Sono
lontani i tempi in cui i Jukebox
ritmavano le colonne sonore delle mie
vacanze estive. Una estate svuotai un
intero salvadanaio, colmo di monete, per
prestare orecchio alle musiche che
uscivano dagli altoparlanti dei Jukebox.
In cima alle mie preferenze musicali non
c’erano Twist e Hully Gally ma brani
di canzoni malinconiche per cuori tristi
come il mio, soprattutto quelle
interpretate da cantautori come Endrigo
e Tenco, perché davano modo a noi
maschi di ballare stando guancia a
guancia, aderendo come sardine in
scatola al corpo delle ragazze.
I Jukebox custodivano al
loro interno decine e decine di dischi a
45 giri. Se chiudo gli occhi mi sembra
di vederli quegli ingombranti mobili
cosmici, principale attrazione dei bar e
delle rotonde sul mare dove si odorava il
sapore di sale, si ballava sulla
mattonella e qualcuno era legato ad un
piccolo granello di sabbia.
Il ricordo degli amori che
hanno popolato le mie villeggiature
estive, quando ascoltavo la musica che
usciva da quei mostruosi apparecchi
sonori, si confondono nella mia memoria
congiuntamente a tanti flashback di
avventure, abbordaggi, e piccole e
grandi delusioni amorose proprie dell'età
dell’adolescenza.
Se ripenso a quel periodo
della mia vita provo nostalgia per le
giornate spese sulle spiagge, a guardare
ragazze in bikini, coricate sotto gli
ombrelloni a farsi ammirare da noi
ragazzi, con la speranza di abbordarne
una prima o poi.
Risalgono alla seconda metà
degli anni sessanta le prime vacanze al
mare che ho
trascorso a Riccione insieme ai miei genitori. In quegli anni di
boom economico molte famiglie
parmigiane, compresa la mia, dopo avere
fatto proprio il primo televisore bianco
e nero e il primo frigorifero, presero
l'abitudine, ogni estate, di trascorrere
quindici giorni di vacanze sulla Riviera
Adriatica. All'epoca mio padre non era
ancora proprietario di una automobile,
solo qualche anno più tardi, dopo avere
firmato un certo numero di cambiali,
realizzò il sogno di possedere una
scintillante Fiat 500. Prima di quello
straordinario evento raggiungevamo la
Riviera Adriatica servendoci del treno
che da Milano fermava a Parma e finiva
la corsa ad Ancona. Ricordo che ogni
volta ci tiravamo appresso soltanto
qualche piccola valigia, diversamente da
quanto sta succedendomi oggigiorno
quando, andando in vacanza con mia
moglie, le valige non sembrano mai
bastare.
In quegli anni di boom
economico il Bagno Costa Azzurra andava
di gran moda a Riccione. Ciò che lo
rendeva appetibile, soprattutto alle
ragazze, rispetto a tutti gli altri
stabilimenti balneari che si
affacciavano sul lungomare, non era la
spiaggia con i suoi ombrelloni
diversamente colorati, ma la presenza di
un gran numero di calciatori di squadre
serie A e B che andavano a villeggiare
in quella struttura. In più di una
occasione mi era capitato di incontrarne
qualcuno sotto l'ombrellone, sempre in
compagnia di qualche bella ragazza, impegnati a giocare a
calciobalilla oppure affrontarsi in
combattuti duelli al tavolo da pingpong,
attorniati da uno stuolo di fanciulle
che sbavavano alla loro vista.
Il Jukebox del Bagno Costa
Azzurra, un Wurlitzer, era punto di
riferimento per ragazzi e ragazze in
vacanza a Riccione. Ma se erano
tantissime le ragazze che ogni sera si
recavano lì per ascoltare la musica del
Jukebox, con la speranza di fare
conoscenza con qualche famoso
calciatore, erano molti i ragazzi che,
approfittando dell'ingenuità delle
fanciulle, si spacciavano per atleti e
si davano da fare per scopare quelle che
consideravano facili prede.
Il Jukebox del Bagno Costa
Azzurra conservava una preziosa memoria
storica di brani musicali. Per molti
anni i dischi a 45 giri rimasero sempre
gli stessi, infatti, non furono mai
sostituiti nonostante il passare delle
mode musicali. Non ho mai capito se
fosse una scelta discografica fatta dai
gestori dello stabilimento, oppure un
modo per risparmiare sui costi che
avrebbe comportato l'acquisto di nuovi
dischi 45 giri. Sta di fatto che la
maggioranza degli avventori gradiva quel
tipo di musica, tanto più che sarebbe
stato difficile reperire quei brani da
nessun'altra parte se non in quello
stabilimento.
In quegli anni bastava una
monetina da 50 o 100 lire per ascoltare
la musica dei 45 giri che giravano sulla
piastra del Jukebox e mettersi a
ballare, sognare e innamorarsi. E' sulla
pista da ballo del Bagno Costa Azzurra
che una sera ho incontrato il mio primo
sogno d'amore, ma anche la prima
disillusione della mia vita.
Rossella, questo il suo
nome, non è stata soltanto la ragazza
dell'ombrellone accanto, ma nemmeno una
semplice avventura durata il volgere di
una notte. Rossella è stata la prima
ragazza che ho baciato e in cui molto
ingenuamente ho creduto di trovare
l'amore.
*
* *
L'estate del 1966 la
ricordo molto bene perché è in
quell'anno che ho scambiato il mio primo
bacio. Avevo sedici anni e una gran
voglia d'innamorarmi. Notai Rossella dal
primo giorno che misi piede in spiaggia.
Stava sdraiata sotto un ombrellone,
unitamente ai genitori, poco distante da
quello che mia mamma e papà avevano
preso possesso. Anche lei notò la mia
presenza, perlomeno questo fu
l'impressione che ne ricevetti o lei mi
diede a intendere.
Sdraiato sullo stuoino
rimasi a lungo a fissarla turbato dalla
sua presenza. All'inizio sembrò
ignorarmi, poi tirò fuori da un borsone
un flacone di ambra solare e iniziò a
cospargere la crema idratante su tutto
il corpo. Seguitò a spalmarla a lungo,
senza fretta, come fosse un rito, il
suo, cui non avrebbe potuto sottrarsi.
Rimasi a guardarla incuriosito dal
movimento delle dita che spargevano la
crema anche nelle parti più intime.
Tutt'a un tratto il suo
sguardo incrociò il mio. Restammo a
guardarci per qualche istante con gli
occhi sospesi, curiosi uno dell'altra,
fintanto che riprese a distribuire il
latte idratante spargendolo anche sul
petto, dopodiché infilò le dita sotto
il tessuto del bikini che nascondevano
l'areola dei capezzoli.
Mi ritrovai eccitato mentre
tutt'attorno giungeva insistente, da
ogni direzione della spiaggia, uno
strepitio di voci, suoni e imprecazioni.
Per niente a disagio dal mio sguardo
Rossella proseguì a spalmare la crema
sulle gambe e sul resto del corpo,
dopodiché si stese sullo stuoino con il
capo rivolto nella mia direzione.
Rimasi col fiato sospeso
mentre sotto il tessuto degli slip
pulsava la mia eccitazione. Prima di
levare lo sguardo dalla mia direzione
diede un breve battito di ciglia,
sorrise, e si concentrò nella lettura
di un libro. Trascorse un po' di tempo
prima che lo stato di eccitazione in cui
ero precipitato sbollisse del tutto.
Quella sera stessa, dopo
avere cenato nella pensione di cui ero
ospite insieme ai miei genitori, mi
recai al bar dello stabilimento balneare
con la speranza di incontrare la ragazza
che al mattino avevo intravisto sulla
spiaggia e non ne rimasi deluso. Il sole
era scomparso da poco all'orizzonte
quando misi piede al Bagno Costa
Azzurra. Notai subito la presenza di
Rossella. Stava seduta dietro un tavolo
in compagnia di un gruppo di ragazze e
ragazzi. Sarebbe stato pressoché
impossibile non notarla bella com'era.
Mostrava d'avere la mia stessa età,
sedici anni o poco più. Anche lei sembrò
guardarmi con curiosità quando le
passai davanti per andare al bancone
delle consumazioni dove ordinai una
granita al limone.
Seguitai a inseguirla con
lo sguardo anche quando la vidi salire
sulla pista da ballo. Era in compagnia
di un tipo alto e magro con il collo
lungo come una giraffa, e si mise a
ballare un twist. Rimase sulla pista una
decina di minuti, dopodiché fece
ritorno al tavolo dove ad attenderla
c'era il gruppo di amiche.
Prima che qualcun altro si premurasse di
invitarla a ballare mi precipitai verso
di lei. Ero emozionato, le gambe mi
tremavano, ed ero tutto sudato. Non so
dove trovai il coraggio di pronunciare
quella fatidica parola.
- Balli? - le chiesi.
Prima di rispondere in
maniera affermativa alla mia richiesta
mi guardò dal basso verso l'alto con
aria di sufficienza, come se fosse sua
intenzione fare una stima della mia
persona. Infine si alzò dalla sedia e
venne verso di me. In quel momento dal
Jukebox uscì la voce di Frank Sinatra e
quella della figlia Nancy che cantavano
Something Stupid. Incredulo mi ritrovai
a stringere fra le braccia la ragazza
che con tanto timore avevo invitato a
ballare.
- Il mio nome è Lorenzo. -
dissi appena debuttammo sulla pista da
ballo.
- Il mio Rossella. -
rispose evitando di accompagnare il nome
con dell'altro.
Seguitammo a ballare
stretti l'uno all'altra, muovendoci su
un'unica mattonella, con in sottofondo
le musiche Something Stupid e poi quelle
dei Rokes, Dik Dik, Camaleonti, Nomadi,
che uscirono una dopo l'altra dagli
altoparlanti del Jukebox, mentre ci
scambiavamo confidenze e rivelazioni di
poco conto.
Ascoltare la sua voce,
stringere il suo corpo mentre ballavamo,
mi eccitò parecchio. Lei se ne accorse,
ma non fece niente per ritrarsi,
d'altronde era pressoché impossibile
che non lo percepisse tanto eravamo
appiccicati l'uno all'altra.
Baciare una ragazza non
l'avevo mai fatto, ma quando sulla pista
da ballo echeggiarono le voci dei
Beatles che, in breve successione,
intonarono Girl e Michelle lasciai
cadere le labbra sul collo di Rossella e
la baciai sapendo che avrei potuto
ricevere in cambio uno sganascione.
Rossella non si ritrasse e
mi lasciò fare. Incoraggiato dalla sua
arrendevolezza seguitai a calcare le
labbra sul collo fintanto che girò il
capo verso di me. I nostri occhi si
incrociarono. Le nostre labbra entrarono
in collisione e ci congiungemmo in un
tenero bacio. In breve successione
disegnammo dei baci tutti uguali, senza
penetrarci con la lingua, (nemmeno
sapevo che si usasse farlo) mentre il
respiro sembrava venirmi meno e il cuore
pulsava celermente per l'emozione.
Trascorsi il resto della
serata in compagnia di Rossella e dei
suoi amici fintanto che, a mezzanotte,
feci ritorno alla pensione che mi
ospitava. Quella notte non riuscii a
dormire. Ero felice perché Rossella mi
aveva confidato che abitava a Carpi, in
provincia di Modena, e considerai la
possibilità di poterla vedere anche
dopo quella breve vacanza al mare.
La mattina seguente non
andai in spiaggia, accompagnai i miei
genitori in gita a San Marino su uno dei
pullman di linea che dalla città
romagnola conducevano al piccolo
principato. La sera, dopo cena, mi
precipitai allo stabilimento del Bagno
Costa Azzurra certo che avrei incontrato
di nuovo Rossella, anche se non
c'eravamo dati appuntamento.
In effetti, era là, sulla
pista da ballo, appiccicata a un ragazzo
con cui stava limonando nello stesso
modo che aveva fatto la sera precedente
con me. Mentre dal Jukebox usciva la
voce di Gianni Moranti che cantava
"La fisarmonica" scappai via
piangendo. E' questo è il ricordo che
serbo di lei.
L'estate del 1966 me la
raffiguro nella memoria un po' come
l'alba del 1968. C'era un forte
desiderio di cambiamenti, c'erano nuove
idee, voglia di vivere in maniera meno
conformista. I giovani erano decisi a
lasciarsi alle spalle certi principi e
valori ormai in declino e io ero uno di
loro.
Negli anni settanta con
l'avvento dei long playng i 45 giri
scomparvero definitivamente dal mercato,
poi a un certo punto sparirono dai bar e
dalle spiagge anche i Jukebox.