Quando mi accaloro per un maschio,
ma anche per una qualsiasi troia di femmina, capaci di
mandarmi in liquefazione la figa, non
riesco a essere razionale. Trovo la cosa
eccitante ma anche terrificante perché
smetto di amarli dopo un po' che stiamo
insieme. Quello che commetto è un atto di
viltà, lo so bene, ma non posso fare a
meno di abbandonarli al loro destino come
fossero dei ferri vecchi. Succede perché ho
sempre vissuto le mie storie con la paura,
latente, di essere scaricata da un momento
all'altro. Se fossi costretta a trascinare
queste relazioni nel tempo finirei per
soffrirne perché è destino che
finirebbero per deteriorarsi, e non voglio
che accada. Mi fermo qualche istante
prima.
La mia vita sessuale non è
normale, anzi è abbastanza fuori dal
comune. C'é un tempo in cui mi innamoro,
un tempo in cui non mi stancherei mai di
fare l'amore, e un tempo in cui abbandono
l'uomo o la donna con cui ho una storia. E
lo faccio quando ancora li amo. Non saprei
vivere in maniera diversa le mie storie.
E' un po’ come se fermassi l'orologio
della vita, cessando di amare la persona
di cui sono innamorata, per risparmiare il
mio amore per colui o colei a cui mi
legherò successivamente.
Chi mi sta attorno mi giudica
un po' troia, lo so bene, ma non m'importa una sega del giudizio degli altri.
Nessuno dei miei amori ha saputo
interessarmi a tal punto da farmi cambiare
atteggiamento verso ognuno di loro.
Sono sempre riuscita a fare soffrire gli
uomini e le donne a cui sono stata legata,
e riuscire a farlo mi ha trasmesso un
assurdo piacere.
A tutt'oggi non sono mai
stata lasciata da nessuno dei miei amori,
infatti, l’ho sempre fatto io per prima.
Succede perché tutte le volte che
m’innamoro ho la sensazione di vedere
annullata la mia indipendenza, e non
voglio dipendere da nessuno. Quello che
desidero è seguitare a sentirmi libera,
questo e basta.
Stasera ho la figa che mi
prude. Ultimamente mi succede abbastanza
spesso! Probabilmente è solo voglia di
fare sesso. Dopo che ho scaricato Roberto,
l'ultimo dei miei amori, avverto il
bisogno di avere accanto a me una persona
che sappia amarmi appassionatamente. Ma
non voglio legarmi a un uomo o una
qualsiasi donna soltanto perché ho
bisogno di soddisfare i bisogni della mia
sessualità. Invece desidero avere accanto
qualcuno che sappia sorprendermi per le
doti che contraddistinguono la sua
persona, magari lasciandomi a bocca aperta
per l'incredulità. E sono sicura che
prima o poi incontrerò l'amore della mia
vita.
Questa sera sono stata
invitata a cena da Francesca, una mia ex,
e da Fabio; il suo attuale compagno. Pure
con lui ho avuto una storia. E' durata un
paio di mesi ed è finita come tutte le
altre storie che ho avuto.
Manca meno di mezz'ora alle
20.00, ora in cui i miei due ex amori si
presenteranno alla mia abitazione per
condurmi al ristorante. Oltre alla figa
che mi prude, come se fosse esplorata dalla
lama di un aratro, sono confusa per le
notizie di guerra che ho appreso dal
telegiornale. Le brutte notizie hanno
sulla mia psiche un effetto deprimente.
Dovrei smetterla di guardare la
televisione e buttarla come un ferro
vecchio dalla finestra. Lo
penso sempre, ma non riesco a farne a
meno.
Non so spiegarmi il motivo
dell'invito di Fabio e Francesca. E
nemmeno so spiegarmi perché l'ho
accettato. Sta di fatto che sto
preparandomi a incontrare i miei due ex
amanti e sono agitata come una scolaretta
al primo giorno di scuola.
Davanti alla specchiera della
stanza da letto, completamente nuda, le
gambe leggermente divaricate, la schiena
rivolta verso lo specchio, mantengo il
capo chino verso il basso, a più di
novanta gradi. Intrigata dalla strana
postura mi dilungo a guardare la parte
posteriore delle gambe, riflesse nel
vetro, ossessionata dall'eventuale
presenza di vene varicose che potrebbero
deturpare il mio corpo. Osservo con
particolare attenzione i polpacci delle
gambe, soprattutto la parte posteriore
delle ginocchia dove finiscono le cosce,
sperando di non scoprire sulla pelle
potenziali vasi sanguigni sporgenti, di
quelli tortuosi e con piccoli nodi che
spesso intravedo sulle gambe delle donne
che hanno la mia stessa età, probabili
indizi di una insufficienza venosa, ma per
fortuna non ne trovo alcuna traccia.
Curva su me stessa non riesco
a distogliere lo sguardo dall'immagine del
mio sedere riflesso nello specchio. Vista
da dietro, completamente depilata, la mia
passera assomiglia a una grossa susina.
Non sono narcisista, anzi sono abbastanza
critica con me stessa, ma devo riconoscere
che alla mia età, da poco ho compiuto
trentadue anni, ho ancora un bellissimo
corpo.
Mi succede abbastanza spesso
di eccitarmi sotto la doccia mentre
aspergo di sapone la pelle. In quei
momenti di solitaria intimità non posso
fare a meno di soddisfare il mio piacere
toccandomi tette e figa, se poi mi guardo
nello specchio con sulla pelle un paio di
mutandine e reggiseno sexy vado
addirittura in liquefazione.
Da quando ho cessato di
scopare con Roberto mi sto masturbando
troppo spesso, e mi chiedo se è
normale. Magari ho soltanto bisogno di
essere usata anziché sentirmi amata come
mi è accaduto troppo spesso, soprattutto
con gli uomini.
Appena fuori dal box della
doccia provvedo ad asciugarmi. Sulla pelle
ancora umida cospargo una emulsione
idratante. Mi piace avere la pelle fresca
e morbida, specie quando sono prossima a
entrare in contatto con le persone. Mi
soffermo a massaggiarmi cosce e gambe,
dopodiché mi avvicino al comò del
guardaroba e vado alla ricerca di un
intimo da indossare. Scelgo un perizoma
rosa, dal tessuto trasparente, del
medesimo colore del reggiseno. Ritorno
davanti allo specchio e guardo il mio
corpo riflesso nel vetro, stavolta con
l'intimo sulla pelle.
Assolutamente a mio agio, con
l'indumento di lingerie addosso, decido di
dare una pennellata di smalto alle unghie
dei piedi e delle mani prima di iniziare a
truccarmi il viso.
Fra non molto Francesca e
Fabio saranno qui. Devo sbrigarmi a
concludere le mie cose se non voglio farmi
trovare impreparata al loro arrivo.
Stasera non voglio mettermi addosso né le
autoreggenti né il reggicalze, fa troppo
caldo per indossarle. L'estate non è
ancora prossima a venire, ma sono
sufficientemente abbronzata per mostrarmi
con le gambe nude.
Colgo l'occasione dell'invito
a cena per indossare un abito nero che non
indosso da tempo memorabile. E' un capo
tutto d'un pezzo, mi arriva appena sopra
il ginocchio, e ha una spaccata laterale
che mette in evidenza la coscia lunga e
affusolata. E' giustappunto quello di cui
ho bisogno per dimostrare a Fabio e
Francesca che sono ancora una donna
appetibile.
A questo punto dovrei
cambiare tanga e reggiseno perché questo
di colore rosa non è adatto a essere
associato a un abito nero. Ci faccio un
rapido pensiero poi decido di soprassedere
dal sostituire i capi di lingeria.
Durante il giorno raramente
mi trucco il viso. Se lo faccio
preferisco un trucco acqua e sapone, che
c'è ma non si vede, e non mi appesantisce
i lineamenti del viso ma li illumina con
tonalità di colore neutro. Invece quando
la sera esco di casa, magari alla caccia
di qualcuno con cui flirtare, una
ritoccatina al viso me la do sempre.
Stendo sul viso il fondotinta
di una tonalità molto simile al colore
della mia pelle. Applico un filo di cipria
aiutandomi col pennello, spargo un po' di
fard sui punti più spigolosi del viso per
addolcire i lineamenti, do l'ombretto in
modo molto leggero affinché lo sguardo
non risulti appesantito, poi con la matita
stendo il mascara in maniera abbondante su
ciglia superiori ed inferiori, infine
applico il rossetto sulle labbra.
Spossata dopo che ho
trascorso l'intera giornata a lavorare in
ospedale sono quasi pronta a uscire di
casa. Per ultimo calzo un paio scarpe
nere, lucide, con tacco da 12. Sono le
20.00 precise e non mi resta che attendere
l'arrivo di Francesca e Fabio. Sto
pensando a loro due quando la suoneria della porta squilla con insistenza un paio
di volte. Sono loro, altrimenti chi
potrebbe essere a quest'ora?
Prendo la borsetta e mi
incammino per uscire di casa. Quando
raggiungo l'atrio do una sbirciata al viso
riflesso nello specchio sistemato a una
parete. Se sono bella non è soltanto una
mia illusione, lo specchio me lo dice
tutti i giorni anche se è da un po' di
tempo che lui e io ci parliamo poco.
Merda! Ho dimenticato
d'indossare gli orecchini!
Corro in camera e dal
cofanetto delle gioie, opportunamente
nascosto sotto la rete del letto, prelevo
la collana di perle che mi premuro di
indossare al collo e un paio di orecchini
che aggancio ai lobi delle orecchie con
delle clips. Mentre la suoneria della
porta ha ripreso a suonare abbandono
l'appartamento. Scendo le scale evitando
di chiamare l'ascensore: dopotutto abito
al primo piano.
L'automobile di Fabio, un BMW
grigio metallizzato, è parcheggiata
sull'altro lato della strada. Al volante
c'é lui, mentre seduta al suo fianco
intravedo Francesca. Abbandono il
marciapiede e mi avvicino alla vettura
sculettando più di quanto faccio di
solito. Quando sono vicina al BMW saluto
Fabio e Francesca con un cenno della mano.
In cambio ricevo più di un sorriso da
entrambi.
- Ciao. - dico dopo che ho
preso posto sul sedile posteriore della
vettura. - Non ditemi che sono in ritardo
perché non è vero.
- Soltanto di cinque minuti.
- dice Fabio di seguito, dopo che ha
ruotato il capo nella mia direzione.
- Beh, allora ho battuto un
record perché di solito agli appuntamenti
giungo sempre in ritardo. Ma stasera per
voi ho fatto una eccezione. Contenti?
- Lasciati dire che sei molto
figa con il vestito che hai addosso. -
dice Francesca penetrandomi a fondo con
gli occhi appena la vettura ha preso
avvio.
- Dici?
- Lo sai bene che non mento
mai, io.
- Ditemi piuttosto dove avete
intenzione di condurmi a cena.
- E' una sorpresa. -
interviene Fabio.
- Il ristorante è in città
oppure andiamo a consumare la cena in
campagna? Preferirei quest'ultima
soluzione se a voi sta bene.
- In città o fuori città
che importanza ha? - dice Fabio.
- Dai, ditemi dove mi
conducete.
- Sei curiosa eh! Abbi
pazienza e lo vedrai. - fa eco Francesca.
Mentre la vettura percorre la
tangenziale, nella direzione delle
colline, mi chiedo ancora una volta cosa
abbia spinto Francesca e Fabio a invitarmi
a cena. Non credo che Fabio sia a
conoscenza della storia che ho avuto con
Francesca, lei al contrario sa tutto della
liaison che c'è stata fra me e il suo
attuale compagno.
Man mano che il tempo passa
ci allontaniamo sempre più dalla città.
Dal sedile anteriore, girata con il corpo
verso di me, Francesca seguita a
carezzarmi la coscia mentre parliamo. Lo
fa in maniera sfacciata, senza curarsi
della presenza di Fabio che sembra non
accorgersi di quanto sta accadendo
nell'abitacolo, oppure sta traendo piacere nel vedermi toccata da
lei.
Fabio è un depravato,
dissoluto e vizioso, magari Francesca non
se n'è ancora accorta dal momento che
stanno insieme da poco tempo, io invece
conosco bene i lati oscuri del suo
carattere. All'inizio della nostra storia
mi erano piaciuti i suoi modi garbati,
ostentava una incredibile fantasia
erotica, infatti, mi costringeva a fare
l'amore di continuo e nelle posizioni più
improbabili. Mi sono innamorata persa di
lui perché ha saputo farmi godere come
nessun altro uomo c'era riuscito in
precedenza, ma quando mi ha prospettato
l'idea di farmi scopare dal suo cane l'ho
lasciato perdere.
.
Da poco più di un quarto
d'ora siamo per strada e ancora non
abbiamo raggiunto la nostra meta. Le
insistenti carezze di Francesca stanno
avendo un effetto catartico su di me. Ho
la figa in liquefazione e più
dell'appetito per la cena che andremo a
consumare mi è venuta addosso una gran voglia di
fare del sesso, soprattutto dopo che
Francesca si è fatta più audace. Con le
dita ha raggiunto il tessuto del mutandine
e deve essersi accorta che le ho bagnate.
Con l'altra mano sta carezzando l'uccello
di Fabio strusciando le dita di continuo
sopra il tessuto dei pantaloni: forse è
lui che si propone di fare eccitare e non
me. Boh!
- Beh, allora posso sapere
dove mi state conducendo?
- Non dirmi che non l'hai
ancora capito? - dice Fabio.
- E' una sorpresa?
- Beh, non proprio. Il cibo
di cui Francesca e io ci nutriremo stasera
lo abbiamo già assaggiato in altre
occasioni, ma in nessun frangente tutt'e
due insieme.
- Seguito a non capire. Siete
così misteriosi entrambi.
- Lo capirai. Lo capirai.
Credo di conoscere la strada
che stiamo percorrendo dopo che abbiamo
lasciato alle nostre spalle la statale
della Cisa. I fari del BMW illuminano il
fondo ghiaioso della carraia che conduce
alla casa di campagna di Fabio, e la cosa
mi lascia perplessa. Non mi
raccapezzo più, nemmeno riesco a intuire
la ragione per cui mi hanno trascinata qui
stasera. Mi riesce difficile immaginare,
dopo quanto è accaduto durante il viaggio
fra me e Francesca, che siamo arrivati qui
soltanto per consumare la cena.
L'automobile arresta la corsa
dinanzi al cancello della villa. Fabio
spegne il motore e si rivolge di nuovo a
me.
- Siamo arrivati.
- E' questo il posto dove
consumeremo la cena?
- Non è di tuo gusto? - dice
Francesca.
- Beh, è l'abitazione di
Fabio. O sbaglio?
- Sì, è la mia abitazione,
dovresti conoscerla abbastanza bene.
- E' uno scherzo? - chiedo
mostrandomi irritata.
- Io e Fabio abbiamo
organizzato una cena particolare, una cena
in cui tu sarai il piatto più prelibato,
perché tutt'e due ci nutriremo del tuo
corpo.
- State scherzando, vero?
Mica siete diventati dei cannibali. - dico
ridendo della mia battuta.
- Abbiamo voglia di fare
l'amore con te. Stavolta però non uno per
volta come è accaduto in passato, ma
scoperemo tutt'e tre insieme. Una bella
ammucchiata. Sei contenta?
La verità, quella rivelata
da Fabio, mi coglie di sorpresa. Perché
portarmi qui? Quali sono le loro vere
intenzioni? Non mi convince questa
sceneggiata della cena, ma non so come
fare per uscire dalla situazione in cui mi
sono cacciata, una condizione che comunque
mi intriga moltissimo perché non ho mai
fatto l'amore con più di una persona per
volta, ma con loro due non avrei difficoltà
a scopare tutt’e tre insieme.
- Beh, non rispondi? Non
dirmi che non hai voglia di farti leccare
la passera da me e soprattutto di succhiare
il cazzo a Fabio, perché tanto non ci
credo. Ti conosco troppo bene io.
- Dai, finiamola alla svelta
con questo scherzo.
- Non è uno scherzo. Stasera
vogliamo godere del tuo corpo, non lo hai
capito?
- Spiegatemi come vi è
venuta in mente 'sta troiata perché non
riesco a capacitarmene.
- Non lo hai capito? - mi dà
risposta Francesca intestardendosi a
carezzarmi l'interno coscia con l'estremità
delle dita.
- Non è che prima di passare
a prendermi siete stati in qualche
farmacia e vi siete fatti consegnare della
roba che vi ha fumato il cervello, è così?
Fabio e Francesca ridono
della mia battuta. Tutt'a un tratto Fabio
apre la portiera del BMW e scende dalla
vettura. Francesca lo imita e mette i
piedi per terra pure lei.
- Dai, Erika, scendi dalla macchina, cosa aspetti? - dice
Francesca.
- Uffa! Ma cosa vi ha preso
stasera?
- Dai, scendi, non fare la
stronza - ripete Fabio.
- No.
- Se non scendi alla svelta
dalla macchina ti trascino fuori con la
forza. Cosa preferisci? - dice Fabio con
tono autoritario.
- Ma cosa avete addosso
stasera?
- Te l'ho detto, vogliamo
scoparti. - riattacca Francesca.
- E c'era bisogno di
trascinarmi qua?
- Dai, non farla troppo
lunga, scendi dalla macchina. - dice
Fabio.
- Va bene, scendo giù, ma
scordatevi di farmi partecipare a una
ammucchiata.
Scendo dall'automobile e
seguo Francesca. Lei nel frattempo ha
raggiunto il cancello all'ingresso della
villa. La luce di un lampione proietta
un'ombra della sua figura sul selciato,
soltanto adesso mi accorgo che indossa una
gonna cortissima e una camicetta scollata
da cui ballonzolano le tette prive di
reggiseno. Dentro l'abitacolo del BMW non
ci avevo fatto caso, ora invece mi
inquieta la sua figura di femmina
tentatrice perché non so cosa potrà
accadermi dopo che avremo varcato la
soglia della villa.
Un lastricato di pietra
pavimenta il sentiero che conduce al
porticato in legno. Mentre camminiamo
appaiati verso l'abitazione di Fabio, con
me nel mezzo, ho l'impressione di essere
loro prigioniera, ma è soltanto
suggestione la mia.
- Ecco, siamo arrivati. -
dice Fabio mentre infila la chiave nella
toppa della serratura. - Finalmente a
casa! - Preme l'interruttore della luce e
mi precede nel vestibolo.
Quando la porta si chiude
alle mie spalle mi ritrovo circondata
dalle braccia di Francesca. Le stringe con
forza attorno alle mie e si premura di
trascinarmele dietro la schiena. Non
oppongo alcuna resistenza, lascio che i
miei due ospiti conducano il loro
divertimento intrigata dalla strana
situazione di cui sono la principale
interprete. E' un gioco, perlomeno
dovrebbe esserlo, penso, eppure
l'impressione che ne ricevo è quella di
un sequestro di persona.
Mentre Francesca mi incalza,
obbligandomi a procedere verso la zona
notte della villa, Fabio ha tutta l'aria
di chi vuole scoparmi al più presto. Mi
lancia delle occhiate oscene che conosco
bene, tipiche del suo temperamento
dissoluto. Mi lascio trascinare dentro una
delle tre stanze da letto che occupano il
primo piano della villa. Riconosco il
letto a due piazze in ferro battuto dove
ho fatto l'amore con Fabio parecchie
volte. E' lì che probabilmente hanno
intenzione di dare vita all'ammucchiata.
- Beh, adesso che intenzioni
avete? Posso saperlo?
- Comincia a spogliarti! -
ordina in modo perentorio Fabio.
- E se non volessi farlo?
Non faccio in tempo a
scandire l'ultima parola che un tremendo
manrovescio mi colpisce al volto. La testa
mi ruota di lato tanta è la violenza con
cui Fabio mi ha colpita. Quasi cado per
terra.
- Ti è bastato questo
ceffone per farti comprendere che qui
comando io, oppure ne vuoi ricevere un
altro?
In un impeto di rabbia provo
a scagliarmi contro Fabio per restituirgli
il ceffone con cui mi ha percossa, ma
vengo trattenuta da Francesca che mi tiene
ancorata a sé con la forza delle braccia.
- Dai, Erika, non fare la
stronza. Io e Francesca ti conosciamo
abbastanza bene. Tutt' e tre siamo
consapevoli che ti piace fare soffrire le
persone che ti amano. Ne trai godimento
vero? Sei una pervertita, ecco
quello che sei, ma stasera vogliamo che
sia tu a soffrire.
- Siete due illusi. Cosa
volete farmi adesso? Violentarmi? Fatelo
pure, non vi è passato per la mente che
ne potrei godere?
Tutt'a un tratto Fabio
allunga un braccio nella mia direzione.
Con la mano soppesa il collier di perle
che mi cinge il collo, afferra il margine
superiore del vestito da sera e me lo
strappa via aiutandosi con l'altra mano.
Il vestito ridotto a brandelli precipita
ai miei piedi. Colta di sorpresa mi dimeno
come una anguilla e rimango con il solo
intimo sulla pelle. Mi libero
dall'abbraccio di Francesca e con il cuore
che sembra uscirmi dal petto corro verso
la porta della camera, rincorsa da Fabio.
Mi sento afferrare per i capelli da dietro
e vengo obbligata ad arrestare la corsa.
Piombo a terra col culo e trascinata di
peso verso il letto.
- Dove vuoi andare, eh? -
dice Fabio mentre mi trascina sul
pavimento aiutato da Francesca. Sbatto il
capo contro uno spigolo in ferro battuto
del letto e vedo le stelle.
Mi ritrovo distesa sul letto
mentre Fabio e Francesca sono impegnati a
legarmi i polsi alla spalliera, e le
caviglie a una delle barre di ferro
battuto del letto.
Quella in cui sono
precipitata sembra una situazione irreale.
Invece è tutto reale, eppure non so
capacitarmene. Indecisa se reagire oppure
accettare il loro gioco, prendo tempo.
Quello che è certo è che non mi trova
d'accordo essere legata mani e piedi al
letto.
Dopo avermi immobilizzata
sembrano disinteressarsi alla mia persona.
Francesca è impegnata ad accendere dei
grossi ceri che si trovano disseminati per
la camera. Fabio è indaffarato attorno a
un lettore CD che sembra non volerne
sapere di funzionare. Tutt'a un tratto la
musica di un Notturno per pianoforte di
Chopin si diffonde nella stanza. Le luci
dell'unico lampadario si spengono. La
stanza è illuminata soltanto dalle
fiammelle delle candele.
Le luci fragili e tremolanti
dei ceri producono una atmosfera sinistra
nella stanza, ma anche profondamente
magica e sensuale. Le ombre di Fabio e
Francesca si riflettono sinistre contro le
pareti. Con un colpo a effetto Francesca
mi strappa dalla pelle le mutandine e
subito dopo anche il reggiseno. Adesso
sono nuda.
Fabio prende posto alla mia
sinistra, al margine del letto, e inizia a
cospargermi sulla pelle una sostanza
oleosa che ha tutta l'apparenza di
un profumo dall'inconfondibile odore di
vaniglia.
- Posso sapere che cazzo stai
facendo? - dico girando il capo nella
direzione di Fabio.
- Vogliamo che tu sia bella e
profumata prima di procedere.
- Procedere a fare che?
- L'olio che stiamo
cospargendo sulla tua pelle ha delle
proprietà aromatizzanti ed è un forte
stimolante.
- A me sembra soltanto del
comune profumo alla vaniglia.
- Sì, è all'aroma di
vaniglia, e inoltre è un olio con
indubbie proprietà afrodisiache. -
conferma con enfasi Francesca.
- E come la maggior parte
degli oli essenziali, una volta assorbiti
dai pori della pelle, determina un certo
sollievo alla persona che ne fa uso,
inoltre toglie l'ansia e allenta le
tensioni muscolari. - dice Fabio - e tu in
questo momento ne hai proprio bisogno.
Il tocco delle mani di Fabio,
che si affretta a cospargere l'olio sul
mio addome, cui si sono aggiunte le
carezze di Francesca sulle cosce, esaltano
la bellezza luccicante del mio corpo nudo
eccitandomi non poco. Chiudo gli occhi
abbagliata dal piacere che sanno
trasmettermi le prolungate carezze dei
miei ospiti sulla pelle. In poco tempo mi
ritrovo con la figa bagnata, i capezzoli
turgidi, protesi verso l'alto, resi
lucenti dalle fiammelle delle candele che
brillano tremolanti e discrete
tutt'attorno la mia persona.
Fabio si allontana dal letto
e fa ritorno subito dopo. Nella mano
stringe una candela bianca, presumo di
paraffina, del tutto simile a quelle che
nelle chiese sono ordinate a piramide sui
portaceri, davanti a qualche immagine
sacra o in prossimità degli altari. La
vista della candela mi procura il
batticuore. Il pensiero che Fabio se né
possa servire con scopi
intrusivi-masturbatori mi mette paura. Una
pratica quella di masturbarmi con un dildo
di qualsiasi tipo e dimensione che ho
abbandonato da anni, cui non sono
preparata, anche se a priori non la
disdegno.
- Ti piacciono le candele? -
chiede Fabio
- Dipende dall'uso che ne
intendi farne.
- Le candele possono servire
per rischiarare un ambiente, oppure celare
una scena come quelle che in questo
istante sono accese in questa stanza. Le
candele trasmettono calore, ma possono
anche diventare uno strumento per
seviziare le persone.
- Non ti azzardare a mettermi
la candela su per il culo che poi non esce
più fuori e mi
incazzo per davvero, eh.
- Le candele riescono a
eccitare e se sono bene usate preparano la
via al successivo piacere.
- Dai , non fare il cretino,
mettila via quella candela del cazzo e
liberatemi dai lacci alle mani e ai piedi.
- Io preferisco utilizzare le
candele come strumenti per interminabili e
raffinate sevizie. Non lo sapevi eh?
- No, non lo sapevo e nemmeno
mi interessa. Ma dopo che mi hai proposto
di farmi scopare dal tuo cane niente mi
stupisce più di te. Questa del cane non
te l'avevo mai raccontata, eh. Francesca?
Hai capito che tipo d'uomo è il tuo
ragazzo?
- Magari contrariamente a te,
io l'ho fatto per davvero. - dice
Francesca
- Non credo che tu lo abbia
fatto con un cane, oppure ti sei fumata il
cervello.
- Se ti abbiamo cosparso il
corpo con un unguento profumato non è un
caso. - mi interrompe Fabio - Lo abbiamo
fatto perché fra poco accenderò questa
candela e verserò la cera calda sulla tua
pelle. L'olio che abbiamo distribuito sul
tuo corpo farà in modo che la cera,
venendo a contatto con la pelle, venga
rimossa abbastanza facilmente
successivamente.
- Cosa? Ma vi siete ammattiti
tutt'e due?
- Stai buona, e cerca di
avere fiducia in noi. - mi interrompe
Francesca.
- Mi piacerebbe vederti al
mio posto, sdraiata sul letto, per
scoprire come reagiresti. Dai, liberatemi,
su, dai.
Legata con le braccia a croce
alla spalliera del letto, detengo collo,
seni, pancia e figa esposti alle roventi
cure di Fabio e Francesca che hanno preso
posto ai miei fianchi. Sono asservita al
loro volere e non posso fare niente per
ribellarmi.
- Ci sono parecchie zone
erogene nel corpo di una donna che mi
provocano un particolare piacere quando
verso la cera sulla pelle. Quelle che
preferisco più di ogni altra zona sono le
natiche, i seni, il ventre, le ascelle e
le braccia. - dice Fabio.
- Siete matti entrambi! Ed io
credo di esserla più di voi perché sto
distesa su questo letto ad ascoltare le
vostre scemenze.
- Hai paura di soffrire?
- Vorrei vedere voi due al
posto mio.
- E non pensi di averci fatto
soffrire abbastanza quando ci hai mollati
come hai sempre fatto con gli uomini e le
donne che ti hanno amata.
Fabio avvicina lo stoppino
della candela che stringe nella mano a una
delle candele accese alle sue spalle. Una
volta che lo stoppino ha preso fuoco si
avvicina a me.
- Se la cera viene versata
sulla pelle da una altezza inadeguata, per
esempio troppo da vicino, non ha tempo di
raffreddarsi prima di raggiungere
l'epidermide e la sensazione di calore che
potresti provare potrebbe essere
eccessiva. Io proverò a fare cadere la
cera sulla tua pelle da altezze diverse in
modo che tu possa godere o soffrire
secondo i diversi effetti.
- Vaffanculo! - dico
sputandogli addosso un grumo di saliva.
Fabio accosta la candela
sopra il mio corpo e da una altezza di
circa 30 cm. lascia cadere una lacrima di
cera sull'addome. Infastidita dal calore
sprigionato dalla cera bollente sulla
pelle sobbalzo più volte sul letto e
comincio a urlare di dolore come un
animale sventrato. Un'altra lacrima di cera
precipita sulla pelle a poca distanza dal
punto in cui è caduta la prima goccia. La
miscela di paraffina, profumata alla
vaniglia, costituente la base della cera,
si è raggrumata appena è entrata a
contatto con la pelle e mi ha lasciato
addosso una sensazione di calore estremo,
ma anche un considerevole stato di
eccitazione.
Fabio sposta la candela verso
il mio viso, poi la inclina per traverso.
Stavolta le gocce colano nell'incavo di
una clavicola, quella di destra, e la cera
disegna una lunga striscia bianca sul
seno. La colata di cera si prolunga e
giunge sino al capezzolo prima di
raggrumarsi. La sensazione che provo è di
piacere e dolore allo stesso tempo.
All'eccitazione si somma il timore di
rimanere ustionata. Vorrei sottrarmi
all'impasto di paraffina che si raggruma
sulla pelle. E' una vera tortura, ma non
posso abbandonare il letto costretta come
sono dalle corde che mi tengono legata
alla spalliera, anzi a questo punto non
voglio proprio farlo perché sto traendo
un insolito piacere da questa sofferenza.
Ogni piccola quantità di
cera che si stacca dalla candela va a
rapprendersi appena entra a contatto con
la pelle e assume un colore opaco. Gemo di
piacere mentre Fabio lascia cadere
dell'altra cera sulle gambe e le cosce,
poi si avvicina sempre più alla figa che
schiuma di piacere. Mi prende una dannata
paura che voglia ustionarmi la vagina.
Invece porta avanti la candela e fa cadere
la cera sull'addome astenendosi dal farla
precipitare sul mio sesso.
- Adesso ti bendo gli occhi.
- dice Francesca. - Così non potrai
vedere dove, a partire da questo momento,
Fabio farà cadere le prossime gocce
bollenti di cera. Lasciati andare, non
avere paura, e concentrati soltanto sulle
sensazioni di calore e bruciante piacere
che saprà darti la cera che scivolerà
sul tuo corpo, goccia dopo goccia.
L'importante è che non attui dei
movimenti bruschi mentre Fabio esegue il
suo compito con la candela accesa.
- Non fatemi del male, vi
prego!
Non finisco di pronunciare la
frase che Francesca ha già provveduto a
bendarmi gli occhi. Stringo le dita
attorno alle corde che mi tengono
imprigionati i polsi e mi concentro sulle
sensazioni di calore.
Fabio ha preso di mira un
capezzolo. La cera calda ha l'effetto di
un bacio appassionato e shockante. Goccia
dopo goccia la cera mi sta coprendo
entrambi i capezzoli e cola dai seni verso
le fiancate del torace. Ho la pelle
rovente e strillo di dolore. In poco tempo
mi ritrovo con le tette ricoperte di cera
e la vagina che schiuma di piacere
conquistata dalle sevizie a cui mi
obbligano Fabio e Francesca, probabilmente
compiaciuti dell'opera che stanno portando
a compimento.
- Adesso provvedo a togliere
un po' della cera che hai depositato sulla
pelle. - dice Francesca dopo che ha steso
la mano sulle mie tette.
La cera si stacca dalla pelle
poco per volta, a scaglie, lasciandomi sul
corpo una gradevole sensazione di calore
che presumo debba scomparire senza
lasciare traccia delle sevizie a cui sono
stata sottoposta. Dopo tanta eccitazione
sento il bisogno di raggiungere l'orgasmo.
Non so come fare a dirlo a entrambi, ma
vorrei che seguitassero a rovesciarmi
sulla pelle altre stille di cera, specie
sulle tette.
Tutt'a un tratto sono
riportata alla realtà dal contatto con
qualcosa di gelido. Fabio o Francesca mi
stanno trascinando sulla pelle rovente e
sui capezzoli, piuttosto sensibili, dei
cubetti di ghiaccio, presumo, anzi, ne
sono certa. Il freddo mi provoca un
appagante sollievo di refrigerio. Ma dal
sorriso di gratitudine che mi sono
lasciata sfuggire dalle labbra poc'anzi,
mi lascio sfuggire un urlo di dolore
causato dal ghiaccio posizionato su di un
capezzolo.
Il freddo glaciale mi sta
mordendo la carne in modo più bruciante e
doloroso della cera stessa. Il ghiaccio,
agendo da anestetico, sta intorpidendomi
le terminazioni nervose, e mi ha reso la
pelle meno sensibile alle scottature della
cera che ha ripreso a cadere, ma da una
altezza più bassa rispetto alla
precedente, presumo, perché mi sta
provocando più calore.
Le torture a cui sono
sottoposta sembrano non avere fine,
ghiaccio e cera calda si alternano sulla
pelle. Sono spossata, urlo ai miei
compagni di smetterla, di lasciarmi in
pace, ma nessuno dei due ha pietà per la
mia sofferenza. Tutt'a un tratto a
contatto della mia pelle rimane solo il
ghiaccio. Un cubetto sfiora le labbra
della figa refrigerandola.
Il ghiaccio depositato con
insistenza sul clitoride mi sta provocando
delle contrazioni deliziosamente
gradevoli. Ho voglia di essere penetrata e
non so trattenermi dal dirlo.
- Ho voglia di essere
scopata. - urlo a gran voce. - Adesso,
maledetti, subito!
- E' quello che volevamo
sentirti dire. - dice Francesca che cala
una mano sulla mia figa e inizia a
masturbarmi con due dita sfregandomi
ripetutamente il clitoride.
Sono scossa da brividi in
tutto il corpo avida del benessere che sa
trasmettermi la presenza delle dita nella
fessura della vagina. Mentre le gocce di
cera seguitano a cadere sulla pelle,
alternate al passaggio di cubetti di
ghiaccio, piacere e dolore sono diventati
un tutt'uno. Sudo e tremo da capo a piedi
mentre sono scopata dalle dita di
Francesca.
Finalmente raggiungo l'apice
del piacere. Non riesco a trattenere le
urla che mi escono spontanee dalle labbra,
soddisfatta per ciò che Fabio e Francesca
hanno saputo portare a galla con i loro
strumenti di seduzione.
Raggiunto l'agognato orgasmo
vengo liberata dalla benda. Faccio in
tempo a vedere Fabio che si denuda mentre
Francesca mi libera dei lacci che mi
tengono braccia e gambe bloccate al letto.
Fabio sale su di me e mi monta senza darsi
pena di togliermi la cera dalla pelle.
Francesca mi carezza le tette come
soltanto una donna è capace di fare, e
intanto mi bacia sulla bocca.
Non so come andrà a finire
questa serata, andiamo avanti a fare sesso
e
godere del piacere dei nostri corpi e solo
questo mi importa adesso, dopotutto
"Siamo al mondo solo per questa unica
volta".
|