pelle?
- Poco, molto poco ho
addosso.
- Dimmi cosa.
- Se vuoi mi tolgo
qualcosa. Il reggiseno ad esempio.
- Uno di quelli in pizzo
della Perla di cui ti ho fatto dono io?
- Non lo so, non lo ricordo
se è tuo. Può darsi.
- Che stronza che sei. Lo
fai apposta a irretirmi, eh.
- Adesso lo tolgo.
- E allora?
- Ho i capezzoli spessi e
duri come piacciono a te. Adesso ne
afferro uno nelle dita e me lo strizzo,
anzi, lo masturbo con due dita per
vedere che effetto mi fa.
- Che troia sei. - dico
certo di eccitarla.
- E' questo ciò che pensi
di me?
Non le rispondo, ma quello
che avverto attraverso i suoni che mi
arrivano dall'altoparlante del cellulare
è il suo ansare. Suppongo che stia per
strizzarsi i capezzoli. E la cosa mi
eccita.
- Beh, allora?
- Cosa?
- Dai, non fare il finto
tonto, lo so che hai capito molto bene
la domanda che ti ho fatto.
- Si. Sei una gran troia e
mi piaci per questo. - rispondo eccitato
col cazzo che mi è tornato duro e sta
per traverso sotto lo slip, come quando
eseguivo le riprese col cellulare
davanti al bancone della gastronomia.
- E cosa vorresti fare con
me? - mi chiede rendendo esplicita la
sua opera di circonvenzione.
- Prima di tutto annusare
il tessuto delle tue mutandine,
abbrancarle con i denti, ridurle a
brandelli, e sfamarmi con i fluidi della
tua passera prima di scoparti o
mettertelo nel culo.
- Accidenti!
- Perché non ti va che ti
sodomizzi?
Non risponde subito alla
mia domanda, anzi fa passare un po' di
tempo.
- Peccato che oggi non le
indossi le mutandine. Ormai dovresti
conoscermi e sapere che spesso non le
porto quando vesto con la gonna. Che
coglione che sei.
- E allora ti leccherei la
figa senza perdermi in preliminari.
- Ti piace leccarmela eh?
Sei un depravato, lo sai?
- Sì, lo sono, e allora?
- E poi cosa mi faresti?
- Ti farei venire dopo
averti sfondato l'utero con il mio cazzo.
Ecco quello che ti farei.
- Tutto qui?
- Non è abbastanza?
- Ormai dovresti conoscermi
a sufficienza per sapere che non ne ho
mai abbastanza del tuo cazzo. Ho bisogno
di godere sempre di più... sempre di più.
E tu sai farmi godere come non mi è mai
accaduto con nessun altro uomo prima di
te. Te l'ho mai detto questo?
- Sì.
- E non ti piace sentirtelo
dire. Non ti eccitano le mie parole?
- Adesso vengo lì
- Ti aspetto.
Lo sanno tutti che le
grandi aziende alimentari corrispondono
degli incentivi alle catene di
ipermercati che collocano i loro
prodotti là dove possono essere visti
più facilmente dai clienti. Io da
ingenuo consumatore appartengo alla
categoria di quei clienti che quando
fanno la spesa finiscono ogni volta per
acquistare del superfluo, così quando
mi ritrovo alle casse spendo più denaro
di quanto avevo preventivato, questo
perché sono vittima delle tecniche di
persuasione occulta messe in atto dai
supermercati. Quello che mi preoccupa è
che, una volta fuori dall'ipermercato,
ho sempre l'impressione di avere fatto
dei buoni affari, perlomeno fintanto che
faccio ritorno a casa, e sarà così
anche oggi.
Raggiunta la zona delle
casse scelgo una delle file dove c'è
meno gente e aspetto che giunga il mio
turno per depositare sul nastro
trasportatore la merce che ho accumulato
nel cestello. La cassiera è impegnata a
fare scorrere in modo meccanico i codici
a barre delle merci sul lettore ottico.
Non mostra insofferenza per il lavoro
ripetitivo che sta compiendo. E' un tipo
giovanile, carina e seducente, e
potrebbe aspirare a un lavoro più
appagante. Quando le sono davanti non
posso fare a meno di mettere a confronto
il suo aspetto con quello di Elisa che
mi sta aspettando a casa.
Non sono superstizioso, ma
nemmeno posso sottovalutare il fatto che
nel giro di pochi anni Elisa è rimasta
vedova per due volte. E il proverbio
dice che... "Non c'è il due senza
il tre", per questo ci vado cauto e
seguito a distrarmi con le riprese fatte
col telefono cellulare.
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