E' chiamato drabble un racconto
  di senso compiuto di 100 parole, non una di più, non una di meno.   

      Quando ero bambino oltre ai giochi di strada, sicuramente i più genuini e spontanei, erano diffusi i giochi di gruppo propinateci dagli adulti nei cortili delle scuole e negli oratori dell'Oltretorrente. Io frequentavo quello dei Missionari Stimmatini di Via D'Azeglio. E' lì che ho imparato a giocare a "Rubabandiera", "Moscacieca", "Corsa dei sacchi", "Tiro alla fune", e poi c'era un gioco dove ogni bambino teneva nella mano l'impugnatura di un cucchiaio su cui veniva depositata una pallina da ping pong. Bisognava camminare o correre verso la linea di arrivo senza fare cadere la pallina per arrivare primo.