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IL CONDOMINIO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Il
geometra Piancastelli, ex amministratore
del complesso residenziale Margherita,
comprendente una dozzina di villini e
altrettante palazzine, tra cui
l'appartamento che da tre anni ho in affitto, si è
reso irreperibile lasciandosi alle
spalle un buco di qualche centinaia di
migliaia di Euro. Quel farabutto, figlio
di puttana, ha compiuto la truffa con
grande abilità, grazie soprattutto
all'ausilio di sofisticate tecnologie
informatiche che gli hanno permesso di
alterare i bilanci, facendo figurare
come liquidate fatture pertinenti alla
gestione degli immobili, scialacquando
il denaro confluito nelle sue tasche.
L'ammanco accertato, per
quanto riguarda il condominio dove ho la
residenza, secondo quanto ha appurato il
nuovo amministratore, è pari alla cifra
di 100 mila Euro. Un danno enorme cui
anch'io, seppure in parte, essendo solo
affittuaria, sono stata chiamata a
mettere mano al portafoglio per pagare
le imprese che hanno eseguito lavori di
manutenzione ordinaria e straordinaria
all'edificio condominiale, inoltre ho
dovuto pagare, insieme agli altri
condomini, molte bollette arretrate
poiché, se non lo avessimo fatto,
essendo morosi, saremmo rimasti privi di
acqua, luce, e gas.
L'appartamento che occupo,
al terzo piano di uno dei palazzi del
complesso residenziale, gode di una
splendida vista panoramica sulla città.
Forse è l'unico pregio di questa
residenza poiché, negli ultimi mesi, da
parte dei condomini, sobillati da uno di
loro in particolare, sono stata presa di
mira e fatta oggetto di ingiurie e
pesanti provocazioni.
Quando tre anni fa ho preso
possesso dell'appartamento, ubicato
sulle prime colline della città, ne ero
entusiasta. Lo consideravo un rifugio
sicuro per chi come la sottoscritta ha bisogno di
scaricare le ansie che mi procura il
lavoro di medico che svolgo al Pronto
Soccorso, ma non potevo immaginare che
nella palazzina si potessero annidare
dei potenziali nemici e avrei dovuto
fare fronte alla loro perfidia.
Condividere uno spazio in
comune per chi come me ha sempre
vissuto in campagna si è rivelato
difficile e pieno di ostacoli. E quando
ho preso possesso dell'appartamento non
ero consapevole delle difficoltà cui
sarei andata incontro. Le mio condomino
ogni famiglia è portata a rinchiudersi
in se stessa, le persone diffidano una
dell'altra oppure molto più
semplicemente ci si ignora, cosicché
anche le più banali controversie
possono trasformarsi in insensati
conflitti e rancorose antipatie. Però
non avrei mai immaginato che più di una
persona potesse chiedere il mio
allontanamento dal condominio,
calunniandomi, accusandomi di
una condotta immorale.
Da quando sono venuta ad
abitare in questa palazzina non ho mai
praticato il cosiddetto gossip da
condominio, mi sono sempre fatta i
cavoli miei, preferendo limitare allo
stretto necessario il rapporto con gli
altri condomini. Tuttavia l'invidia e
l'ostilità che da un po' di tempo
avverto nei miei confronti ha
appesantito la mia quotidianità, e non
sono più capace di reggere questa
situazione. Avrei preferito che i
condomini avessero imparato a conoscermi
per quella che sono e lasciarsi
conoscere, evitando l'insorgere di
fastidiosi conflitti che invece hanno
come unica finalità quella di logorare
le relazioni fra me e loro.
Sto vivendo una situazione
incredibile. Tutto ha avuto inizio
qualche mese fa quando ho beccato il
prof. Bergamonti, un tipo sulla
quarantina, vicino di pianerottolo,
sposato con una santa donna, in
atteggiamenti intimi con la portinaia.
Un pomeriggio, di ritorno
dal lavoro in ospedale, mi ero recata
nel piccolo edificio che funge da
portineria, cui fanno capo tutti i
condomini del complesso residenziale,
per verificare la presenza di lettere
nella cassetta della posta. Ero intenta
a ritirare un paio di lettere, una della
banca e l'altra del consiglio
dell'Ordine dei Medici, quando,
attraverso i vetri della finestra che si
affaccia sullo stradello, li ho visti.
Wanda, la portinaia, una
donna sulla cinquantina, capelli
cotonati, grassa e il viso truccato come
una puttana, stava con le chiappe
appoggiate sul bordo di un tavolino, le
cosce bene allargate, con i calcagni
attanagliati intorno al culo di uomo,
appiccicato addosso a lei, di cui ho
notato per prima cosa le gambe nude,
slavate e pelose, e le brache calate sul
pavimento.
D'acchito non ho ravvisato
l'identità dell'uomo. Mi volgeva le
spalle, ma ho subito intuito che la
stava montando. Esibivano tutt'e due un
desiderio smodato, assatanati nel volere
raggiungere al più presto l'agognato
orgasmo.
Tutt'a un tratto la
portinaia ha girato il viso di lato,
nella mia direzione, e mi ha visto. Per
niente infastidita dalla mia presenza ha
seguitato a dondolarsi, anzi lo ha fatto
ancora più celermente, con i calcagni
mantenuti premuti contro il culo
dell'uomo. Poi deve avere informato il
compagno della mia presenza perché mi
è parso gli sussurrasse qualcosa
all'orecchio. E non mi sono sbagliata
perché lui ha girato il capo nella mia
direzione e mi ha visto. Solo allora mi
sono accorta che si trattava del mio
vicino di pianerottolo: il prof.
Bergamonti, un uomo antipatico, insulso
e volgare, con la cui moglie e i due
figli ho instaurato un ottimo rapporto
di amicizia.
Insomma li ho visti e loro
hanno visto me. Entrambi hanno ignorato
la mia presenza e hanno seguitato a
scopare, anzi hanno persino iniziato a
baciarsi alla francese. Imbarazzata
dalla strana situazione in cui mi ero
venuta a trovare ho abbandonato di
fretta la portineria e ho raggiunto la
palazzina del mio condominio.
Nelle ore successive ho
riflettuto a lungo sulla scena di cui
ero stata testimone, giungendo alla
conclusione che non avrei dovuto dare
peso alla vicenda, anzi, ignorarla, scegliendo di farmi i
cazzi miei, sennonché, qualche giorno
dopo, il mio vicino di pianerottolo,
incontrandomi all'ingresso della
palazzina, ne ha approfittato per
riempirmi di complimenti come
probabilmente è solito fare con le
puttane che frequenta, dilungandosi
soprattutto nel magnificare la bellezza
del mio corpo di donna trentacinquenne.
Di fronte alle sue premure,
soprattutto ai complimenti riguardo il
mio aspetto, mi sono mostrata tranquilla
e sorridente, abituata come sono, dai
primi anni del liceo, a ricevere
apprezzamenti lusinghieri dagli uomini,
ma quando si è spinto più in là,
facendomi delle avance, confessandomi
che ero nei suoi pensieri da molti mesi
e gli sarebbe piaciuto invitarmi a cena,
un modo come un altro per dirmi che
avrebbe voluto montarmi, ho tagliato
corto e l'ho piantato in asso sulle
mattonelle del pianerottolo.
Dopo quel primo approccio,
terminato in malo modo, ha seguitato a
ronzarmi d'intorno con una certa
insistenza. Più di una volta mi è
capitato di trovarlo appostato davanti
all'ingresso di casa, in attesa del mio
ritorno dal lavoro per avvicinarmi. Un
pomeriggio, incontrandolo nelle scale,
non si è fatto scrupolo di spingermi
con forza contro una parete, dopodiché
ha tentando di baciarmi e mi ha tastato
le tette, giudicandomi probabilmente una
preda facile.
Se mi fossi trovata con un
uomo diverso da lui, nella stessa
situazione, probabilmente lo avrei
lasciato fare, anche se da quanto ho
potuto constatare, mentre scopava la
portinaia, madre natura lo ha dotato di
un bell'arnese fra le gambe. Sta di
fatto che col ginocchio l'ho colpito
nelle parti basse e l'ho lasciato senza
fiato, piegato in due per il dolore,
dopodiché sono fuggita dicendogli di
non provarci mai più a toccarmi perché
per lui e il suo cazzo sarebbe finita
ancora peggio.
Dopo averlo visto scopare
con la signora Wanda non avevo più messo
piede in portineria per molti giorni, e
successivamente sono riuscita a contenermi
dal farlo. Il triangolo che di fatto si
era venuto a creare fra me, la
portinaia, e il mio vicino, si era
rivelato un peso scomodo e
seccante poiché la condivisione del
nostro segreto avrebbe
potuto cementare la nostra complicità.
Cosa che in alcun modo volevo che
accadesse, così ho lasciato perdere,
infischiandomene della loro tresca e
anche di sua moglie. Ma nel prendere
quella decisione non avevo tenuto conto
dell'essere viscido che è quell'uomo,
infatti, dopo avere ricevuto il mio
rifiuto per rivalsa ha messo in atto
un'azione denigratoria nei miei
confronti.
Sono stata accusata di dare
noia alle famiglie del condominio perché
dentro le mura domestiche del mio
appartamento faccio sesso in modo troppo
rumoroso. Se penso alle grida e alle
bestemmie che si scambiano
quotidianamente gli inquilini del primo
piano mi viene da ridere. Per non
parlare dal martellamento dei televisori
accessi a tutte le ore del giorno e
della notte con l'audio a tutto volume.
Eppure sono molti gli inquilini del
palazzo, sollecitati dal prof.
Bergamonti, che si sono lamentati per le
mie supposte notti brave sostenendo che
sono di cattivo esempio per i loro figli
perché attraverso le sottili pareti
dell'edificio avvertono i miei gemiti di
piacere.
La verità è che
quando faccio l'amore mi scateno e non
posso fare a meno di gridare e gemere
mentre godo. Ho una vita sessuale
rumorosa. E' vero! Ma non ho mai
rumoreggiato in maniera tale da
disturbare gli altri condomini, penso.
Il prof. Bergamonti è
arrivato al punto da richiedere
l'intervento del nuovo amministratore
del condominio per vendicarsi.
Quest'ultimo non ha potuto fare a meno
di telefonarmi invitandomi, con un certo
imbarazzo, a contenere le mie emozioni
quando faccio sesso perché se non lo
avessi fatto i condomini avrebbe
provveduto a richiedere l'intervento
delle forze dell'ordine.
Quando mi è stata
rivolta questa specie d'intimazione ci
sono rimasta male, così, a bella posta,
mi sono messa a gemere e urlare
durante i mie amplessi amorosi, dando a
intendere di essere protagonista di
straordinarie performance sessuali,
facendo in modo da farmi sentire sino a
tre piani di distanza dal mio
appartamento perché non ci fossero
dubbi su quello che stavo facendo,
costringendo in questo modo i condomini
a richiedere l'intervento del 112 per
fare finire quelli che loro hanno avuto
l'ardire di definire come osceni
schiamazzi notturni.
Quando verso mezzanotte una
pattuglia dei carabinieri, chiamata da
quel pezzo di merda del prof. Bergamonti,
si è presentata davanti alla porta
della mia abitazione, i due militari,
tutt'e due giovanissimi, si sono
sorpresi nel costatare che ero sola
dentro le mura di casa e di conseguenza
in forte imbarazzo quando hanno dovuto
redigere il verbale.
Qualche giorno dopo
l'intervento dei carabinieri il
proprietario dell'appartamento,
sollecitato dai condomini e
dall'amministratore, mi ha intimato lo
sfratto giustificando l'atto con il
disturbo che arreco alle famiglie quando
faccio l'amore poiché le mie urla si
percepiscono non solo nella palazzina ma
anche in tutto il complesso
residenziale. In effetti ci sto
prendendo gusto, anzi ho scoperto che mi
piace tantissimo urlare a squarciagola
mentre pratico del sesso: lo trovo
liberatorio.
Il prossimo mese abbandonerò
questo appartamento. Ho trovato una
nuova sistemazione in una villa di
campagna, con le pareti spesse il doppio
rispetto a quelle dove abito. Libera
finalmente dallo stress da condominio
che a tutt'oggi assilla la mia vita.
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